Ida

Creato il 11 febbraio 2015 da In Central Perk @InCentralPerk
E' già Ieri -2014-
Film polacco.
In bianco e nero.
Protagonista una suora.
State già pensando alla pesantezza, a saltare la lettura di questa recensione, vero?
No, fermatevi.
Perchè Ida è tutto tranne che un film pesante, tutto tranne che quella cagata pazzesca di fantozziana memoria a cui da sempre titoli così radical-chic fanno gridare.
Ida è un film piccolo, nella sua composizione come nella sua durata, perchè, sì, in un mondo in cui ormai produrre film di un'ora e mezza sembra sempre più una rarità, Ida dura ben 80 minuti, brevi ma intensi, ricchi di suggestione e poesia.

Quello che Paweł Pawlikowski ci racconta e ci mostra, è un processo di conoscenza e di riscoperta, di entrata effettiva nel mondo.
Ida è una giovane novizia, cresciuta in un convento, senza una famiglia, che viene mandata prima di prendere i voti a conoscere l'unica sua parente: una zia dalla vita dissoluta, dai molti compagni di una notte, dalle molte bevute senza ritegno.
Insieme partiranno, coppia quanto mai improbabile, alla ricerca della tomba dei genitori dell'una e della sorella dell'altra, facendo i conti così con un passato, quello di guerra, quello dell'antisemitismo, non ancora -letteralmente- seppellito.
La diffidenza iniziale si trasformerà poco a poco in un'influenza reciproca, in un'amicizia in cui i due caratteri forti seppur opposti, vanno a smussarsi e mettendo entrambe davanti alle proprie scelte: la linea dura di giudice spietato, la scelta religiosa senza prima aver conosciuta la vita vera.

Il racconto di questa formazione, di questa trasformazione, avviene con la lentezza che avvolge, senza premere nessun acceleratore e senza basarsi su cliché.
Tutto è infatti intriso dalla poesia di un bianco e nero molto grigio, da una fotografia perfetta, ferma e sapiente che ha saputo conquistare anche una nomination agli Oscar, quanto mai meritatamente.
Ida lo si guarda così senza diffidenze, come un piccolo gioiello che si scopre piano piano, che rimanda ad un cinema d'altri tempi, con protagoniste al di fuori del tempo e così dentro quegli anni '60 che anche la musica (italiana, tu pensa) richiama.
Il finale strazia il cuore, con quel coraggio e quella decisione che sembra sempre lì lì per cedere, con quella scelta all'apparenza egoistica ma invece come un dono, che porta un film piccolo dalla sua Polonia, prima su questi schermi, poi dritto dritto alla notte del 22 a concorrere tra i migliori film stranieri.
Guadagnandosi il mio tifo.

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