Pollack parafrasa quel momento costruendo un congegno prelevato dalle istanze di genere spionistico riprese in una detection, di Turner per scoprire chi lo vuole morto ma anche dell’Agenzia disposta a farlo rientrare nei ranghi, che si sviluppa con l’andamento di una partita a scacchi giocata sul filo della ragione e dell’intuito; scandita da tempi dilatati quanto basta per aspettare l’inevitabile errore dell’avversario. Ma anchenel gioco di specchi che impedisce fino all’ultimo la comprensione dei caratteri, quello di Jobert ( uno splendido Max von Sydow) killerenigmatico e malinconico al soldo del miglior offerente, e del vicedirettore Higgins (Cliff Robertson), sospeso tra ragion di stato e la genuina ammirazione per le doti del fuggiasco, e per finire nell’accurata ricostruzione del metodo investigativo, non solo tecnologico, ma anche improvvisato secondo gli esempi forniti dai libri che Turner deve leggere.Pollack è bravo a far convivere le parti arricchendole di pathos – l’amore impossibile tra il fuggiasco e la donna che finirà per aiutarlo – e di continua tensione . In bilico tra l’autorialità de “La conversazione” (1974) ed il realismo di “Tutti gli uomini del presidente” (1976), questo film ancora oggi non ha perso neppure un grammo del suo appeal. Decisamente un prodotto d’altri tempi.
Pollack parafrasa quel momento costruendo un congegno prelevato dalle istanze di genere spionistico riprese in una detection, di Turner per scoprire chi lo vuole morto ma anche dell’Agenzia disposta a farlo rientrare nei ranghi, che si sviluppa con l’andamento di una partita a scacchi giocata sul filo della ragione e dell’intuito; scandita da tempi dilatati quanto basta per aspettare l’inevitabile errore dell’avversario. Ma anchenel gioco di specchi che impedisce fino all’ultimo la comprensione dei caratteri, quello di Jobert ( uno splendido Max von Sydow) killerenigmatico e malinconico al soldo del miglior offerente, e del vicedirettore Higgins (Cliff Robertson), sospeso tra ragion di stato e la genuina ammirazione per le doti del fuggiasco, e per finire nell’accurata ricostruzione del metodo investigativo, non solo tecnologico, ma anche improvvisato secondo gli esempi forniti dai libri che Turner deve leggere.Pollack è bravo a far convivere le parti arricchendole di pathos – l’amore impossibile tra il fuggiasco e la donna che finirà per aiutarlo – e di continua tensione . In bilico tra l’autorialità de “La conversazione” (1974) ed il realismo di “Tutti gli uomini del presidente” (1976), questo film ancora oggi non ha perso neppure un grammo del suo appeal. Decisamente un prodotto d’altri tempi.
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