I Tre Capelli d’Oro (Un’interpretazione psicologica)

Da Psytornello @psytornello

Cosa ci suggerisce il racconto pubblicato nel precedente post? Ecco a voi una possibile interpretazione psicologica?
Partiamo con l’analizzare il momento della giornata in cui si svolgono i fatti: la notte.
La notte è il momento in cui siamo prossimi al sonno, quello in cui siamo vicini alla parte più profonda di noi stessi, quella più autentica. Possiamo ascoltare sentimenti ed emozioni che durante il giorno magari abbiamo accantonato perché presi da mille altre cose.

In questa favola, il vecchio rappresenta l’energia che si sta esaurendo, che è arrivata al limite. Quante volte, anche se ci sentiamo esausti (fisicamente e psicologicamente) ci ostiniamo ad andare avanti? Allo stesso modo il protagonista di questa storia avanza barcollando. E’ addirittura costretto a reggersi agli alberi per proseguire il suo cammino.
E’ quello che spesso facciamo anche noi…sentiamo di essere privi di forze ma non concepiamo di poterci fermare…sembra quasi impensabile. Eppure affannarsi non è la risposta. Bisogna “sedere e dondolarsi”. Un lusso? Forse…ma in fondo è quello che accade in natura.
Pensiamo ai lupi. Quando fiutano un pericolo possono riunirsi in gruppo e sedersi insieme. Respirano profondamente e decidono come agire. Bloccano l’azione per un momento, si prendono il giusto tempo prima di ripartire.

Capita spesso di sentirsi ad un punto morto, di non sapere che fare. Ci si affanna dunque a trovare una soluzione che però non arriva. E allora si raddoppia lo sforzo perdendo lucidità ed ulteriore energia. Sento spesso pazienti che mi dicono: “Non ce la faccio più. Il lavoro mi sta esaurendo. Non ho più la forza di andare avanti, mi sento spento“. Si trascinano, un po’ come il vecchio nel bosco. Eppure non concepiscono nemmeno per un istante la possibilità di fermarsi. Ma prendersi del tempo in alcuni casi è la soluzione. Permettersi di focalizzarsi su se stessi, eliminando il superfluo può essere la risposta.
Nel racconto, la vecchia toglie al bambino tre dei suoi capelli. Un po’ come lo scultore che elimina del marmo da un blocco per estrarne la forma che ha in mente, così anche noi quando ci sentiamo annebbiati dalle troppe idee che ci frullano in testa, dobbiamo fermarci un attimo, concentrarci sulla parte più profonda di noi, gettar via qualche idea superflua per poter giungere all’essenza di ciò che davvero può farci stare meglio.
Forse ci sembrerà una perdita di tempo. E se invece tutto ciò ci portasse a partire dopo per arrivare prima?

Fonte:  Clarissa Pinkola Estés – Donne che corrono coi lupi – Milano, 2013 Frassinelli


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