1943, Jacques Tourneur.
Un'infermiera parte dal Canada destinazione l'isola di San Sebastian nelle Indie Occidentali, ai Caraibi. E' stata chiamata per prendersi cura di una donna catatonica, dal marito di lei.
Andrà a fondo al problema, cercherà tutte le cure possibili, pur innamorandosi dell'uomo. Arriverà persino a seguire indicazioni di "medicina alternativa", portando la donna in un luogo nascosto nelle campagne, a tutti noto e che tutti si guardano bene dal frequentare, dove si svolgono riti di stregoneria voodoo. I bianchi sono poco propensi a crederlo, tranne qualcuno, ma secondo i neri la donna è uno zombie e lo è diventata per una vendetta, il marito della donna ha un fratello ed entrambi erano innamorati di lei, una situazione che aveva creato parecchi problemi...
68 minuti ben recitati, più nero che bianco nella fotografia, è il secondo film catalogato nel genere zombie e ancora una volta, come per "White Zombie", una sceneggiatura originale appositamente scritta per il cinema, da Inez Wallace in questo caso. A differenza del già citato predecessore, molti meno zombie e molto più mistero e stregoneria, con suggestive rappresentazioni di danze e riti. Compare in modo più esplicito la famosa bambola voodoo, rappresentazione della persona che si vuole influenzare.
Bello, obbligatorio per un cinefilo che voglia studiare il genere, ci ho individuato alcuni piccoli ed eleganti tocchi di sceneggiatura che vorrei evidenziare e che hanno importante valore considerando l'anno di uscita del film.
Si parla di schiavitù e del dramma che fu. In tutto il film i rapporti tra bianchi (padroni) e neri (servitù) sono sereni e cordiali, eppure si percepisce che tra loro c'è un passato difficilmente cancellabile. Eccezionale un piccolo momento: si sente una donna piangere e poi si viene a sapere che piange perché è nato un bambino. E' retaggio di quei terribili tempi, le donne piangevano una nascita che prevedeva una vita di sola disperazione, mentre erano feste quando uno moriva, per le stesse ragioni. Non dimentichiamo (sono note mie quelle che seguono, non se ne parla direttamente nel film) che i Caraibi ed il Centro America in generale videro le forme di schiavitù più crudeli che si possano immaginare, i neri trattati alla stregua degli animali da stalla quando non peggio. Non avevano diritto nemmeno ad un medico quando malati od infortunati, costava meno abbatterli che farli curare anche perché il cibo fornito ad uno schiavo malato o peggio invalido era considerato sprecato. A curarli erano sempre guaritori e guaritrici, di nascosto dai padroni. La religione cristiana, loro imposta, in qualche modo finì per influenzarli ma più di ogni altro erano i riti africani a sopravvivere nella loro cultura, a dare loro speranza di lenire sofferenze e dolori. Di notte quando potevano si riunivano in luoghi dispersi, di nascosto, e nei rituali trovavano coraggio, momenti di conforto. In questi luoghi nascevano anche le organizzazioni delle rivolte, che erano dei bagni di sangue di violenza inaudita da ambo le parti e venivano preparate religiosamente, i leader erano stregoni che i ribelli consideravano alla stregua di divinità, praticamente invincibili, come degli zombie. Tutto questo c'è in questo piccolo gioiellino, qualche volta in modo espresso, altre lo si sente se si conosce un minimo la storia e la condizione di vita della popolazione nera di quelle terre a noi remote. (un bel modo per conoscere queste storie è leggere un romanzo ben fatto, storico, che ne parla; per citarne uno ad esempio, che ho letto recentemente, consiglio "L'isola sotto il mare" di Isabel Allende).
Zombie comincia per me a diventare sinonimo di elemento di disturbo, soggetti la cui vita non si riesce a spiegare e che pongono chi gli è di fronte ad interrogativi seri sulla natura della vita stessa, su cosa distingue realmente un essere che veramente vive da uno che invece si limita a muoversi, privo di volontà propria. E' un inizio di riflessione, vedremo poi le evoluzioni coi film successivi
l'arrivo dell'infermiera. il cocchiere introdurrà l'argomento schiavitù, famiglie bianche, un po' di storia del luogo... bisogna prestare un po' d'attenzione a questa scena
averne di zombie come questa!
questo invece lo lascio volentieri ad altri, un nero altissimo con un fisico impressionante, occhi di vetro e movenze zombesche perfette
suggestione massima, con danza a ritmo di tamburi che la techno di oggi nemmeno si sogna, era una trance collettiva, frutto di musica, droghe... scena fantastica