"I Watson" di Jane Austen

Creato il 06 maggio 2014 da Eliza @BiblioEliza
Buon pomeriggio amici lettori!Oggi sto facendo un sacco di lavoro e soprattutto sto preparando un po' di post che vedrete nei prossimi giorni. Continuo con le recensioni in arretrato. L'altro giorno ho comprato una delle nuove uscite della collana Live della Newton, e per la precisione, neanche a domandarselo, I Watson di Jane Austen.
Prima di iniziare con la recensione volevo fare una piccola parentesi sull'edizione. So che ci sono molte polemiche su internet sulle edizioni Newton, tra chi le ama alla follia e chi le vede come il demonio. Per non parlare della collana Live. Personalmente credo che siano delle edizioni carine per togliersi uno sfizio spendendo poco, e tali le considero, uno sfizio. Però (si c'è un però) avrei preferito che si evitasse la versione Deluxe, perché la copertina rigida è carina ma non fondamentale in un'edizione economica, e perché, avendone già altri, preferivo continuare la serie in maniera più omogenea. Dall'altro canto mi fa piacere che abbiano deciso di pubblicare ancora Jane Austen!E ora la recensione!

Titolo: I Watson 
Autore: Jane Austen 
Editore: Newton Compton 
Collana: Live Deluxe 
Pagine: 125 
Ebook: € 1,49 
Cartaceo: € 1,90
TRAMA
La Austen ha saputo ritrarre magistralmente la borghesia provinciale del Settecento inglese, con la sua ossessione per le buone maniere e la sua visione del matrimonio come aspirazione suprema. Ne I Watson (iniziato nel 1804, e rimasto incompiuto) questo sfondo assume tinte più cupe. La famiglia Watson si ritrova nella situazione – ben nota alla scrittrice, che dopo la morte del padre visse un periodo di ristrettezze economiche – di dover mantenere un certo decoro senza averne i mezzi. Trovare un buon partito, allora, sembra l’unica via di salvezza da un destino altrimenti segnato. Ma l’orgogliosa Emma, a differenza delle sorelle, vuole sottrarsi alla contesa per i pochi scapoli abbienti del paese.


Jane Austen inizia a scrivere I Watson nel 1804, un anno prima della morte del padre. In seguito a questo evento la vita della scrittrice, della sorella Cassandra e della madre, cambia molto. Sono costrette, a causa delle scarse finanze, a spostarsi diverse volte e a dipendere dalla generosità dei fratelli. Il racconto rimarrà incompiuto e verrà pubblicato con questo titolo postumo dal nipote dell'autrice, James-Edward Austen-Leigh.
Essendo un racconto incompiuto, anzi praticamente solo all'inizio, poco si può dire della sua riuscita. I buoni propositi ci sono tutti, ma non sapremo mai se alla fine il pubblico affezionato della scrittrice inglese ne sarebbe rimasto soddisfatto o meno. Provate immaginare se Orgoglio e pregiudizio si fosse interrotto dopo due soli capitoli. Sarebbe stato un bell'inizio, certo, avremmo già avuto un assaggio della penna fine e irriverente della Austen, ma non avremmo mai saputo come sarebbero andate le cose tra Elizabeth e Mr Darcy. Ne I Watson abbiamo sicuramente un buon inizio, una protagonista arguta e intelligente, una società dedita al pettegolezzo, un credo sopra tutti, il matrimonio ad ogni costo. Ma questo basta per valutare questo romanzo? Non so. Alla fine delle sue 125 pagine mi sono sentita inappagata. Certo, sapevo che era incompiuto, ma speravo di sapere qualcosina in più. Infatti succede veramente poco. Tuttavia quel poco ci dice molto.
Iniziamo con la società che la Austen ci propone. Direte: beh, non si discosta molto da quella che troviamo in Orgoglio e pregiudizio. Uhmmm, ni! Nel senso che a guardare bene è ancora più esasperata nella sua ricerca di una facciata per bene o di un buon partito per la figlia di turno da sistemare. E' come se tutto fosse concentrato su questi argomenti, anche a discapito del ben noto sguardo ironico che la Austen getta altre volte sulla società che ben conosce. E' tutto un po' più cupo, più amaro. Il motivo è presto detto: la stessa Austen, morto il padre, si trova a dover dipendere dalla generosità altrui e questo non può non manifestarsi anche nei suoi scritti. La protagonista, Emma, affronta nella sua vita ben due volte questo problema, prima viene inviata da piccola a vivere con gli zii ricchi, date le scarse risorse della sua famiglia d'origine e i numerosi fratelli e sorelle; poi è costretta a tornare a vivere nella sua famiglia d'origine e ad adattarsi ad uno stile di vita ben più misero, quando la zia, rimasta vedova, decide di risposarsi.  
Sebbene I Watson rimanga incompiuto ha il grande pregio di mostrarci come lavorava Jane Austen. Leggendo i grandi romanzi della scrittrice siamo, infatti, davanti ad un testo scritto, corretto, rimaneggiato, rieditato dalla scrittrice. Ma come è arrivata a tale risultato? Beh, possiamo se non altro immaginarlo proprio grazie ai romanzi incompiuti. Le prime pagine infatti si dimostrano un po' ferme, prive di quella atmosfera squisitamente tipica della Austen che invece incontriamo a Longbourg. Con l'entrata in scena dei vari personaggi e con il ballo qualcosa si sblocca e i particolari che la scrittrice butta qua e là iniziano a creare un quadro ricco e carico di un'aspettativa che, purtroppo per noi rimarrà inappagata. Così vediamo Tom Musgrave trattato freddamente da Emma, Charles che si compiace della sua compagna di ballo e si rallegra di essere ancora sveglio alle 11 di sera. Jane Austen non creava romanzi dal nulla, questo è chiaro, ma nella prima stesura buttava giù i fatti salienti per poi tornare sui suoi passi e iniziare a tessere l'atmosfera e i personaggi tipici della sua penna. 
Credo che mai come in questo caso dire che il racconto mia sia piaciuto o  meno abbia poco senso. Non siamo davanti ad un romanzo intero, ma solo davanti ad una sua bozza che sicuramente lo sguardo critico della sua autrice avrebbe limato, sistemato, cancellato, riscritto  e tagliato. Darò un voto, ma più dettato dal piacere di ritrovare sempre in questa autrice qualcosa che va ben oltre alla semplice storia, un qualcosa che ti porta mano nella mano nella società georgiana e davanti a personaggi così pieni e concreti, ma contemporaneamente così mitici da farti rimpiangere di avere così poche opere complete. Vi lascio però con un piccolo passo di un saggio di Virgina Wolf su Jane Austen ( e che io ho letto nell'introduzione all'edizione di Persuasione dei classici moderni della BUR) in cui parla appunto de I Watson:
Qui, in verità, in questa storia non finita e forse minore, ci sono tutti gli elementi della grandezza di Jane Austen. Ci sono le qualità perenni della letteratura.
Voto...
Alla prossimaEliza

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