Il comico di Luino ha portato con se' tutta la sua simpatia e la sua spontaneita' per parlare di 'Satira e giornalismo. Il successo dell'informazione popolare', intervistato dalla speaker di Rtl Francesca Cheyenne nell'ultimo appuntamento della tre giorni che ha portato a Novara volti noti al grande pubblico, come Carlo Luccarelli e Philippe Daverio.
Nel ripercorrere i successi del format ideato da Antonio Ricci ricorda che: «Era iniziato come programma di satira, per poi diventare un programma di informazione, che con le sue inchieste ha mandato anche della gente in galera». La svolta arrivo' con il caso 'Wanna Marchi': «La Guardia di finanza non aveva prove tangibili, così inizio' a collaborare con noi, perche' potevamo intrufolarci con le telecamere nascoste. E così ci trovammo a svolgere le indagini insieme».
Un copione che continua a ripetersi negli anni, su numerosissime vicende, «grazie a Internet, che ha reso Striscia fortissima, attraverso le segnalazioni della gente». Un successo, che pero' ha anche risvolti non sempre piacevoli, su cui riesce comunque a scherzare, come la scorta che gli venne assegnata dopo il caso Marchi : «ogni giorno c'era un'auto diversa che mi seguiva, tanto che non riuscivo più a capire se a bordo ci fosse chi mi voleva fare del male o chi mi doveva difendere». O ancora «i 5 o 6 processi l'anno che mi toccano da conduttore e che mi danno un po' di angoscia. Ma non ho intenzione di smettere, perche' la gente riconosce la nostra onesta' intellettuale. Ed e' questo che conta».
Sa benissimo di essere 'l'icona' di Striscia insieme a Ezio Greggio, ma, da comico senza peli sulla lingua non rinuncia a dire che «la televisione di oggi, nonostante l'arrivo del digitale terrestre, e' medievale. Finche' sangue e calcio continueranno a portare soldi... noi artisti siamo fottuti».
Iacchetti e' un comico con l'istinto e la passione di provocare, doti che ha scelto di portare anche sul fronte artistico, che il suo vero grande amore: il teatro. Da tre anni gira i piccoli teatri l'Italia con il musical 'Come Erika e Omar e' tutto uno show'. «e' stato molto recensito e qualcuno ha anche storto il naso pensando che volessimo mettere in scena il dramma di Novi Ligure - racconta - Ma in realta' e' una storia di emulazione, una commedia sulla tv che continua a fare business sugli orrori. e' una satira del decadimento a cui il popolo italiano non si ribella. Un popolo buono, che pero' ha sempre avuto bisogno di leader, di cui ci fidiamo solo per un po'. Invece bisognerebbe eliminare la zizzania, solo così potremo creare un futuro per i nostri figli», ha concluso fra gli applausi in sala.