Icardi: ”I fischi mi caricano, mi ispiro a Batistuta, vi spiego i cambiamenti da Mazzari a Mancini”

Creato il 03 gennaio 2015 da Alex80

In una lunga intervista a TuttoSport, l’attaccante dell’Inter, Mauro Icardi  si racconta a 360°, cominciando  dal suo gol in Inter-Juventus un anno fa… “Lì ho capito cosa vuol dire per i nostri tifosi il derby d’Italia: quando ho segnato, ha tremato tutto San Siro e, mentre esultavo, ho visto emozione nelle facce della gente. Ho sentito vibrazioni uniche e mi sono davvero reso conto cosa significhi essere protagonisti in partite come questa. Peccato solo che dopo un minuto abbiano pareggiato… Oggi sono più esperto: col tempo si diventa più furbi e si acquisisce quella malizia necessaria per prendere meglio il tempo sui difensori. La differenza poi la fa la velocità di esecuzione: questa, d’altronde, è la discriminante tra un giocatore di serie A e uno che gioca con gli amici”. Perché al Barcellona non ha sfondato? “Beh, è accaduta la stessa cosa a Ibrahimovic nonostante fosse un grandissimo attaccante. Il Barça negli ultimi dieci anni non ha mai voluto avere un centravanti d’area come è il sottoscritto, il loro gioco non lo prevede. E questo mi ha convinto ad andare alla Sampdoria”. Ibra un modello? “Anche se non è l’Ibrahimovic che giocava all’Inter, resta un top player nonostante oggi, invecchiando, giochi in modo più… rilassato. Il mio modello però è Batistuta. Mentre a Barcellona l’attaccante che più mi somigliava era Eto’o”. Sembra che Icardi sia impermeabile alle tensioni: “Sicuro, è così. A me, di quello che dice la gente non me ne frega… nulla”. Neanche a Genova l’anno scorso contro al Samp di Maxi Lopez? “Bella partita, quella. Se la gente vuole fischiarmi, non mi importa: a Marassi erano in trentamila a farlo: beh, mi hanno dato una carica in più per dimostrare di poter le cose bene”. E a Torino? La fischieranno in tanti… “A me piace quando mi fischiano perché mi carica”. Sarà la partita della svolta? “Se vogliamo combinare qualcosa quest’anno, dobbiamo fare le cose bene partendo dagli allenamenti. E per riuscirci, occorre seguire quello che ci dice l’allenatore. Non si tratta di vincere o meno una partita: la svolta dobbiamo darla in tutto il girone di ritorno”. E con Mancini cosa è cambiato? “Gli allenatori mi chiedono sempre le stesse cose: di aiutare la squadra e fare pressing. In più Mancini mi chiede di partecipare al gioco: con la Samp, quando dovevo fare reparto da solo, lo facevo. Con Mazzarri invece mi sentivo tranquillo in area e mi ero abituato ad aspettare i cross per mettere la palla dentro: ora dovrò ricominciare a fare gioco”. Podolski? “È un grandissimo calciatore, segno che il presidente vuole migliorare la squadra per il girone di ritorno. Il suo arrivo sarà un bene per la squadra”. Il rinnovo? “Dovete chiederlo a Piero Ausilio e al mio procuratore: se lui mi dice andiamo a firmare, io ci vado. Avere un procuratore serve a questo, altrimenti mi arrangerei da solo”.


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