La guerra contro la cartellopoli romana è in una fase delicatissima. Il processo di riforma, dopo gli anni di sostanziale ignavia di Rutelli&Veltroni e dopo gli anni di sostanziale complicità con la mafia cartellonara di Alemanno, avviato da Ignazio Marino e dal suo assessore alle attività produttive Marta Leonori sta procedendo e ha bisogno di venire seguita e accudita, come un bambino neonato al settimo mese che, se non protetto adeguatamente, è così debole da poter subire gli attacchi di decine di germi, bacilli, temibili virus.
Un virus temibile è stata la sentenza del Tar di qualche giorno fa: il Tribunale di Via Flaminia ha risposto picche alle migliaia di appunti delle ditte che hanno cercato qualsiasi appiglio pur di non consentire alla città di diventare un posto normale, ma ha chiesto all'amministrazione di precisare alcuni punti e di far passare in consiglio comunale determinate norme che per ora sono passate esclusivamente dalla Giunta. Va fatto subito: Tronca cosa aspetta? Tra l'altro questo stallo sta rallentando gravemente il processo di 'approvazione' della riforma nei municipi. E' insomma urgente intervenire.
Ma un altro virus altrettanto temibile è stato sguinzagliato, in maniera scorretta, da alcune ditte (tra l'altro in alleanza con Clear Channel, ed è doppiamente vergognoso dal momento che Clear Channel in questi mesi da una parte lavora per il caos e dall'altra sponsorizza Retake Roma: delle due l'una...) che hanno proposto in extremis, pur di non sottoporsi a regolari bandi di gara, un servizio di bike-sharing da loro pagato, "offerto" alla città a patto che la città non chieda loro quello che tutte le città del mondo hanno chiesto: gli spazi pubblici per le affissioni si assegnano tramite bando, al miglior offerente.
Una proposta-tranello - ben mascherata da atto pseudo mecenatistico, proveniente tra l'altro da chi in ogni incontro pubblico si batte proprio contro il bike-sharing - in cui l'amministrazione commissariale cascherà con tutte le scarpe? In cui la prossima amministrazione cascherà con tutte le scarpe? Vedremo. Ovviamente la proposta va rimandata al mittente per tanti motivi, non solo perché prevede un bike-sharing dimensionato in maniera assurda (80 stazioni non servono a nulla, non serve a nulla qualsiasi schema di bike-sharing a Roma che stia sotto alle 250 stazioni), ma soprattutto perché prevede una modalità che aggira regolari bandi di gara, aperti a tutti, a livello europeo. Che sono finalmente la chance di far arrivare a Roma operatori professionali e tenere alla larga le dittuncole della cartellopoli romana che hanno per decenni massacrato la città provocando degrado, sciatteria e più di qualche morto ammazzato.
Sorprende davvero che Clear Channel, ditta internazionale e che a Milano gestisce un bike-sharing vinto in virtù di una gara e non certo 'offerto' per cercare di salvarsi dalla concorrenza, si abbassi a Roma a accordarsi con le dittuncole locali sapendo alla perfezione quale è stato il danno che queste ultime hanno provocato negli anni alla città. Ma perché lo fa? Clear Channel, nel peculiare "mercato" (definiamolo così) romano ha negli anni acquisito concessioni da parte di altre ditte, che via via ha incorporato, concessioni che hanno un valore che sta a bilancio. Se si va, come è giusto che sia, a fare delle gare pubbliche invece di rinnovare come è accaduto in passato, le concessioni (vale la stessa cosa per mille altre concessioni intendiamoci: dalle spiagge alle bancarelle) perdono il loro valore di libro e si riparte da zero.
Per carità, comprensibili tutti i motivi bilancistici e aziendali, ma da una ditta che proprio a Milano ha vinto delle gare, da una ditta che proprio a Napoli vincendo delle gare gestisce in esclusiva (in esclusiva!) e in monopolio tutto il centro della città avendo spazzato via tutta la concorrenza non te lo aspetti.Clear Channel a Milano e a Napoli si comporta da ditta occidentale ed europea. A Roma si comporta da ditta romana. Alle istituzioni il compito di accorgersi della caratura e dei rischi enormi che si celano dietro a certe profferte.
Ma la cosa più clamorosa non è l'immobilismo di Tronca, non è il doppio gioco di ditte che altrove si comportano da grandi multinazionali serie e a Roma no, non è l'attivismo impaurito delle dittuncole romane. No. La cosa più clamorosa è che questi temi praticamente non esistono in campagna elettorale. Una roba di una tristezza assoluta e umiliante.