I tesori “nascosti” di Torre del Greco: Il Museo del Corallo. Accessibile o no?

Creato il 05 settembre 2014 da Vesuviolive

Quasi tutti conoscono Torre del Greco come “città del corallo”. Il corallo è da trecento anni, infatti, la forza portante dell’artigianato della città, artigianato che si è evoluto al punto da divenire una vera e propria forma d’arte unica nel suo genere e famosa in tutto il mondo.

Non tutti sanno, però, che le migliori e più rappresentative opere di questi “artisti del mare” sono esposte pubblicamente al “Museo del Corallo” all’interno dell’Istituto Statale d’Arte “Francesco Degni” presso piazza Luigi Palomba, al centro della città. L’edificio stesso è un vero e proprio monumento: nasce nel millecinquecento come convento dell’adiacente chiesa del Carmine, ma l’eruzione del Vesuvio del 1631 distrusse la struttura originaria.

Il palazzo ricostruito fu uno dei pochi a resistere alle terribili eruzioni del 1737 e del 1794, tanto che, nel 1878, fu eletto con Regio Decreto come sede per la “Scuola di Incisione sul Corallo e di Disegno Artistico Industriale”. Stranamente, l’idea di creare un museo all’interno della scuola, fu di un torinese.

Enrico Taverna, nato a Torino, insegnò per cinquanta anni nell’istituto e per cinquanta anni cercò in tutti i modi di migliorare e pubblicizzare la scuola. Per tutta la sua carriera raccolse le opere dei migliori orefici torresi, dei suoi studenti e alcune sue creazioni, fino ad avere abbastanza materiale per fondare, nel 1932, il museo, con l’aiuto del Banco di Napoli e della Pubblica Amministrazione.

Nonostante gli innumerevoli restauri alla struttura e l’incorporamento dell’Istituto Statale d’Arte, oggi il primo piano del palazzo è ancora come ottant’anni fa e ospita ancora tutte le opere raccolte dal sogno di Taverna. Nelle teche splendono sculture in corallo, cammei finemente decorati, opere in argento, madreperla, ardesia e persino pietra lavica.

Spiccano fra tutti, alcuni capolavori fra cui la coppa di ardesia e corallo dello stesso Taverna, che apre la collezione.
Il gruppo di statuette in mosaico di madreperla e conchiglia che rappresentano “Adorazione dei Magi” stupiscono per la varietà di colori brillanti; l’edicola con Madonna con Bambino in trono impone tutta la sua sacralità attraverso i bagliori rossi del corallo e la lucentezza della madreperla; la mobilità surreale delle piccole “Sirene” che sembrano schiarirsi mentre nuotano immobili … Insomma quel largo corridoio rappresenta il più bel monumento all’artigianato torrese.

Monumento che, purtroppo, ha ben pochi ammiratori. Il museo è infatti gravato da orari e modalità di visita che castrano gran parte della sua potenzialità turistica. L’accesso è, si, gratuito, ma possibile solo tramite prenotazione, tutti i giorni, ma soltanto dalle 8 e 30 alle 13 e 30. Inoltre è aperto solo in periodo scolastico, rinunciando quindi a qualunque visita prima di metà settembre e dopo Maggio, come chiaramente specificato anche sul sito ufficiale.

Viene da chiedersi il motivo per il quale, in una città con una nascente attrattiva turistica, specialmente nel periodo estivo, il museo che più rappresenta l’intera comunità debba essere così limitato. Indubbiamente l’intera struttura deve rispettare esigenze scolastiche, ma ciò non dovrebbe in nessun modo influire su un patrimonio culturale ed economico della città. Forse, oggi come ottant’anni fa, abbiamo bisogno di uno straniero che ci insegni a valorizzare ciò che ci appartiene da sempre e speriamo che, a differenza del Taverna, questo nuovo straniero non decida di portare i nostri “tesori” altrove, sotto riflettori migliori.


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