Come spiega l’autrice stessa all’inizio del libro, l’ispirazione proviene direttamente dal capolavoro delle letteratura inglese “I viaggi di Gulliver”. Ogni capitolo del romanzo richiama quelli di Swift e il protagonista condivide con Gulliver la prosopopea autocelebrativa che non manca di scatenare negli interlocutori ilarità, stupore, incredulità. Diversi, però, sono gli esiti del viaggio: se Gulliver cambia radicalmente la propria esistenza, Esse continua imperterrito sulla propria strada e l’autrice ci dice: “il nostro omuncolo barzellettiere, arrogante, maschilista e corruttore è irriformabile a qualunque latitudine e nessuna esperienza sembra riuscire a metterlo in discussione. E il suo paese, Turpitalia, sembra comunque non poter fare a meno di lui.”
Satirico e per certi verso grottesco, il libro è ancora molto attuale sebbene, a mio avviso, finisca quasi per “riabilitare” il personaggio, rendendolo a tratti simpatico, collocandolo a metà tra la “macchietta” e il “fumetto”. A proposito di fumetti, un plauso va alle caricature di Andrea Lunghi.