Queste statistiche non sono paragonabili a quelle sull’aumento dei prezzi, sulla diminuzione dei consumi o sui disoccupati. Ogni numero qui indica una persona, una vita finita. Apparentemente “utilizzata” per dimostrare, per l’ennesima volta, la gravità della Grande Crisi, ma in realtà citata perché (già) c’è la Grande Crisi. Fuor di recessione i suicidi per motivi economici (che possono sempre accadere) non farebbero notizia. In recessione fanno notizia. Anzi: (pessima) letteratura. La narrazione letteraria, tragica, della Grande Crisi. Un genere di consumo che non accresce consapevolezza, ma alimenta ansia e tensione sociale (si pensi alla vicenda Equitalia). La stessa ansia e tensione di cui parlano i media.
Su una cosa, tuttavia, continuo a interrogarmi. Come pretendere che i giornali non analizzino un fenomeno, sebbene presunto, quando sono le stesse istituzioni ad aizzare gli animi e a paventare tensioni sociali – che possono spaziare in diversi ambiti, non ultimo il terrorismo – nonché rischi catastrofici sulla tenuta del Paese? O ci diamo tutti una regolata o non se ne esce, è la mia banale conclusione.