Per decongestionare la Sicilia, le navi che devono trasportare i migranti da Lampedusa sulla terraferma ora puntano verso altre Regioni. Ma senza che sia superato il tracciato del Po. Ieri è stata la volta di Santa Maria Capua Vetere, nel casertano, e di Livorno da cui poi i migranti partiranno per essere ospitati alla spicciolata in Regione.
Nella mattinata 471 tunisini sono giunti alla ex base di Andolfato, vicino Caserta, che dietro le mura alte quasi 9 metri con frammenti di vetro posizionati in cima, comprende anche un ex carcere militare. Nel grande cortile interno sono state fissate le tende per 1.200 persone. Ai profughi arrivati ieri, si dovrebbero aggiungere parte (circa 500) dei passeggeri della nave Excelsior salpata dalle Pelagie con a bordo 1.731 migranti da dividere fra Trapani, Catania e Napoli, appunto. «Temiamo gli sviluppi di questa situazione», dichiara Mimma D’Amico che con il centro sociale ex canipificio di Caserta sta cercando di dare primo orientamento e informazioni ai migranti. «Non permettono a nessuno l’ingresso alla tendopoli gestita dalla Croce rossa», aggiunge descrivendo i particolari propri di «un luogo di detenzione».
I più fortunati, in queste ore, sono diretti al porto di Livorno da cui, secondo le disposizioni del piano regionale che oggi sarà dettagliato in prefettura, ripartiranno per raggiungere una delle destinazioni individuate sul territorio. Il modello toscano, che ha scongiurato la costruzione di una tendopoli a Coltano, vicino Pisa, finora rappresenta l’unica alternativa concreta al modello Manduria. «Abbiamo concertato 500 persone, sono ragazzi che è giusto accogliere decentemente», ha confermato ieri il presidente Enrico Rossi, salvo lanciare un messaggio ai suoi colleghi: «Dopo questi, voglio vedere quanti ne accolgono il Veneto, la Lombardia e il Piemonte. La Repubblica italiana - ha concluso - deve andare dalla Sicilia alle Alpi, l’accoglienza deve riguardare anche il Nord del Paese».
E, invece, ieri Taranto attendeva l’ennesimo trasferimento. A bordo del traghetto Clodia, infatti, sono stati condotti in Puglia oltre mille persone. La destinazione resta Manduria che, tra chi fugge e chi dorme all’aria aperta fuori dall’accampamento, non conta più di un migliaio di ospiti. Paradossalmente, Manduria può ancora accogliere, non importando le ragioni che hanno portato ad evadere e che ieri hanno convinto molti a iniziare lo sciopero della fame.
Secondo Enzo Pilò, che con l’associazione Babele ha organizzato progetti per richiedenti asilo nel sistema Sprar, dietro la confusione che domina la tendopoli c’è una strategia chiara: «La struttura di Manduria non è del tipo di contenimento - spiega - e il fatto che si siano consentite le fughe in massa risponde all’esigenza del governo di assicurare, in un secondo momento, l’espulsione degli irregolari». Pilò e altre associazioni stanno invitando i migranti a non lasciare il campo senza un foglio di permesso. Una volta fuori, infatti, anche l’ultima speranza di tutela scompare.
Fonte: Terranews