Questa è la prima volta che partecipo all’iniziativa del blog Viaggi e baci di Monica. Ho sempre letto con curiosità i post che trovavo negli altri blog amici dedicati e avrei sempre voluto dare il mio contributo, ma per un motivo o l’altro non riuscivo mai a preparare il post in tempo. Intenzionata però a non arrendermi, approfitto del tema di questo mese che ha una deadline più lunga, il 10 settembre. E il tema di questo mese è I suoni dei miei viaggi.
IN STAZIONE
Se penso ai suoni che accompagnano i miei viaggi, il primo pensiero va alla stazione (anche perché sono ormai in partenza per il Nord, domani mi aspettano 8 ore di treno #magicmoments). Nel mio spostarmi da una parte all’altra dell’Italia di stazioni ne ho viste un po’ e, sebbene hanno dimensioni e caratteristiche diverse, tutte sono contraddistinte da suoni che solo in stazione puoi trovare: lo stridio dei freni dei treni; il vociare continuo e incessante degli astanti; lo strisciare delle rotelline dei trolley sul pavimento della stazione; la voce di trenitalia che dice che l’Intercity XXX farà ennemila minuti di ritardo perché un piccione si è sdraiato sui binari e non c’è verso di schiodarlo; i jingle pubblicitari che arrivano dagli schermi tra un binario e l’altro che ripetono sempre le stesse 5 pubblicità in onda in un loop continuo che ipnotizza facendoti perdere coscienza del tempo che passa e così quando arriva il treno tu pensi: “Ehi ma è già arrivato!” quando invece sei lì dal giorno prima; il capotreno che fischia per dare il segnale che il treno può partire, le risate dei parenti che cercano di tenere alto il morale di chi parte; il bisbigliare degli amanti pendolari, le grida di incitamento (a se stesso o ai suoi compagni di viaggio) di chi rischia di perdere la coincidenza; il multilinguismo di chi è al cellulare; i saluti al treno che parte. Ho imparato ad amare le stazioni da qualche anno ormai e di sicuro i suoni che sento a ogni viaggio hanno contribuito a renderlo un luogo, tutto sommato, a me caro.
27 Maggio 2013: Stazione di Bologna (la mia preferita, ci conosciamo da anni)
IN INGHILTERRA COME GROUP LEADER
Chi segue il blog, sa che da due anni sono group leader, ovvero accompagno i ragazzi nei soggiorni studio e trascorro con loro 15 incredibili giorni. Quest’anno, forte dell’esperienza dell’anno passato, ho vissuto questo viaggio con un altro spirito e sono riuscita a rilassarmi un po’. I ragazzi poi erano vivaci e molto allegri e accompagnarli nelle varie escursioni è stato sì faticoso, ma anche molto divertente. In questa foto eravamo a Trafalgar Square e uno scozzese con tanto di kilt stava allietando i turisti con la sua cornamusa. Alcune ragazze non hanno resistito e hanno cominciato a ballargli attorno. Si è trattato di un momento spontaneo e pieno di gioia e allegria che non potevo tentare di immortalarlo. Mi fa ridere perché mentre le ragazze ballavano, lo scozzese ha continuato a suonare imperturbabile. E Londra, che già era piena di sole quel giorno, cosa insolita, mi è sembrata allegra come poche altre volte. Uno dei momenti da group leader da ricordare assolutamente.
IN FRANCIA CON AMORCITO
L’anno scorso io e amorcito ci siamo regalati la città più magica che c’è: Parigi. E di suoni la Ville Lumiere è piena, tutti diversissimi, tutti così affascinanti… tra questi c’è di sicuro la musica di questi attivisti sotto la Tour Eiffel. Non ricordo bene per cosa stessero protestando e cercando firme, ma era il nostro primo giorno a Parigi ed è stato bello essere partecipi di tutta quella musica e quei colori mentre intraprendevamo l’inizio della nostra avventura parigina. Divertente poi la gag che si è creata tra amorcito e una delle organizzatrici, la quale ha cominciato subito a parlare in francese a proposito dei motivi della loro protesta. Amorcito continuava a risponderle in inglese, cercando di spiegarle che lui non parla francese. Ma lei non parlava inglese. Alla fine, esausta, la donna fa una faccia implorante e chiede in un inglese stentato: “Uno di voi due parla spagnolo almeno?” e quel simpaticone di amorcito mi indica con un ghigno malvagio sul volto. C’è voluta mezz’ora per liberami di lei, ma mi gasava l’idea che con i francesi avessi almeno una cosa in comune, ovvero la lingua dei nostri cugini neolatini.
E con questa ultima foto è tutto! Al prossimo senso dei miei viaggi!