I traumi dell'ora di educazione fisica - Untold Stories #irista

Creato il 04 marzo 2015 da Scaccoalleregine @ScaccoALeRegine
Settimana scorsa, sempre ispirata dai temi profondi ai quali mi dedico con devozione e spirito di rivoluzione culturale (l'abbandono volontario di Antonio Jorio a Uomini e Donne per "motivi famigliari"), ho avuto modo di rimembrare le scuse più usate a scuola per non fare qualcosa e soprattutto per non fare educazione fisica.
Si andava dallo sciorinamento dei morbi più rari che colpiscono un cromosoma su un miliardo, all'alitosi, all'ipersudorazione imbarazzante, alla generica indisposizione, al mestruo perenne fino alla dimenticanza di strumenti fondamentali quali scarpe, tuta, elastico per i capelli, calzino di spugna, polsini assorbisudore, deodorante, cipria compatta effetto mat.
Non ho mai fatto uso di droghe ma ho provato grandi crisi di astinenza ogni volta che ero costretta (con la forza e i calci in culo) a fare la maledetta resistenza: milioni di giri intorno alla scuola in cui pregavo che le tartarughe ninja che mi trascinassero nel fondo di un tombino a caso, mi nutrissero per sempre di pizza e non mi restituissero mai più all'umanità sportiva.
E invece niente: costretta a procedere stremata e paonazza con un'astinenza di ossigeno che spacciatori ciaòne. Per poi arrivare ultima e umiliata. Naturalmente sarebbero seguite due ore di trigonometria nelle quali non avrei capito una beata mazza.
I traumi psichici che ancora riporto per l'affronto della pertica, parliamone.
Innanzitutto chi riusciva a salire sulla pertica?! Solo le scimmie scappate da Gibilterra e pochi altri pompieri per un giorno. Io me ne restavo a venti centimetri da terra, aggrappata al palo come un koala impaurito ma col cuore di una iena che gridava vendetta nei confronti dell'insegnante DI GINNASTICA.
Perché guai a chiamarla ginnastica, subitanea condanna per lesa maestà verso quei professori che soffrivano il complesso di inferiorità della materia e dunque era d'obbligo chiamarla educazione fisica, se non anche scienze motorie o suprema arte dell'organizzazione spazio-temporale del corpo umano.

Ma qui arriva la mia confessione, una delle Untold Stories che io e Rossana stiamo collezionando su Irista.
Anno marziano 1986: unico anno in my life che mi ha visto dedita all'attività sportiva con grazia ed entusiasmo (la vedete quella spaccata superstar piena di orgoglio?).
Volete sapere il solo vero motivo della mia iscrizione a ginnastica artistica? IL BODY ERA TROPPO FASHION.


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