E anche la qualità dei film è tutt'altro da disprezzare. Buona lettura :)Altra puntata dedicata ai simpaticissimi Rednecks :)
Seguono alcuni film tra quelli che maggiormente hanno preso spunto da Non Aprite Quella Porta, mutuando e sviluppando gli aspetti più terrorizzanti della figura di Leatherface: la sua deformità, il cannibalismo, la violenza; quest’ultima, poi, ancor più terribile perché abbinata al suo ritardo mentale, che le conferiva un’agghiacciante spontaneità ed innocenza.
I Rednecks “mutanti” hanno queste stesse caratteristiche: la loro crudeltà è genuina e spontanea, anzi, naturale. Se poi ci aggiungiamo che la loro deformità, in 9 casi su 10, è colpa dell’umanità (esperimenti nucleari, esperimenti genetici, rifiuti tossici eccetera…) si potrebbe persino dire che la loro incazzatura è comprensibile!
Il loro rifiuto e la chiusura verso il mondo "civile" non è solo morale / culturale, ma addirittura “fisica”: per loro, è la deformità a costituire la normalità…
quindi sono gli umani ad essere anomali!
Non è un caso che i Rednecks "mutanti" sono sempre cannibali: vedono gli esseri umani come un'altra specie animale, quindi come cibo: cacciano le persone, le catturano, le cucinano e se le mangiano. Questo, forse, è l'aspetto più ironicamente grottesco del sottogenere: una specie più intelligente che finisce nel piatto di loro, che sono Rednecks trogloditi.
Tuttavia, essi hanno, nel loro microcosmo, tutto un insieme complesso di regole e di rapporti interpersonali, per nulla banale. Peccato non poterli studiare meglio da vicino, pena finire in padella!
Questo è il film che ha saputo cogliere maggiormente l’atmosfera malsana di Non Aprite Quella Porta.
Nel 1977, il poco conosciuto (a quell’epoca) Wes Craven, dopo aver girato il controverso “L’ultima Casa A Sinistra”, costruì quest'architettura semplice, che più semplice non si può: una famiglia americana in vacanza sta attraversando in roulotte il deserto del Nevada. Dopo essersi fermati alla classica stazione di servizio sperduta in mezzo al nulla ed aver incontrato il solito benzinaio cerebralmente fuori posto (elementi immancabili in un Rednecks Horror che si rispetti!), ovviamente di perderanno nel deserto e resteranno bloccati (da notare che il padre perde il controllo del mezzo nel modo più cretino possibile: facendosi spaventare da un jet che attraversa il cielo).
Troveranno un'altra famigliola che vive lì nel deserto; peccato però che sono cannibali. Essi, capitanati dal loro padre Jupiter, uomo deforme e mostruoso, si riveleranno per nulla ospitali nei confronti dei turisti.
Il film di Craven, a quarant'anni di distanza, riesce ancora a regalare un po’ di sana suspense, anche se alcune situazioni appaiono eccessivamente ridicole. La famigliola Redneck, comunque, non delude.
Wrong Turn è già stato recensito da Giuseppe qui e non vorrei ripetermi.
Siamo in West Virginia, persi in meravigliose e sconfinate regioni boschive.
Tra i boschi si nasconde una famigliola di Cannibali, ognuno con le sue peculiarità (Tre Dita, il Guercio, Dente di Sega). Per la verità, non si nasconde affatto: vive lì in tutta tranquillità, in una bella casetta di legno attorniata dal classico cimitero di automobili, appartenute a persone conosciute in precedenza (e che quindi non hanno più bisogno di guidare).
Wrong Turn dimostra che, nell’horror, non devi cercare di stupire con chissà quali idee mirabolanti…Basta la semplicità. C’è un bosco, c’è una famigliola di Cannibali deformi, c'è una caccia all'uomo.
D’altronde, una situazione, per terrorizzare, non deve essere per forza complessa, anzi…è proprio la semplicità del male ciò che più spaventa, perché è distante dalla vita tranquilla e senza pericoli che si ha nel mondo “civile". La situazione ci destabilizza completamente, non sappiamo come reagire, ci troviamo, tutto d’un tratto, ad essere prede.
Sono stati fatti ben 5 seguiti di Wrong Turn, nel 2014 è uscito Wrong Turn 6 – Last Resort. Il primo però resta il migliore.
Il film di Wes Craven è stato oggetto di un remake e, guarda un po’, è uno dei rarissimi casi in cui quasi tutti sono concordi nel ritenere migliore il remake rispetto all’originale.
I primi 45 minuti sono un po’ lenti, ma poi, in 5 minuti, succede di tutto – 5 minuti che spaccano davvero!
Il remake è girato molto bene, l’azione è dinamica e trasmette molta più tensione rispetto al film di Craven (che risultava invece un po’ moscio). C’è un po’ di splatter in più, ma anche un bel po’ di cattiveria – soprattutto, c’è la tipica “cattiveria dei buoni”, quella che obbedisce al principio secondo il quale “non c’è cattivo più cattivo di un buono che diventa cattivo!” J
Questo elemento era totalmente mancante nel cinema horror di un tempo, in cui i “buoni” si limitavano, nella migliore delle ipotesi, a urlare o a fuggire. Inoltre, l’altro grande pregio del film è che crea uno sfondo storico e molto critico alla vicenda horror: gli esperimenti atomici che gli USA fecero nel deserto, le persone esposte alle radiazioni, le deformazioni che ne seguirono…La sigla iniziale, in cui vengono mostrati gli effetti delle radiazioni sulle persone, è un pugno nello stomaco.
Vero grosso difetto del remake è quello di non aver coltivato la figura di Jupiter, il Capo dei cattivi. Ci si riferisce a lui in diversi frangenti, ma poi appare solo in una breve scena e per giunta fa una fine ridicola. Peccato, per un film così bello, non aver saputo “personificare” il male in una figura carismatica, in grado di essere ricordata con raccapriccio.
SQUEAL (2008)
Sì, esistono!
Un esperimento genetico andato male ha creato questi ibridi, mezzi umani e mezzi maiali, che, dopo aver fatto fuori tutti gli scienziati del laboratorio, occupano una fattoria e trascorrono il loro tempo allevando...persone! Padre maiale, mamma maiala e figlioletto maialino (simpaticissimo, peraltro).
Il film non aggiunge nulla di particolare al tema: i soliti giovani su un furgoncino hanno un incidente e si trovano in mezzo al nulla, i cellulari non prendono. Cercano ospitalità, ma trovano quella dei Rednecks…
Squeal non è un filmone, ma ha qualcosa di originale: innanzitutto, è una bella trovata lo scambio di ruoli tra uomini e maiali. Mette una certa inquietudine vedere persone in piccole gabbie, mentre il fattore-maiale le osserva e decide quale di loro scegliere, per poi appenderlo a testa in giù e macellarlo.
Inoltre, malgrado il tema sia quantomeno grottesco, non sfocia mai nel ridicolo, attestandosi anzi su di un livello di brutalità abbastanza elevato.
Squeal è quel verso particolare, quell'urlo straziante, che fanno i maiali quando vengono uccisi.
In questo film, saranno invece gli umani a strillare - e non poco!