La percentuale delle imposte e dei contributi sociali in rapporto al Prodotto interno lordo in Italia è tra le più alte dell’intera Unione europea.
Secondo un rapporto dell’Eurostat su dati 2011 siamo tra i sette Paesi in cui supera il 40% (la media Ue è del 38,8%), in compagnia di Danimarca (47,7%), Svezia (44,3%), Belgio (44,1%), Francia (43,9%), Finlandia (43,4%) e Austria (42,0% ). Da noi è al 42,5%, peccato che con i nostri illustri ‘compagni di tassazione’ non condividiamo però l’alta qualità dei servizi offerti dallo Stato.
Se andiamo a vedere a quali voci sono applicate queste imposte allora vediamo che la maggior parte di quelle italiane gravano sul lavoro. Qui Roma, a fronte di una media Ue del 35,8%, schizza al secondo posto della classifica con il 42,3%, seconda solo al Belgio (42,8%). Danimarca, Francia, Finlandia e Svezia sono tutte sotto il 40%. Le loro entrate provengono infatti o dalla tassazione sui capitali, che in Francia ad esempio è del 44,4% (da noi al 33,6) o sui consumi, che in Svezia sono tassati sino al 27,3% (da noi al 17,4%).
Percentuali che dovrebbero far riflettere in un Paese come il nostro in cui troppo spesso l’unico problema delle famiglie sembra essere l’Imu.