I ♥ Telefilm: The Royals, Bates Motel, New Girl IV
Creato il 21 maggio 2015 da Mik_94
The Royals
Stagione I
Pensavo
fosse amore, e invece... Voglio dire, per quanto si possa amare una
serie come The Royals: scema, sfarzosa e incredibilmente
pacchiana. L'erede apparente di quel Gossip Girl che ho seguito –
e apprezzato – anche quando minacciato dal pericolo
cancellazione. Dalle vite
scandalose delle élite di Manhattan a quelle, altrettanto
scandalose, ma senza dubbio più glamour, della Casa Reale il passo è breve. Vi siete mai chiesti che combinano lì
a Buckingham Palace? Questa serie TV, distribuita in tempi record anche da noi, sguazza
nel gossip, negli amori contrastati, nell'alto tradimento. La soglia
tra satira e finzione è sottile. Il lezioso Liam di William Moseley,
perfetto damerino innamorato di una bella popolana, è l'aspirante
principe William. La sua
gemella, Eleanor, interpretata da Alexandra Park, giovane attrice di
cui mi appunto mentalmente il nome, va in giro senza la biancheria
intima, si è fumata ormai anche il cervello, cerca con tutte le
forze lo scandalo facile. Capricciosa e imprevedibile, è una
scaprestrata Henry al femminile, con il fisichetto proprio non male
della Effy di Skins. Accanto a un viscido zio, il leale Re Simon – che vorrebbe votare per l'abolizione della
monarchia, disgustato da soldi sporchi e troppe svolte da soap – e soprattutto una sovrana che non ricorda granché la vegliarda
Elisabetta. Regina delle Milf e di questa corte
modaiola, una Elizabeth Hurley che non si scopre invecchiata di un giorno e, in
quanto a sensualità e fascino, ha tanto da insegnare alle inesperte
Ophelia ed Eleanor – trent'anni di meno, le curve al punto giusto,
ma sprovviste di quell'aria strafottente da diva. The Royals
ha l'accento british, ma è un'americanata grossolana e senza
redenzione: ed è cosa buona e giusta. I primi episodi, esagerati e
accattivanti, gli avevano fatto depositare sul capo regale il diadema
ingioiellato di guilty pleasure dell'anno. Purtroppo, mi hanno
trovato quasi favorevole al colpo di stato i conclusivi. Piatti,
pigri, adagiati sugli allori. Quando The Royals diventa The
Noyals, insomma, che fare? Resta
un cast di cui non ci importa neanche un po' come recita, tanto è
una notevole parata di bellissime e bellissimi; una colonna sonora
alla moda e dalle entusiasmanti sfumature indie; gente sempre in tiro e
impegnata a fare danni; la speranza, il prossimo anno, di una
scrittura altrettanto tamarra ma più sensata. Solo allora,
soddisfatto, potrò esclamare lunga vita alla Regina. E lunga
vita a questo trash qui. (6)
Bates Motel
Stagione III
Parlavo
di Bates Motel con la voce del rimpianto. Preso così, come
teen drama a tinte fosche, male non era. Come riscrittura del
capolavoro di Hitchock faceva però acqua. Ci si aspettava tanto, ci
si aspettava altro. Non un'ambientazione spiccatamente liceale, non
il politicamente corretto, non un Norman al venticinque per cento, da
dividere con un sottobosco di spacciatori e piccoli mafiosi di paese
di cui, sinceramente, a nessuno fregava. Avevo visto le prime due
stagioni con un po' di noia e la paura costante della cancellazione:
sì, avevo paura, perché – io che eppure faccio fuori più serie
tv che zanzare, d'estate – avevo fiducia per il futuro della serie
e non volevo che finisse lì. Così. Con una sufficienza regalata per
bontà a un tenero germoglio di maniaco omicida. Questa volta – con
una misteriosa ospite che, morendo, lascia a mamma e figlio una pendrive zeppa di segreti – le sottotrame viaggiano a una velocità
diversa e ci sono scarsi elementi di disturbo a separare lo
spettatore dal cuore pulsante, nero, vero della serie: accanto a un
nuovo giallo, infatti, solo la romantica vicinanza tra Olivia Cooke e
Max Thieriot ha un'importanza rilevante. Freddie Highmore e Vera
Farmiga, ottimi anche con i passati copioni, striminziti e scialbi
com'erano, adesso hanno l'occhio della macchina da presa puntato
addosso. Nati per il cinema e prestati al piccolo schermo, per
un'operazione che solo ora si scopre promettente, sono bravissimi e
lo dimostrano. Lui, con un viso innocente che ti ispira sberle; lei, mamma coraggiosa che è nata tra i guai e, inconsapevolmente, ne
ha messo al mondo un altro. Come smettere di volere bene a un figlio
borderline? Come strapparlo da sé o, ancora, dalla naturale
propensione a far del male? Più affiatati che mai, catturano e
intimoriscono per la svolte che, a breve, la storia potrebbe
imboccare: l'immagine celebre di un albergatore psicotico con lo
scheletro della madre in cantina... Per adesso, a un passo dalla
fine, continuano a fingersi normali; ma lui sta per diventare il
Norman che tutti noi conosciamo, e infondo vogliamo – nei suoi
black out indossa la vestaglia di Norma, vede il suo spettro accanto
al letto nelle notti d'amore, ha pulsioni sessuali nei suoi riguardi
-, e lei commuove quando cerca di avvicinarsi a un fratello
rinnegato, incestuoso, che le ha reso l'infanzia sopportabile e
bruttissima in un colpo solo. Con una Emmy Rossum a riposo e una
Tatiana Maslany divina al solito, ma che inizia ad annoiare, la
bella Vera – potentissima – non vi assicuro vincerà un Golden
Globe per la sua vulnerabile e umana Norma, ma avrà un posto d'onore
nella mia lista di fine anno. Orgoglioso, allora, di dire che non ho
lasciato sfitta la mia stanza presso l'albergo di una delle mie
famiglie televesive preferite e che, nonostante i soliti limiti,
Bates Motel fa enormi passi in avanti e si fa perdonare,
episodio dopo episodio, tutto il poco che è stato. (7)
New Girl
Stagione IV
L'estate
scorsa mi sono innamorato di New Girl, con qualcosa come tre
anni di ritardo. Ho recuperato nel giro di un paio di settimane le
tre stagioni che mi ero perso e, nonostante la terza fosse
leggermente sottotono, si era rivelato una compagnia perfetta. Contro
il caldo, lo stress, la noia da esami. Ricordo gelati, ventilatori e
New Girl. Pochissimo mare, purtroppo. Ho avuto un rapporto
senz'altro meno intenso con questa quarta stagione, e non per colpa
di qualcuno in particolare. Che Jess si sia pettinata la frangia in
un altro modo e che la sigla sia cambiata d'un tratto mi hanno sì
causato un piccolo shock, ma il coccolone è venuto e se ne è andato
in tempi ragionevoli. Il guaio con le sit-com è che venti
minuti a settimana sono pochi e vanno guardate tutte insieme: ci vogliono abbuffate, mica
appuntamenti a spizzichi e bocconi. Me lo trascino
dall'autunno scorso, insomma, perché o aspetto tre anni o non so
aspettare e, tra pause e ritardi, il colorato mondo di Jessica Day –
in cui c'è sempre ma proprio sempre il sole – mi ha incantato
leggermente meno del previsto, diluito com'era. Ma resta il
solito. Spassoso, leggero, a fuoco. Chi trova un coinquilino come
loro cinque trova un tesoro; allora perché cambiare formazione?
L'insicuro Winston è entrato in polizia; Coach – per il colpo di
fulmine con una seducente violoncellista – medita di abbandonare il nido; Cece e Schmidt si amano ma non se
lo dicono; Nick
fa Nick – beve, mangia, si incazza: al solito – e Jess, non più
parte di una coppia storica, diventa vicepreside, vede
sposarsi papà e sperimenta gli amori a distanza con un bel supplente
dall'accento inglese. Ma poi davvero ha
importanza quel che combinano? Insieme non conosco serietà e ci fanno
ridere, tra siparietti e fraintendimenti, con il loro essere
amichevoli, umani e tontissimi. Resta sempre adorabile la mia amata Zoey
Deschanel dai vestiti a fiori e dagli occhiali a fondo di bottiglia –
e leggo che avrà a breve un bambino, ma non sono io il
padre – e il finale di stagione, aperto e con la prospettiva di un
lieto fine sperato e atteso, è uno dei più soddisfacenti
dell'ultimo periodo. Il prossimo anno, da brava formichina,
permetterò ai ventidue episodi totali di accumularsi come da
proposito? (6,5)
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