I venerdì del libro 129°: IL BAMBINO INVISIBILE

Da Marisnew
Cara Lilli,
aderendo anche questo venerdì all'iniziativa di HomeMadeMamma, ti parlo di un libro letto un paio di mesi fa, scelto in seguito alla recensione fatta mi pare a dicembre scorso da una partecipante al VdL (che non ricordo chi fosse, mi spiace!) e poi recensito anche da Stefania.

Si tratta de IL BAMBINO INVISIBILE, di Marcello Foa.E' una storia vera, una storia dura. La storia, narrata in prima persona, di un bambino cileno orfano e povero, che vive all'inizio degli anni '80 con suo nonno e la moglie di questi in un villaggio tagliato fuori dal mondo.Manuel ha solo 5 anni quando la sua già non facile vita fatta di stenti, di maltrattamenti verbali e fisici da parte del nonno subisce uno scossone: qualcuno apre come uno spiraglio sul suo passato, su sua madre che non c'è più, sulle responsabilità di quell'uomo che lui chiama nonno...e la reazione del piccolo è la fuga. 

Manuel, infatti, scappa di casa rifugiandosi nel bosco ai margini del villaggio. Da allora, per lungo tempo, egli avrà come amici solo alberi, cespugli, animali selvatici.

La tristezza più grande, al di là delle violenze subìte dal bambino, è che nessuno lo va a cercare e che addirittura, quando lui ogni tanto si avvicina al villaggio, fanno finta di non vederlo quasi fosse invisibile (da qui il titolo del libro).

Il contrasto tra la semplicità e l'ingenuità proprie dell'età di Manuel e la crudeltà e lo squallore che lo circondano fa da sfondo al susseguirsi degli eventi. La Natura che lo accoglie maternamente è paradossalmente più umana degli individui che il piccolo lascia al villaggio.


La storia ha una svolta positiva sul finale, voglio dirlo per rassicurare chi vuol leggere questo libro e magari non sopporta il pensiero di una realtà così brutale e dolorosa. E c'è anche un personaggio positivo, l'unico tra tutti: una vecchia del villaggio che ha pietà del bambino e che lo aiuta in qualche modo, pur nel rispetto del suo voler vivere nella natura, lontano da tutti.

A me il libro è piaciuto abbastanza. Dico abbastanza non perchè non sia scritto bene o perchè non sia interessante, ma perchè per un motivo che non so se saprò spiegarti non mi ha coinvolto in modo veramente pieno. E' come se io mi fossi tenuta un pò ai margini della storia, forse perchè mi sono inconsciamente voluta risparmiare un coinvolgimento troppo straziante. Infatti, ad essere sincera fino all'ultimo sono stata indecisa se leggere o meno questo romanzo proprio perchè temevo la durezza della narrazione, dato che davvero da un pò di anni non riesco più a leggere libri o a vedere film troppo crudi basati su storie vere e a maggior ragione se i protagonisti sono bambini. 


<< Ogni volta che mi sentivo smarrito pensavo a quella grande pianta, che tanto conforto sapeva darmi, e che, nella mia fervida mente di infante, perdeva le sue sembianze vegetali, trasformandosi in una presenza viva, rassicurante.  [...]  Era la mia amica sorridente, dai rami possenti e mobili, che vedevo allungarsi in cielo, giocherellare con le nuvole e poi scendere giù fino a me per avvolgermi tra le foglie fino a nascondermi del tutto. Giocherellona e saggia, complice e protrettrice. Come un padre, come una madre.>>
I venerdì del libro di oggi su altri blog li trovi QUI.