Sui Templari in Sardegna si è discusso molto, la mancanza di fonti dirette e l’assenza negli ordinamenti giuridici isolani del tessuto feudale, creano grosse difficoltà nello studio della presenza dell’Ordine nel territorio.Come è noto la Sardegna giudicale non possedeva un tessuto feudale nel quale i Cavalieri del Tempio potessero trovare la loro naturale collocazione, mettendosi al servizio (pur mantenendo la loro totale indipendenza) del feudatario; infatti ogni regno giudicale era diviso in Curatorie, unità territoriali amministrate da un funzionario pubblico, il Curatore, che, a differenza del feudatario non era un militare.Non si può tuttavia escludere a priori che il Curatore, pur essendo un funzionario civile, durante la sua carica potesse ricoprire anche incarichi militari, sappiamo che nei giudicati erano presenti dei corpi militari speciali, le kite e le scolche, quindi la figura del Cavaliere si sarebbe potuta inserire, senza grandi problemi, all’interno di questa organizzazione assumendo caratteristiche peculiari, come in tutto il resto degli ordinamenti medioevali sardi.Se si ritiene valida la teoria che accoglie la presenza Templare in Sardegna bisogna stabilire attraverso quale canale siano giunti nell’Isola. Escludendo quello laico, a causa della difficoltà di omologazione con gli altri ordinamenti europei, si può ipotizzare il canale ecclesiastico. La Sardegna medioevale dimostrò molta attenzione ai movimenti ecclesiastici e dal 1050 i giudici conferirono terre e privilegi agli ordini monastici favorendo l’arrivo sia di colti monaci, sia di architetti e maestranze specializzate che favorirono anche l’impulso alla realizzazione di molteplici chiese romaniche (di cui parleremo diffusamente nei prossimi articoli dedicati alla storia dell’arte in Sardegna). Nei Condaghi (codici manoscritti su pergamena, elaborati fra l'XI e il XIII secolo, contenenti donazioni e notizie relative alle situazioni patrimoniali di chiese o comunità religiose) sono spesso nominati i “donnos paperos”, lo studioso Giuliano Bonazzi fa derivare il termine paperos dal latino pauper, cioè povero, tuttavia in tali documenti si trovano menzionati anche “i servos paperos”, il che induce a pensare che i “donnos” non fossero affatto poveri; in questa sede tralasceremo le varie interpretazioni che richiedono una trattazione apposita, limitandoci semplicemente a porre l’accento sul fatto che i Cavalieri Templari venissero anche chiamati I Poveri Cavalieri di Cristo. Un altro canale, sempre religioso, che forse potrebbe aver fatto da tramite tra Templari e Sardegna, riguarda il grande rapporto di amicizia tra il giudice di Torres, Gonario II, e Bernardo di Chiaravalle, ispiratore dell’Ordine e autore della loro regola.
Gonario II da bambino fu costretto a trasferirsi nella città di Pisa per scampare all’uccisione tramata dal fratellastro Sàltaro che mirava al titolo di giudice di Torres.
Verso il 1130 tornò nel Logudoro, si vendicò in maniera truce dei cospiratori e poté regnare, anche se all’ombra dei Pisani, fino al 1147 quando decise di ritirarsi a vita privata. In quello stesso anno compì un pellegrinaggio in Terra Santa al rientro dal quale, passando per Montecassino, incontrò il futuro San Bernardo di Chiaravalle, allora abate benedettino e cistercense nonché propugnatore della seconda Crociata (1147-1149), che lo convertì al suo ordine. La grande amicizia fra i due è testimoniata dall’iconografia cistercense che rappresenta Gonario insieme a San Bernardo sotto il manto protettivo della Vergine, cinto dalla corona giudicale.Il legame tra Gonario e San Bernardo e di quest’ultimo con i Templari, potrebbe spiegare il fatto che nel giudicato di Torres il termine donnos paperos ricorra con maggiore frequenza, pur essendo menzionati in tutti gli altri giudicati. I documenti presi in esame coprono un arco di tempo che va dalla fine dell’XI sec. alla metà del XII, è proprio in quel periodo che in Europa si diffusero i “Cavalieri Poveri”, pellegrini armati in Terra Santa dai cui nacquero, nel 1118-1119 i Templari, che, ricordiamo, inizialmente furono chiamati “I Poveri Cavalieri di Cristo”. Anche i sardi parteciparono alle Crociate e molti di essi divennero Templari oppure, al ritorno, accolsero in seno alla società giudicale questo Ordine.Probabilmente i Templari si diffusero in tutta la Sardegna e, agevolati dall’Ordine Cistercense, ivi presente grazie a Gonario II, entrarono in possesso di numerose chiese e altri possedimenti ecclesiastici la cui attribuzione è ancora in fase di studio e oggetto di discussioni tra gli studiosi.Nei prossimi interventi cercheremo di trattare “con la dovuta cautela” anche questi argomenti.
Fabrizio e Giovanna.
Le notizie sono tratte da :
Barbara Fois, Donnos Paperos, I "Cavalieri Poveri " della Sardegna medioevale;
F.C. Casula, Storia di Sardegna.