I venerdì del libro (159°): IL POSTINO DI NERUDA

Da Marisnew
Cara Lilli,

torna la rubrica del venerdì del libro promossa da HomeMadeMamma e ho deciso di parlarti subito del primissimo libro letto in questo 2014: IL POSTINO DI NERUDA di Antonio Skàrmeta.

Era tanto tempo che desideravo leggerlo, avendo visto (e rivisto e rivisto ancora e ancora) e amato il film di Michael Radford del 1994 (Il postino) tratto appunto da questo romanzo.

Apro una parentesi: la prima volta che ho visto il film è stato al cinema, appena uscì nelle sale, ed ero con i miei genitori. Ho un ricordo meraviglioso di quel momento, ci emozionammo tutti e tre molto nel vedere sullo schermo il volto scavato ed espressivo di Massimo Troisi (il postino) che era morto proprio appena finite le riprese del film. Per non parlare dello straordinario Philippe Noiret nel ruolo di Neruda.Chiusa parentesi.

Ho potuto così finalmente appurare che il film è stato per certi aspetti molto fedele al libro, ci sono dialoghi interi che sono stati ripresi parola per parola. L'ambientazione invece è differente, perchè mentre nel film il grande poeta cileno Pablo Neruda è esiliato su un'isola italiana e lì conosce il postino Mario, che ha almeno una trentina d'anni, nell'originale (ossia nel libro di Skarmeta) tutto è ambientato in Cile e il postino è un diciassettenne. Anche il finale è differente (ma non lo svelerò!).
Comunque, il libro è bellissimo e l'ho apprezzato per la sua intensità lieve, cioè per il suo essere denso di emozioni e sentimenti ma espressi in modo delicato e con semplicità, suscitando spesso un senso di tenerezza che tocca il cuore.

Il rapporto speciale tra il postino e Don Pablo, l'accostarsi del ragazzo alla poesia, la storia d'amore tra Mario e la giovane Beatriz, gli avvenimenti storico-politici sullo sfondo: tutto è narrato in maniera tale da far sentire il lettore accanto ai personaggi, come se li accompagnasse pagina dopo pagina nelle loro vicende.Lo consiglio davvero a tutti, dunque. Non è neppure lungo, tra l'altro: si legge piuttosto rapidamente, ma ti lascia una traccia dentro l'anima.



"Don Pablo" dichiarò solennemente. "Sono innamorato".Il vate usò il telegramma a mò di ventaglio, e prese a muoverlo davanti al mento. "Bene", rispose, "non è tanto grave. C'è rimedio"."Rimedio? Don Pablo, se c'è rimedio, io voglio rimanere ammalato. Sono innamorato, perdutamente innamorato."La voce del poeta, tradizionalmente lenta, questa volta parve lasciar cadere due pietre, anzichè parole. "Contro chi?""Don Pablo?""Di chi, insomma?""Si chiama Beatriz"."Dante, accidenti!"
"Don Pablo?"
"C'era una volta un poeta che si innamorò dui tale Beatrice. le Beatrici suscitano amori sconfinati."
Il postino sfoderò la sua Bic, e con essa si grattò il palmo della sinistra.
"Che fai?"
"Mi segno il nome del poeta. Dante".
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