I VIAGGI DI GILLES ( racconto incasinato)

Da Teoderica

16 puntata

Torniamo a Gilles.

Gilles è anche il titolo del quadro da me eseguito e qui raffigurato, è ilprotagonista del mio racconto.

Si può fare un racconto da un quadro?

Per me sì, e qui in questo spazio conto solo io e chi si sente come me.

Giovanni l' operatore del centro per il recupero di persone con problemi e mio amico, mi ha fatto una richiesta.

“ Chehai detto Giovanni, non ho capito, e se ho capito ti rispondo di no.”

“ Tanto so che se insisto, tumi dici di sì, dici sempre che il tuo maggior problema è che non sai dire di no.”

“Giovanni, non faccio più lavori su prenotazione. Ho smesso. Ero entrata in un circolo vizioso, schiava del consenso e dei soldi, sì perché inutile nasconderlo, ildenaro è maledetto e più ne entra , più ne vuoi, la pittura era diventata un lavoro e non più una passione libera. Se vuoi, ma solo perché sei tu e perché sai quanto bene faccia a me fare qualcosa chepossa anche solo un pocorasserenare gli altri ti faccio il Pierrot che mi hai richiesto, ma alla mia maniera, così come viene , viene, a mente, lasciando lavorare le mani come vogliono loro, senza guidarle razionalmente; e per piacere non chiamarlo Pierrot che il termine è inflazionato ed ha tolto tutta la poesia al soggetto, chiamalo Gilles.”

E Giovanni, sbuffando:” Ma sta un po’ calma, sempre alla guerra, va bene, come vuoi tu ."

Avevo ancora una bella tela bianca, molto grande, io di solito faccio lavoridi piccole dimensioni, il grande mi mette soggezione .

Portai la tela in giardino con tutta la mia attrezzaturada disegno alfianco e mi misi al lavoro.

Solitamente dopo ilprimo gesto ed il primo tocco di colore diventa tutto facile, tutto procede come in un puzzle, dopo una linea ed un colore ,nasce un’ altra linea ed un altro colore.

Lavoro e lavoro, poi mi fermo e do un’ occhiata, una sistemata, poi un’ occhiata, un’ altra sistemata, sino a quando midico:” ecco così va bene. E’ finito.”

Dopo tre ore di lavoro il Gilles era lì davanti ai miei occhi.

Soddisfatta lo portai al luogo dove lavoro, dove ho modo di esporlo accanto al mio autoritratto , aspettando di incontrare Giovanni e farglielo vedere ; a me piaceva molto, ma un certo rimescolamento allostomaco mi rendeva incerta sul reale apprezzamento del mio amico.

Mia madre intanto appena lo aveva visto aveva esclamato:” che brutto, hai fatto un lavoro orribile, non ti vergogni, chi lo vede dirà che non seicapace di niente , toglilo dall’ esposizione che spaventa le persone . “

“Addirittura, ma dai, smettila, questa poi ora ti interessi anche d’ arte”.le risposi secca ed amareggiata.

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