Dunque, volevo proseguire con un’altra puntata dedicata ai simpatici Rednecks, ma dopo averne fatte già tre consecutive, pausa!
Ultimamente ho visto un po’ di horror abbastanza simili per la tematica trattata: mockumentaries su serial killers…Ma, prima di parlarne, un piccolo
TEST:La mamma di Giulia purtroppo è morta. Giulia, insieme alla sorella, va al suo funerale.In Chiesa, le due sorelle vedono molte persone che conoscono: parenti, amici di famiglia, conoscenti.C’è però una persona che Giulia non aveva mai visto prima. E’ un uomo molto distinto, elegante ed educato. L’uomo si avvicina, le prende la mano e le porge le proprie condoglianze: “so che non ci siamo mai visti, ma io conosco la vostra famiglia, sono molto dispiaciuto, vi sono vicino” eccetera eccetera.Malgrado la situazione triste, Giulia rimane molto colpita dai modi e dall’aspetto di quell’uomo così “charmant”. Passano i giorni e Giulia, pur non conoscendo niente di quell’uomo e nemmeno il suo nome, pensa spesso a lui: ne è rimasta molto affascinata quasi al punto di innamorarsi.Un mese dopo, Giulia uccide la propria sorella. DOMANDA: perché?Vi lascio ai film. Chissà che non siano fonte d’ispirazione ;-)Troverete comunque la risposte in fondo al post.
Non ci sto molto sopra, perché è stato già recensito da Giuseppe quiIl film parla di un serial killer che riprende i propri crimini con una videocamera. La polizia scopre la sua casa, trovandovi un gigantesco archivio di filmini amatoriali spaventosi. Il film è un susseguirsi di servizi di telegiornali relativi al serial killer “The Butcher”, interviste ai detectives, ai consulenti psicologici / profilers, alle gente comune e ai parenti delle vittime, il tutto inframezzato da questi atroci video amatoriali filmati personalmente dal killer. La pellicola sporca e rovinata dei filmini conferisce alle immagini un effetto-verità agghiacciante. Non sono tanto la violenza fisica o il sangue (che effettivamente non sono presenti in grande quantità), ma sono più che altro le situazioni che fanno contorcere lo stomaco: vedere il killer che si riprende mentre adesca una bambina che gioca in un prato, poi la afferra e corre a metterla nel baule della propria auto, è una situazione che trasuda un’orribilità davvero difficile da digerire. Tutto è giocato su questo: il disgusto che si prova nel vedere il killer mentre circuisce le proprie vittime, le cattura, le tortura e le sottopone ad un’umiliante condizione di schiavitù.Il film, comunque, contiene anche vari aspetti di critica sociale e tratta, di striscio, la Sindrome di Stoccolma, con un finale truce.Da molti considerato un gioiellino horror (montaggio perfetto, anche se la storia presenta difetti dal punto di vista della credibilità), è un film davvero disturbante.
Il film è girato da tre amici per la loro tesi in cinematografia. L’intento è quello di mostrare quanto i media possano spingersi oltre il limite dell’etica. E’ un film che anticipa i tempi, essendo girato con la tecnica del mockumentary (siamo nel 1992, questa tecnica era stato utilizzato solo da Deodato in Cannibal Holocaust). In sostanza, una troupe riesce a mettersi in contatto con Benoit (un serial killer) e, da quel momento in poi, riprenderà ogni aspetto della sua vita, col fine di realizzare un documentario.Benoit è incredibile. È prolisso ai limiti della sopportazione, narcisista e commediante, di fronte alla telecamera è uno show-man capace di intrattenere scherzando, suonando il piano e recitando poesie con la stessa naturalezza con la quale spiega, alla troupe, i trucchi per zavorrare i sacchi dei cadaveri, in modo tale che non vengano più a galla. “Anziani e bambini, il doppio del peso. Perché hanno le ossa porose”.Vediamo Benoit che presenta i suoi nonni e sua madre, Benoit che si ubriaca al bar con gli amici, Benoit che ci fa conoscere le sue donne, Benoit che suona, Benoit che gioca e scherza con i bambini al parco – ma, un momento dopo, vediamo Benoit che uccide, e lo fa con una freddezza spietata. Uccide per soldi, ma anche per gioco; perché è il suo desiderio, la sua natura. Il tutto, mentre la troupe, indegnamente, riprende i crimini senza intervenire.La schizofrenia di questo delirante personaggio è tutta nella gelida indifferenza con la quale, dopo aver ucciso un proprio amico per un colpo di pistola partito accidentalmente, continua imperterrito a mangiare, come se nulla fosse. L’ascendente che il killer ha sulle persone che lo circondano è magnetico – persone che, come bambole, gli dimostrano affetto e devozione, a lui che nessun sentimento, probabilmente, nutre verso di loro. La stessa troupe lo subisce: man mano che il film va avanti, essi – che inizialmente si limitavano a riprendere gli omicidi (cosa peraltro già di per sé ignominiosa), cominceranno a giocare una parte attiva, ad aiutarlo.Ho letto un commento intelligente su questo film: esso ci presenta, dapprima, un serial killer ripreso da una troupe. Col passare del tempo, la troupe ed il killer diventano una cosa sola, una squadra di morte. Alla fine, anche lo spettatore si fonde con il killer e la troupe, diventando egli stesso un loro complice, a causa del morboso voyerismo che lo ha portato a vedere fino in fondo questo film.
Angst
Angst trae spunto da una storia vera, quella di un assassino di nome Werner Kniesek, che ha massacrato un'intera famiglia in Austria. Il film ci narra i misfatti che un serial killer compie nell’arco di una giornata, dal momento in cui esce dal carcere al momento in cui…ci ritorna!Nel mezzo, il massacro di una famiglia. Le azioni sono accompagnate dalla voce fuori campo dello stesso killer, che narra, con voce fredda, elettronica, completamente arida, le sensazioni che prova mentre compie tali atti, sovrapponendo al presente i ricordi della sua fanciullezza deformati dalla sua mente.Vedere questo film è come guardare un documentario su un serpente velenoso che si avvicina al povero topolino per divorarlo. E’ agghiacciante. Del resto, il serial killer è un animale, un predatore. Tutto quello che fa è deformato dalla sua intima natura: come ragiona, come parla, come guarda, persino come mangia avidamente una salsiccia al bar mentre scruta nervosamente due ragazze sedute al bancone, bramando chissà quali cose. Dopo gli omicidi raggiunge un livello di eccitazione tale da risultare persino ridicolo e buffo, ma anche questa sua idiozia isterica, gli sgraziati gesti di giubilo, il suo sguardo febbricitante ed il tremore del corpo risultano terrificantemente verosimili, reali…tant’è che lo porteranno a tradirsi, in un modo che definire stupido è davvero poco. Angst, per la sua verosimiglianza ed onestà intellettuale, è un film da vedere.
Il pretesto è quello di una troupe che filma tale Leslie Mancusi (espediente pescato da “Il Cameraman e l’Assassino”), un giovane arrembante che vuole intraprendere la "carriera" di Serial Killer famoso e diventare una nuova icona slasher-horror. E’ già di per sé inverosimile che una troupe assecondi un cretino che deliberatamente ammette di voler perpetrare un massacro di giovani (sperano forse di vincere il Premio Pulitzer, anziché finire in galera per omissione di soccorso e concorso in omicidio?), ma qui le sciocchezze sono ben superiori: basti pensare che Jason Voorhees, Michael Myers e Freddy Krueger vengono descritti non come personaggi immaginari, ma come serial killers realmente esistenti! Ma non finisce qui. L'aspirante killer, Mancusi, è brillante ed estroverso, intelligente, addirittura simpatico…peccato che durante un’intervista egli parli alla troupe del proprio passato, rivelando di ESSERE MORTO all'età di 12 anni: è stato legato dai paesani del villaggio e buttato giù da una rupe…e la troupe sentendo ciò non batte ciglio, anzi, continuano l’intervista chiedendogli di fornire maggiori dettagli sulla sua morte…Ma com’è possibile che una persona viva racconti di essere in realtà morto ad altre persone, e queste gli credono e anzi si dispiacciono del fatto che lui – che, ripeto, è lì vivo e vegeto - sia in realtà morto ben quindici anni prima?!Sto film ti brucia i neuroni del cervello.Oppure, semplicemente, è troppo avanti per me.
Non vi è trama…praticamente, ci sono due sadici che compiono ogni nefandezza immaginabile, riprendendo tutto con la videocamera: rapiscono, uccidono, stuprano, torturano e quant’altro. Il film è disturbante, ma nemmeno tanto come si potrebbe pensare: non vi è alcun approfondimento della personalità delle vittime e quindi nessuna possibilità di immedesimazione con esse, col risultato che, a conti fatti, guardare questo film è praticamente come rovistare in un anonimo bidone della spazzatura. Personalmente non mi piace questo genere di esperimenti esploitativi, li trovo degradanti, sia per chi li gira sia per chi si presta a recitare in essi (e forse un po’ anche per chi, come me, l’ha guardato? Boh).Comunque un’innegabile peculiarità ce l’ha: nella storia del cinema, è il film quanto più simile ad un vero, reale, snuff movie che sia mai stato girato.
TEST: RISPOSTA (al contrario)!alleros alled elarenuf al omou‘l arocna eredevir id areps èhcreP
Il test è stato fatto ad alcuni serial killers in carcere, che hanno risposto correttamente. Non avete indovinato? Meglio per voi!