ICEBERG-"Caro Tornado"
Creato il 29 marzo 2012 da Athos Enrile
@AthosEnrile1
“Caro Tornado” è il disco di debutto degli Iceberg,
giovane band della provincia pavese.
L’intervista e la biografia a seguire, procurano chiara luce al progetto, e forniscono una
concreta preparazione all’ascolto.
La musica, sia in fase di
costruzione che di ricezione, ha delle fondamenta istintive, e le reazioni
conseguenti non sono certo basate sulla razionalità, ma un minimo di indagine
preventiva, quando se ne ha la possibilità, non può che giovare, per almeno due
motivi: la proposta è talmente ampia-e la qualità non sempre eccelsa-che
qualche indicazione supplementare può aiutare nella scelta d’ascolto. Ma la
cosa a cui personalmente tengo di più quando mi avvicino ad un nuovo gruppo, è l’apprendimento dell’esistenza di un
mondo “nuovo”, tutto da scoprire, che da quel momento diventa in parte mio. Iceberg,
come tanti altri artisti di cui mi occupo quotidianamente, non nascono
dall’oggi al domani, ed entrare nella loro “casa” dalla porta principale
significa venire a conoscenza di un percorso di anni di lavoro e di impegno.
Affascinante!
Quali quindi gli indizi
precedenti l’ascolto?
Un trio rock(il tipico power
trio, chitarra, basso e batteria), un forte amore per una ben specifica musica
del passato, una vocazione per la performance live e la necessità di far
comprendere alla perfezione i propri testi, passando nel corso degli anni dall’
utilizzo dell’inglese a quello dell’italiano.
Da questo quadretto emerge una
marcata anomalia rispetto allo standard dei gruppi che possono trovare
collocazione nella stessa famiglia musicale: l’attenzione ai testi.
L’energia che la musica di
Iceberg è in grado di rilasciare è già un messaggio… in altro contesto potremmo
definirlo ‘il messaggio’. Significa
rottura, forza, giovinezza, voglia di cambiare e intenzione di dare contributo
concreto alla mutazione… c’è sempre, in qualsiasi epoca, qualcosa da modificare!
Ma le liriche non sempre vengono
tenute in seria considerazione, preferendo spesso il ‘suono’ che solo l’inglese sa regalare, e
privilegiando la facilità metrica che la lingua di Albione può dare. E in
questo caso invece si dedica del tempo alla creazione di tappe testuali significative, scoprendo alla fine-e questa è una loro indicazione- che si
potrebbe quasi parlare di un concpet album, esistendo un saldo filo di
collegamento tra le nove tracce.
Gli argomenti? Quotidianità, e
che altro si potrebbe raccontare?! Gli
spunti sono talmente tanti che le occasioni non sono mai troppe. Ma se la
normalità a volte tragica del nostro presente, e se la denuncia dei problemi
del mondo-o personali- si accompagnano alla forza espressiva, quasi devastante, di un certo tipo di rock in ottima salute, il risultato può essere una vera
scossa che, immagino, in fase live, sia in grado di trasferire grandi quantità
di energia. E in quel momento, non appena tale energia ritornerà sul palco,
anche l’Iceberg, temporaneamente, si scioglierà.
L’INTERVISTA
Come nasce la vostra
passione musicale e quali sono stati i musicisti che vi hanno influenzato a tal
punto da spingervi sulla via della musica “attiva”?
Alessandro: Io penso di essermi avvicinato alla musica
“tardi”, a 14/15 anni, quando al liceo gli amici iniziarono a passarmi i cd di
Nirvana, The Doors, Led Zeppelin e altri gruppi rock stranieri. Cercai subito
qualcuno che potesse insegnarmi le basi della chitarra, per suonare sui cd che
consumavo. Poi i primi concerti da spettatore e il primo gruppo nel quale
suonavo la chitarra, a 16 anni.
Marco: Posso dire quando ho iniziato a suonare:
avevo 14 anni. Ma la passione della musica direi da sempre. Ho iniziato ad
ascoltare musica da piccolo, diciamo che ho ascoltato quasi di tutto, ma
sicuramente il periodo punk è stato quello che più mi ha più condizionato
spingendomi ad avvicinarmi al mio strumento. Suonando insieme ad Ale, anche prima
di essere gli Iceberg, ho accolto le sue influenze abbandonando in parte il
punk per avvicinarmi ad altri generi, sempre violenti e distorti, ma magari più
curati.
La vostra formazione in
trio riporta alla storia del rock blues, dai Cream alla Jimi Hendrix
Experience. Quali sono le linee guida del vostro progetto?
A: Non abbiamo linee guida precise, siamo nati
come trio penso prima di tutto per necessità e fino ad ora non abbiamo
avvertito l’esigenza di cercare altri componenti. Sicuramente questa formazione
a tre è determinata anche dalla voglia di esprimerci interamente attraverso i
nostri strumenti, nessuno dei quali vogliamo passi in secondo piano. Così il
basso a volte diventa una seconda chitarra o la batteria regge intere parti di
canzone con un determinato pattern. Spero di essermi spiegato.
M: Anche perché tutte le migliori band sono un
trio!
Leggendo la vostra
biografia si evince che da un certo punto in poi i vostri testi sono passati
dalla lingua inglese a quella italiana. Quali i motivi della trasformazione?
A: è stata una “scelta” che ho imposto io al
gruppo, in quanto sentivo l’esigenza di comunicare in modo più diretto con
l’ascoltatore, e avevo voglia di misurarmi con la scrittura in italiano. Ancora
oggi non so se sia la scelta migliore per l’identità degli Iceberg, abbiamo
riscontrato pareri discordanti ma penso che non cambieremo di nuovo direzione;
inoltre trovo più stimolante lo scrivere in italiano, forse per il fatto
che essendo
comprensibile a tutti si è più esposti alle critiche e quindi risulta più
rischioso ma anche più divertente.
Mi pare di capire che
la fase live sia uno dei vostri punti di forza. Che tipo di rapporto riuscite a
stabilire con chi vi sta di fronte?
A: Sì, penso che il live sia sicuramente il
nostro punto forte. Con gli anni abbiamo maturato quello che è il nostro suono,
che anche se non è definitivo, è comunque parte delle canzoni e della nostra
proposta. Nei live cerchiamo principalmente di essere noi stessi, ci esponiamo
con tutta l’onestà possibile cercando di arrivare a chi ci sta di fronte
attraverso le canzoni e il sudore evitando troppe parole o battute studiate a
tavolino.
Lavorare in gruppo
presuppone un certo affiatamento. Esiste tra voi anche un forte vincolo di
amicizia?
A: Sì siamo molto legati tra di noi e ci
frequentiamo anche al di fuori degli impegni musicali. Capitano a volte momenti
di tensione, come penso sia nella normalità di ognuno di noi, ma finora abbiamo
saputo gestirli senza troppi sforzi. Attualmente non penso avrebbe senso suonare
in condizioni di stress o vittime di incomprensioni che porterebbe via spazio
alla realizzazione che deriva dall’essere un gruppo musicale, almeno per me.
Che cosa ha significato
per voi l’incontro con la
New Modern Label di Govind Khurana?
A: Magari ti rispondo tra un annetto! A parte
tutto abbiamo cercato fortemente qualcuno che si interessasse agli Iceberg ed
in particolare a “Caro tornado”, il nostro primo album, perché volevamo che
uscisse dalla cerchia di persone che lo comprano ai concerti e diventasse il
nostro biglietto da visita per quante più persone possibili. Govind con la sua
New Modern Label si è interessato al progetto, ci siamo conosciuti e abbiamo
iniziato a lavorare insieme; lui si occupa della promozione del disco,
dell’ufficio stampa e della distribuzione digitale di “Caro tornado”.
Nella vostra
discografia esiste un tributo a John Lennon. Omaggio alle sue idee o alla sua
musica?
A: Non penso che i due aspetti di questo artista siano
scindibili. La cover di Lucy in the Sky
with Diamonds è stata prima di tutto un’occasione per misurarci con
l’interpretazione di un classico della musica rock ricordando, se ce ne fosse
bisogno, che ci sono stati musicisti che hanno scelto di vivere e di credere
pienamente nei loro ideali, con tutte le conseguenze che questo può comportare
Che cosa pensate del
proliferare dei Talent Show e dei musicisti che li popolano?
A: Onestamente non ci penso! Magari sbaglio ma
non mi hanno mai preoccupato, sono troppo lontani dalla mia idea di musicista e
penso che abbiano ragione di esistere ma solo se confinati all’interno dello
spazio mediatico che li riguarda, un programma di intrattenimento come un
altro. Penso che l’importante sia che le persone ricordino la differenza tra il
personaggio che è la star del talent show, e spesso del momento, e l’artista
vero e proprio.
M: Mai guardati e condivido il pensiero di Ale:
non fanno parte della mia idea di musicista.
E’ ipotizzabile per il
futuro pensare all’utilizzo di nuova strumentazione/tecnologia, magari in fase
live?
A: Non saprei cosa risponderti, non vogliamo
precluderci alcuna possibilità. Più che a nuovi strumenti penserei a nuove
soluzioni per arrangiare al meglio i brani con gli strumenti che abbiamo… ma
chissà!
Se prendiamo il vostro vocabolario
dei sogni, cosa sta scritto alla voce “… da realizzarsi assolutamente entro tre
anni…” ?
A: Restando in ambito musicale ti direi
qualche palco importante e trovare conferme in un pubblico più vasto, ma tre
anni sono troppi!
BIOGRAFIA
2008 – 2009
Il gruppo inizia l’attività live riuscendo, solo
con l’autopromozione, a fare un buon numero di date in locali, centri sociali e
festival del Nord Italia, raccogliendo sempre ottimi consensi; il trio divide
inoltre il palco con il gruppo americano DES ARK, prodotto da J. Mascis, con
Joe Lally, bassista dei FUGAZI, e con i gruppi italiani SICK TAMBURO e
FRANCESCO-C. Nel 2008 il brano Sunlight viene inserito nella compilation di
gruppi pavesi voluta e stampata da Orquestra record.
Nel 2009 continua l’attività live ed il trio
partecipa ai concorsi “Bustock”, organizzato dalla Comunità giovanile di Busto
Arsizio, e “Fly Zone Rock Festival” organizzato in provincia di Ravenna,
vincendoli entrambi.
2010 – 2011
I tre decidono di cantare in lingua italiana,
scelta che comporta la riscrittura di alcuni brani oltre alla composizione di
nuove canzoni; nello stesso anno la band partecipa alla compilation in tributo
a John W. Lennon “A day in the life” con una sua personalissima versione di
Lucy in the Sky with Diamonds; la doppia compilation, ideata e prodotta da
Downtown Studio di Pavia, raccoglie al suo interno le migliori canzoni di J.W.
Lennon, interpretate dai maggiori musicisti della scena musicale pavese.
Nell’estate 2011 il gruppo inizia le registrazioni delle canzoni che andranno a
comporre il primo album.
2012
A febbraio 2012 è uscito il primo disco degli ICEBERG,” Caro tornado”,
registrato e mixato nel loro piccolo studio nella campagna pavese. L’album è
composto da 9 brani, tutti in italiano ed è distribuito principalmente durante
i live e in digital download. Il CARO TORNADO tour2012 è iniziato ufficialmente
il 25 Febbraio 2012, giorno di uscita dell’album.
Formazione: Alessandro Mogni: chitarre e voce / Renzo
Carbone: basso e voce/ Marco Monga: batteria
www.icebergmusica.com
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