I viaggi non scritti e due riflessioni sul blogging. Il mio blogging.

Creato il 06 settembre 2014 da Paola Annoni @scusateiovado

Ci sono viaggi di cui non ho scritto. Tanti, forse troppi. Stamattina cercavo di fare l’elenco e… Da blogger mi è venuta un po’ la pelle d’oca. L’elenco è più o meno questo.

-Londra (già tutto è stato scritto e detto, l’horror vacui di aristoteliana memoria nelle mie dita si trasforma in Horror banalitas, anche se non credo esista… Né la fobia nè il termine)

-Porto e tutti gli splendidi paesini che la circondano (ero troppo impegnata a mangiare)

-Lanzarote e Fuerteventura (ero troppo impegnata a non fare nulla e a prendere il sole)

-Costa Rica (nessuna spiegazione valida e plausibile)

-Granada, Nicaragua (scriverei solo cose brutte e mi farei dei nemici e i Nicas non scherzano)

-Florida (scritto poco e male)

-New England (si sa, la storia del mio New England)

- qualche pezzo qua e là degli Stati Uniti(tipo la zona di Shennandoah, le Smoky Mountains e il New Jersey)

-Belgio (viaggio brutto con tempo brutto e troppa gente a Bruges)

-Strasburgo e l’Alsazia (nessuna spiegazione valida e plausibile)

-Amsterdam (ho scritto un pezzo per beroad e mi “sentivo a posto”)

-Kuala Lumpur (ero troppo incazzata perché mi avevano rubato il telefono)

-Maldive low cost (nessuna spiegazione valida e plausibile)

Vietnam (ne ho scritto un po’, ma per il resto chiedete al mio avvocato, Andrea Bicini)

Guardando questa lista imbarazzante, forse cercando una nuova ennesima giustificazione, ho pensato: dobbiamo davvero raccontare tutto tutto?

In Florida, per esempio, stavo facendo pace con i viaggi in gruppo, e il telefono l’ho usato pochissimo, non ho preso appunti, ho fatto i video. Ma le parole non mi venivano, non avevo voglia né di scrivere né di prender appunti. E’ stato un buon viaggio, l’ho goduto scattando con la macchina fotografica e con gli occhi, non ho condiviso foto su instagram e con twitter… Sono stata decisamente molto meno che moderata.

Mi sono goduta gli amici, la strada, il cibo (fotografandolo sempre… Pubblicandole quasi mai, a meno che non si trattasse di cupcake da paura). E così è stato Porto, che ha scatenato un amore pulito e intimo per quello che per me era uno stato che mi affascinava a partire dalla lingua e per finire nell’architettura.

Forse sono solo un po’ in crisi per quello che per me significa la figura del blogger, il travel blogger.

Poco tempo fa, esponendo i miei dubbi amletici (e da pre – ciclo mestruale credo) ad un vero viaggiatore/blogger precursore dei tempi sull’integrità da marchetta e il successo del blog, mi sono sentita prima di tutto rispondere con due domande che, a dir la verità, mi hanno mandato ancora più in crisi. Le domande erano queste.

1)perchè tieni un blog?

2) come definisci il successo per il tuo blog (cioe’ dove vuoi arrivare)?

Risponderò alla prima, copiando pari pari quello che ho scritto a lui:

“ho un blog perchè amo troppo scrivere. E’ come il cucinare, ce l’ho nelle dita. E non c’è niente che mi dia più soddisfazione di un “che bello, ti leggo sempre” (magari da persone che hanno una buona cultura). E poi si parla di viaggi… E quindi mettere insieme i viaggi e lo scrivere sono la sublimazione di quello che mi piace fare.”

E questo è il punto del mio arzigogolato giro che poi forse è il pezzo del viaggiatore che mi ha risposto (sì, è sempre lui, Tripluca): quanto c’è di me quando “mi costringo a scrivere”?

Il pezzo che lui ha scritto “ di cosa avrebbi paura se scrivevo per professione” l’ho letto innumerevoli volte perché dà ottimi spunti di riflessione sul blogging e sulla scrittura in generale .

Penso sempre alla scena finale de “l’appartamento spagnolo”, in cui il protagonista si sussurra “voglio fare lo scrittore”… E penso a quante volte me la sono ripetuta in testa.

Io voglio scrivere, voglio scrivere di viaggi, e voglio farlo senza sentirmi in obbligo di farlo. Anche perché quando uno scrive forzatamente dei post “riempiblog” si sente, si sente tantissimo.

E allora mi piacerebbe davvero sapere i sentimenti veri che un blogger ha nei confronti del suo blog, come si relaziona con lui cercando di farlo diventare un lavoro. Perché io non sono brava a riguardo, è uno dei miei più grossi limiti. Sono una sentimentale, e questo mi frega alla grande.

Continuo a viaggiare e a scrivere di viaggi.

Ah, se avete bisogno di consigli su questi posti basta chiedere.

I post, nella mia testa, li ho scritti da tempo.


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