I tesori della Penisola Valdés, seconda parte: un grande amore

Creato il 09 aprile 2014 da Sarettajan @girotrottolando

Questa è la storia di un grande amore.

Come tutti i grandi amori, è nato senza una ragione, all’improvviso e allo stesso tempo gradualmente. Ci incontravamo quasi tutti i giorni in spiaggia, senza neanche darci appuntamento, sapevamo già che saremmo stati lì, le parole a noi non sono mai servite…Non ci siamo mai chiesti i nomi, l’età o il segno zodiacale… Ci guardavamo in silenzio, io gli scattavo foto quando sapevo di non esser vista, vergognandomi un po’, ricevendo quegli sguardi profondi che quasi mi trapassavano e che non mi lasciavano alcun dubbio sulla grandezza di quel sentimento. Ci avvicinavamo fingendo distrazione, lanciavamo pietre per mascherare l’emozione, ogni tanto un sorriso a occhi bassi, una risatina soffocata… Non abbiamo mai avuto il coraggio di dircelo, ma sapevamo che, giorno dopo giorno, stavamo creando un legame speciale, fatto di una silenziosa empatia, di un tacito assenso. Sapevamo che la nostra storia non era una qualunque, che per fidarci reciprocamente avevamo lottato con costanza e dedizione, che non c’eravamo lasciati scoraggiare da chi diceva che era impossibile e che, alla fine, la nostra complicità aveva superato tutti gli ostacoli imposti dalla società…

Purtroppo però questo racconto non ha avuto un lieto fine…un giorno qualunque sono scesa giù dalla solita scogliera, con la stessa eccitazione di sempre, ma non c’era più nessuno ad aspettarmi. Allora ho aspettato io, ho aspettato tanto. Sono tornata il giorno dopo e quello dopo ancora, ma qualcosa mi diceva che ormai era finita, che dovevo rassegnarmi, che era stato uno di quei dolci amori estivi con data di scadenza. Com’era iniziato casualmente così era finito. Sono leggi naturali quelle che governano il nostro destino… Tutto ciò che mi rimane, sono tante foto, quelle scattate con pudore, al principio, e quelle disinibite di quando ormai, con confidenza, ci scioglievamo in tenere coccole. Sempre con moderazione però, perché loro non hanno mai amato il contatto eccessivo. Si, loro, al plurale.

Ho dimenticato di dire che era una storia d’amore, ma non di monogamia. E nemmeno di eterosessualità, perché tra loro c’erano sia maschi sia femmine. Soprattutto ho dimenticato di dire che loro, i miei grandi, a volte grandissimi amori, non erano persone ma elefanti, elefanti marini…

 Il nostro fu amore a prima vista. Osservarli nelle loro attività quotidiane, riducibili basicamente a sbadigliare, sonnecchiare, ronfare, sognare, rotolarsi, stiracchiarsi e grattarsi, mi ha fatto immediatamente capire quanto eravamo simili…

Una caratteristica degli elefanti è di tirarsi addosso i sassolini (per la conformazione delle zampette non potrebbero tirarle verso altre direzioni) per cercare quelli più freschi in basso.

Il sole, quello si che spesso li infastidisce!!

Io ero sempre lì vicino, quatta quatta, coperta di sassolini mimetizzanti, facendo versetti strani per confondermi con i capricci rumorosi dei cuccioli e rimanendo immobile per ore. Per fotografare un elefante marino devi diventare un elefante marino. E non era poi un sacrificio così grande rimanere per ore a vegetare  su una spiaggia di piccole pietre dorate sull’oceano Atlantico…

Tecniche di avvicinamento: sorrisi cordiali.

Imitazione: devono credere che tu sia uno di loro.

Avvicinamento graduale: un piccolo passo ogni tanto, solo se fanno segnali d’approvazione! Al primo cenno di molestia indietreggiare sommessamente. È un po’ come giocar a 123 stella, la chiave è la pazienza e l’equilibrio in pose scomode!

Se vi danno l’ok (niente sbuffi, non si allontanano, vi guardano sorridendo e continuano a dormire tranquillamente) allora potete provare con una carezzina delicata

E se sarete fortunati come me, saranno loro stessi a tendervi la mano…

In quell’unico breve istante in cui quella cicciotta mi ha offerto la sua mano, ho capito che in realtà mi stava offrendo molto di più: la sua fiducia, il suo amore, il suo rispetto…dopo mesi di appostamenti all’Indiana Jones e mimetizzazioni degne di un camaleonte finalmente mi stavano premiando. Mi piace pensarla così, come se finalmente mi avessero riconosciuto, accettato nel gruppo, come se alla fine non fossi stata altro che un’elefantina in più…

Questa love story è ambientata presso l’elefanteria dell’Estancia San Lorenzo (chiamiamo “elefanteria” una spiaggia, dove c’è una colonia di elefanti marini ed “estancia” una casa di campagna con animali che può organizzare attività turistiche e assumere le sembianze di un agriturismo, come nel nostro caso), dove io lavoro, e ciò ha reso possibile il tutto. La spiaggia però è ancora chiusa al turismo, lavoriamo solo con i pinguini per ora, nella colonia accanto. Anche quando la spiaggia diventerà accessibile (probabilmente la prossima stagione), lo sarà solo da un punto di avvistamento distante svariati metri e non lo dico per darvi invidia, ma perché in realtà questi animali hanno bisogno dei loro spazi e un’invasione turistica ravvicinata sarebbe una catastrofe per loro. Noi siamo dei privilegiati perfettamente coscienti di quanto sia delicato l’ecosistema e di quanto basti poco per spezzarne l’equilibrio, soprattutto perché questi animali li amiamo come se fossero figli nostri e non permetteremmo a nessuno, noi per primi, di fargli del male.

L’unica volta in cui siamo dovuti intervenire è stata con Sandro, un maschio giovane (i giovani hanno la proboscide appena pronunciata, più crescono più il nasone diventa grande!) gravemente ferito, che si era allontanato tanto dal mare e che rimase diversi giorni spiaggiato alla base della scogliera, in attesa di rimettersi.

Aveva una ferita grande sulla guancia 

Tutti i giorni, appena finito di lavorare, mi precipitavo da lui e gli facevo compagnia con le mie chiacchiere… speravo che la “tonadita” italiana che piace a tutti potesse dare conforto anche a lui! Certo, all’inizio mi guardava male (soprattutto perche era impossibilitato a muoversi bene quindi aveva paura di essere attaccato), mi mostrava i dentoni e mi soffiava come un gattone incavolato; poi anche lui ha ceduto e, a forza di vedermi lì, si è abituato e se ne rimaneva tranquillo ad ascoltare le mie fiabe…

Dopo qualche giorno, troppo preoccupata, decisi di rivolgermi alla guardiafuana di Punta Norte (quella famosa cattivona di cui abbiamo parlato nel precedente articolo LINK). Ricordo che tutti mi dicevano che ero esagerata e che si sarebbe rimesso presto, ma io mi sentivo troppo responsabile per quell’ammasso di ciccia cui avevo perfino dato il nome di mio padre! Come sempre, feci di testa mia. Beh, risultò che, per fortuna, avevano ragione gli altri. Appena arrivammo lì, vedemmo Sandro che si faceva un bagnetto proprio di fronte a dove era stato tanto tempo sdraiato… a quanto pare stava meglio e avrebbe continuato la sua riabilitazione in acqua. Mi sono avvicinata per controllare che fosse proprio lui, l’ho salutato, gli ho fatto le ultime foto dopodiché se n’è andato via facendo le bollicine dal nasone per via della respirazione ancora affaticata. Se credessi che mi avesse aspettando per salutarmi prima di andarsene sarei una bambina stupida, tutti riderebbero di me e non avrei nessuna prova per dimostrarlo, giusto?  Eppure ci credo lo stesso…

D’accordo, basta con le mie storielle personali, vi do alcune info pratiche:

Le colonie di elefanti marini visitabili nella penisola sono quelle di Caleta Valdes e quella di Punta Delgada (poi ce n’è sempre qualcuno che si confonde con i leoni marini di Punta Norte):

Caleta Valdes, sulla costa est della Penisola, a metà strada tra i due estremi.

Nella foto si può osservare la bocca della caletta, dove l’acqua dell’oceano entra scavando la terra. L’edificio che si vede proprio a ridosso della scogliera è l’unitá operativa di Punta Cantor, punto d’osservazione degli elefanti e, con fortuna, delle orche (che saranno il tema di uno dei prossimi capitoli!)

Per quanto riguarda invece Punta Delgada, nell’estremo sud della Penisola, una guida potrà accompagnarvi lungo l’immensa scogliera per visitare da vicino (non prendete me come standard!!) gli elefantoni. Di seguito alcune foto dell’ estancia e un video dall’alto che abbiamo girato pochi giorni fa, quando ormai di elefanti ce n’erano pochissimi.

Dal 1902 la sera, per guidare i naviganti che si avvicinano alla costa, si accende il faro, antico sistema d’allerta ancora vigente.

Ecco il video!: Elefanteria de Punta Delgada, extremo sur de Peninsula Valdés

Adesso è il turno di Marcos e chi lo sente quando si renderà conto che ho scritto tanto sugli elefanti, che per lui sono solo pigri e noiosi!! Quindi la faccio breve, vi lascio con altre foto e qualche video della nostra “elefanteria personale” dove potrete apprezzare la vita quotidiana di un piccolo harem…

Un piccolo mentre allatta

Mamma e figlia

Sbadiglione

Un maschio adulto con la sua grande proboscide

E non perdetevi i video (non fate caso alle nostre voci dicendo cose a caso!!)

Un tranquillo pomeriggio alla “elefanteria” (guardate come i piccoli ciucciano il latte!!!)

Madre e figli (ascoltate i loro versetti!)

Il maschio dominante sconfigge per abbandono il suo avversario!

Marcos:Adesso io… Sono un testimone dell´amore di Sara per questi ciccioni, al punto che tante volte divento un po´ geloso della situazione, (nel suo computer, vi posso assicurare ci sono molte piú foto di elefanti marini che di qualsiasi altro essere vivente), ma capisco che questa é la filosofia che bisogna avere per andare oltre e poter ammirare cio che circonda… Anche nel mio caso, gli elefanti marini occupano il primo posto, ma nella classifica dei piú pigri della peninsula e ho visto in prima persona quanto gli costa!! Al di lá di questo, non posso negare la pace e allo stesso tempo la dolcezza che trasmette vederli tanto rilassati, riposando sulla spiaggia e, come succede a Sara, ti viene voglia di avere un contatto con loro, ma non dobbiamo dimenticare che stiamo parlando di la foca piu grande del mondo!! A differenza dei nostri ben conosciuti pinguini, il maschio e la femmina degli elefanti sono molte diversi in quanto a dimensioni e caratteristiche: le grandi dimensioni e l´enorme naso sono le caratteristiche principali del maschio adulto, mentre lo sguardo tenero e la linea delicata della pancia sono quelle della femmina. Che dire poi dei cuccioli, quelle pallete di pelo negre che accaparrano tutta l´ attenzione con il loro gridolini incessanti quando é l´ora della merenda. Si saranno resi conto che questi simpaticiiiissimi animaloni sono importanti anche per me e sicuramente occuperanno uno spazio importante nei miei ricordi.

Sara: Uff Marcos che noiaaaaa!!! Vi rendete conto?!?!?! Scusate ma devo avere sempre l’ultima parola!!


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