I tappi di Coca Cola al tempo dei Nuraghi

Creato il 14 febbraio 2012 da Zfrantziscu
Nella scelta di una metafora per farsi capire meglio si corre spesso il rischio di svelare retropensieri che, in quanto tali, si desidererebbe lasciare nascosti. E' capitato al dottor Momo Zucca che su L'Unione sarda di oggi commenta la sentenza di assoluzione di Gigi Sanna e di Silvio Pulixi. Criticando la disposizione di legge secondo cui è tassativo denunciare entro 24 ore il ritrovamento di un reperto, l'archeologo scrive: "Nell'attuale concezione dell'archeologia globale le cose in superficie sono analizzate tipologicamente, come nel caso di mollette in plastica o tappi della Coca cola. Ma questi non possono considerarsi bene archeologici".
Eccoci qui. I pedini di bronzo come i tappi di Coca Cola. I suoi colleghi Usai e Salvi avevano già detto più o meno la stessa cosa quando furono sentiti dal giudice: quella roba era antica ma priva di valore storico culturale. En passant, Momo Zucca concede che i piedini possano essere "presumibilmente un frammento miniaturistico di una figurina nuragica" e quindi, se le parole hanno un senso, un reperto antico di un qualche valore. Salvo poi abbandonarsi alla irritante metafora del tappo di Coca Cola.
Ha più volte scritto su questo blog Gigi Sanna che quei piedini sono un piccolo capolavoro dell'arte miniaturistica nuragica. Usai e Salvi lo negavo, starei per dire naturalmente e in osservanza al primo comandamento del Vero Archeologo: non ammetterai mai che possa fare ritrovamenti interessanti chi non appartiene alla Congregazione di Santa Accademia. Momo Zucca non lo esclude: presumibilmente è così. E noi? Sì, dico, noi gente che vorrebbe conoscere le cose fuori delle sciocche guerre di religione dei funzionari della Soprintendenza archeologica? Che cosa possiamo aspettarci da chi non teme neppure il ridicolo?
La esagitata e piena di fiele denuncia della soprintendente Lo Schiavo era già di per sé esemplificativa di una concezione propietaria del bene culturale. Ora si apprende dai giornali che suoi sottoposti, Usai e Salvi, hanno cercato di dimostrare come quello commesso da Sanna e Pulixi era un reato da incompetenti (nascondere il ritrovamento di un oggetto di nessun valore storico culturale). Non solo criminali, insomma, ma anche ignoranti. Credo che una lettura attenta della sentenza del Tribunale di Oristano darà altre sorprese. Varrà la pena leggerla con attenzione.

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