Siamo fin troppo abituati a vedere Carlo Conti in un passatissimo “promo”, parrucca alla “scienziato pazzo” in testa, lanciare l’urlo di battaglia “Si può fare!”, titolo di una delle sue fortunate trasmissioni, ebbene, sembra proprio che stavolta, invece non ci sia verso, a malincuore dovrà farsene una ragione, probabilmente “non si farà”, stiamo parlando della partecipazione dei “The Kolors”, complesso giovanile che sta riempiendo piazze e arene all’aperto di tutta Italia, quest’estate, a Sanremo 2016, così, infatti, si è espresso il riconfermato direttore artistico della manifestazione canora in un’intervista al settimanale “Tv Sorrisi e Canzoni” “Mi dispiace che non ci saranno i Kolors che sono fortissimi ma mi pare che i loro progetti per ora siano in inglese ….“ e ha aggiunto, in caso dovessero scrivere un brano in italiano “Li ascolterei volentieri, sono una meravigliosa realtà … tutto parte dal brano, non ci sono preclusioni per nessuno”.
Ma voi riuscite a immaginarvi Stash (Fiordispino) che canta la canzonetta melodica del filone “sole, cuore, amore”?D’accordo, in “tour” sta portando “Il Mondo” di Jimmy Fontana (l’aveva già eseguita ad “Amici”)
ed è molto apprezzato dal pubblico, tuttavia si tratta di una versione personalizzata e svecchiata, sempre, comunque, con degli inserti in inglese, che danno ritmo e “colore” e l’avevamo anche (piacevolmente) ascoltato, la sera della “finale” del “talent” in un’interpretazione sfumata e sommessa, che ti scuoteva l’animo, dopo essertisi insinuata “sottopelle”, interamente in napoletano, della splendida “Cumm’è” (di Enzo Gragnaniello), ma si tratta di casi isolati, perché la sua vera peculiarità, nonché punto di forza è proprio di cantare in inglese, con buon accento “british” e a quell’ambito sono legati indissolubilmente i “Kolors”, che hanno anche raccontato di periodiche puntate a Londra alla ricerca dei nuovi stimoli creativi che possono scaturire dall’immersione in una realtà musicale di grande vitalità e fermentocome quella, da cui nascono sempre “sound” d’avanguardia destinati a fare tendenza nel mondo intero. Certo il loro album “Out” contiene motivetti a carattere sentimentale che raccontano di pene d’amore, incomprensioni, malintesi e rimpianti, tematiche che ben si accorderebbero con lo spirito e l’essenza della tipica canzone di Sanremo, ma tutto qui, siamo a distanze incolmabili, perché il genere non ha niente del melodico, è “funk” frammischiato di “rock” e, ribadiamo, in lingua inglese, in cui la voce a tratti ruvida, anche seriesce, dove necessario, ad addolcirsi, lievemente nasale e capace di toni aspri di Stash trova tutto il suo vigore espressivo.
Rimane l’incognita di come collocare i Kolors nel contesto di un evento come Sanremo, che si ispira da sempre a schemi consolidati e difficilmente rivoluzionabili, ma un paio di “escamotage” si possono trovare, se ci sarà la serata dei “duetti”, potrebbero esibirsi assieme a un artista in gara, oppure essere invitati solamente in qualità di ospiti; Carlo Conti ha detto che vorrebbe fortissimamente avere sul palco i “Pink Floyd”, che, guarda caso, sono da sempre in testa alle preferenze musicali di Stash, tanto che i “fans” si sono mobilitati, di recente, contattando il sito “David Gilmour Tour” (ndr Gilmour è il notissimo chitarrista del gruppo), ricevendo risposta che sarebbe stato fatto il possibile per mettere il ragazzo in contatto con il suo idolo e questa potrebbe essere la vera sorpresa coi fiocchi per il pubblico, i “Kolors” che suonano con un “mostro sacro” della musica mondiale.
Il nostro augurio?”Make your wish come true”.
by Fede