I tesori perduti di Urania Fantasy

Creato il 21 novembre 2014 da Mcnab75

I lettori con almeno trent’anni sul groppone, o forse anche un po’ più grandicelli, ricorderanno la collana spin-off di Urania, intitolata Urania Fantasy e dedicata proprio a questo genere di narrativa fantastica.
Urania Fantasy nacque nel 1988 e pubblicò mensilmente fino al settembre del 1994. Rimase aperta fino al 1995, con uscite irregolari, quindi chiuse i battenti, lasciandosi alle spalle 79 uscite a prezzi più che popolari, alcune decisamente valide.
Urania Fantasy fu il tentativo, inizialmente riuscito, di sdoganare questo genere anche ai non appassionati, grazie alla distribuzione da edicola.
Visto che in queste ultime settimane sto approfondendo tutto un discorso proprio sul fantasy e sul suo decadimento nel nostro paese, sono andato ad aprire i miei scatoloni, e ho trovato delle vere e proprie perle impolverate.

La collana debuttò con uno scrittore piuttosto noto, Orson Scott Card, di cui fu tradotto I giorni del cervo.
In realtà il primo volume della mia collezione è il numero 5, Il pozzo dell’unicorno, un ottimo romanzo di Fletcher Pratt, che risulta gradevole ancora oggi.

Molti sono i popoli raccolti sotto lo stendardo dell’Impero fondato dal leggendario re Argimenes, ma sono molti anche gli anni trascorsi da quella eroica Età d’Argento. La magica pace del Pozzo dell’Unicorno è stata calpestata più volte dal ferreo piede dei tirannici conti Vulk, che con la forza si sono impadroniti dell’intera terra di Dalarna sotto lo sguardo sempre più attonito degli ultimi imperatori. Per opporsi alla potenza di Vulk, sfidando la morte e la tortura, non basta il coraggio che anima i membri dell’allenza segreta dell’Anello di Ferro, ma occorre un capo che tutti possano seguire senza dubbi o gelosie. E dall’umile terra di Trangsted ecco giungere Airar Alvarson, un giovane destinato a incrociare sul suo cammino Meliboe l’incantatore, i cinque Capitani della Stella di Carrhoene, il piratesco conte Mikalegon, e infine la principessa imperiale Argyra, fautrice della pace del Pozzo ma capace di portare solo nuovi tumulti e nuove passioni nella sua vita.

Ho poi trovato il numero 10, Il Bastone del Drago, di Peter Morwood, di cui non ricordo molto, se non che ai tempi mi piacque moltissimo, forse per la sua struttura vagamente giocoruolistica. Solo ora scopro che il libro in questione è il volume uno della saga The Book of Years, che ovviamente in Italia non ha avuto più alcuna pubblicazione.

Anche il numero 11, Il Colore della Magia (di Terry Pratchett) è una vera e propria perla, tra l’altro riguardante un autore che in Italia ha avuto un discreto successo e un buon numero di appassionati lettori. Ironia, fantasia, elementi weird e un ottimo stile di scrittura hanno garantito a Pratchett la dovuta fama.
A quei tempi, se non erro, da noi era ancora quasi sconosciuto.

In un angolo remoto dell’universo in una piega isolata del tempo, esiste l’incredibile mondo Disco la cui forma è perfettamente conforme al proprio nome: è infatti un gigantesco disco che le più recenti teorie astronomiche in voga sul pianeta vogliono sorretto da quattro magici elefanti ritti in piedi sul dorso di una cosmica tartaruga (il cui sesso è tuttavia ancora ignoto). La superficie superiore di Disco ospita numerosi regni e varie razze di abitanti, ma la leggenda vuole che anche sul lato inferiore del pianeta esistano terre abitate, ovvero il mitico continente Contrappeso. La leggenda diventa realtà quando nella città di Ankh-Morpork arriva un inatteso visitatore dal continente misterioso: è l’ingenuo e ricchissimo Duefiori, sempre seguito fedelmente dal suo forziere ricco di tesorie e di decine di zampette ben deciso a godersi una meritata vacanza in veste di turista. Ma fra i troll e i tagliagole che abbondano in città un ricco forestiero può avere vita breve, e un incidente diplomatico va evitato in ogni modo. Al mago Rincewind tocca dunque il compito di guidare e proteggere l’incauto turista… un’impresa alquanto pericolosa, per non dire disperata.

Ho qui poi un paio di titoli di cui non ricordo assolutamente nulla: Il Sole d’Argento, di Nancy Springer, e Il Potere della Luna, di Andre Norton.
In compenso ho ritrovato un ottimo romanzo, il volume numero 20, Alla morte della Dea (di Darrell Schweitzer), che rappresenta senz’altro uno dei picchi qualitativi di Urania Fantasy. Per una recensione più completa di questo libro sconosciuto ma validissimo vi indirizzo alla recensione che ne fa Davide Mana.

Seguono poi altri titoli che forse all’epoca nemmeno lessi (e che quindi posso recuperare ora, tempo permettendo), tra cui il promettente L’Isola del Mare Oscuro, di Roger Eldridge. Nel mentre vedo, catalogo alla mano, che la collana pubblico, tra tanti titoli poco noti, degli assoluti pezzi da novanta, quali sono Il Campione Eterno di Moorcock, Demone mancato di De Camp e la Saga dei Mitago, di Holdstock.

Saltando altri volumi che mi premurerò di leggere in futuro, ho ritrovato quella che per me è forse la pubblicazione più cara dell’intera collana, vale a dire La Spada Rossa di Piers Anthony, un urban fantasy molto diverso da quelli che siamo abituati oggi a leggere.
Tale romanzo fa parte di un ciclo narrativo molto complesso, di cui ho parlato in questo special. Ciclo narrativo, ahimè, di cui Mondadori non si premurò di pubblicare altri volumi.

Mym, figlio di un potente quanto autoritario rajah, è costretto a fare una drastica scelta. Piuttosto che seguire ciecamente gli ordini del padre e sposare una donna che non ama, decide di sfidare la sorte e impugnare la Spada Rossa, un’arma che è anche un simbolo e che trasformerà il principe Mym nell’incarnazione stessa della Guerra. Diventato immortale, trasferito su un piano di realtà che non è lo stesso di quello umano, Mym tenta di battersi per ristabilire la giustizia sulla terra, ma deve ben presto accorgersi che non ci sono guerre giuste e che dietro ogni faida dell’uomo vi sono le macchinazioni dell’Avversario, il demonio potente e invincibile. Non resta, dunque, che sfidarlo sul suo stesso terreno e scendere negli inferi, per organizzare la rivolta dei dannati contro Satana. Piers Anthony, l’autore del famoso ciclo di Xanth, torna con uno dei suoi temi prediletti: che accadrebbe se un uomo qualsiasi, uno come tutti noi, acquistasse i poteri di un semidio e potesse competere con le forze più oscure del Fato e della Natura?

Urania Fantasy è andata poi perdendo lettori, e con essi ha perso anche quello spirito pionieristico che la spinse, almeno nei primi anni, a proporre autori poco noti al pubblico italiano.
Le ultime uscite tentarono di ripescare dei classici come Conan e Ursula K. Le Guin, inframezzati da altri titoli meno appetibili (la Saga di Paksenarrion, che ricordo con una certa noia).

Sarebbe possibile rifare un esperimento del genere? Fantasy a prezzi contenuti, venduto in edicola?
Non lo so.
Il concetto stesso di fantasy è molto cambiato, si rischierebbero clamorosi flop.
Voi che ne pensate?

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(A.G. – Follow me on Twitter)

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