Ma è il paragone con Kennedy che cattura l'attenzione. Premesso che la stessa Procura di Palermo nutre dubbi sulla consistenza delle minacce, e considerato che pure lo stesso Totò Riina si lascia ogni tanto andare a improbabili commenti e valutazioni dal carcere, il parallelo tra l'enfant prodige della Dc siciliana e il fascinoso rampollo della dinastia irlandese è interessante. Solo alcuni, a sinistra, hanno sommessamente fatto notare che le motivazioni del presunto attentato starebbero in un "tradimento" di fantomatiche promesse fatte ai boss. Dice uno dei mafiosi intercettati e poi arrestati: «Questo Angelino Alfano è un porco con le persone, chi minchia glielo ha portato allora qua con i voti di tutti, degli amici? È andato a finire là, insieme a Berlusconi ed ora si sono dimenticati di tutti».
Stavolta però i boss non erano neanche d'accordo sul luogo dell'attentato: Roma o Agrigento? E chi avrebbe recitato la parte di Lee Harvey Oswald?
I motivi di tanto odio risiedono nell'inasprimento del carcere duro (il 41-bis) per i condannati per mafia. Sembra un revival del famigerato papello di Riina...
Alfano replica, con una teatralità di linguaggio che ne qualifica perfettamente le origini agrigentine, «la liberazione della nostra amata Sicilia e del nostro Paese da questi maledetti vale più della vita di ciascuno di noi». Kennedy disse pure: «Perdona i tuoi nemici, ma non dimenticare mai i loro nomi».