Idee a penzoloni da soffitti di felicità

Creato il 18 ottobre 2012 da Mapo
Qualche tempo fa me ne stavo un po' così, sdraiato a pancia in su a far cigolare un letto, di fianco a una cosa speciale. Gli occhi vispi puntati sul soffitto bianco, puntellato di zanzare uccise a descrivere sanguigne costellazioni e, dipinto sulla faccia, un sorriso quasi spensierato, circondato da due piccole fossette ineguali.Me ne stavo un po' così, a parlare di una canzone.Me ne stavo un po' così, in realtà, a parlare di qualcosa di più di una semplice canzone.Me ne stavo un po' così a fare un po' di filosofia spicciola. Sull'arte in generale e sui suoi significati. Capita, talvolta, quando uno se ne sta un po' così, di pensare pensieri più profondi di cosa cucinarsi la sera. Soprattutto quando, la sera, uno non voglia cucinare proprio niente, preferendo votarsi a San Sushi.

Che, poi, l'idea era proprio lì, presente e intoccabile. Planava leggera a mezz'aria nella stanza in attesa che qualcuno le regalasse quei pochi grammi che pesa un pensiero pensato prima cadere giù.Ci ho provato io, cominciando ad accarezzarla un po', prima in una specie di spazio indefinito e buio dietro il sipario della coscienza, dove stanno le cose ancora in potenza. Poi afferrandola, fino a darle un'ombra di razionalità un po' grigia, sciupandola appena, anche solo per il fatto di doverla pronunciare, restitendola un po' sgualcita al mondo di fuori. Come una principessa alla fine di una festa finita troppo tardi: bellissima, ma con il trucco sbavato ai lati e i piedi doloranti nelle scarpe con il tacco.E l'idea, che a scriverla qui, nero su bianco - rovinandola ancora un po' - appare ora di una banalità sconcertante, una banalità di cui venga quasi voglia di vergognarsi.
L'idea era semplicemente questa: che ogni canzone, bella o brutta che sia, non possieda una valenza oggettiva in sé e per sé, ma esista solo "in relazione a". L'idea era quella che ogni libro, ogni quadro, ogni poesia, ogni canzone, ogni "opera d'arte", in senso lato, sia, per così dire, per metà di chi la legge e per metà di chi la scrive.Il coacervo di emozioni, sensazioni e ricordi che è in grado di evocare nella nostra mente contorta un brano musicale di cui magari ignoriamo quasi completamente il testo - qualcuno sa davvero a memoria tutta Mrs Robinson?! - sono parte integrante e fondamentale del brano stesso, di una sua specie di anima che, come ogni anima che si rispetti, è unica, infinita e irripetibile. E si compone delle anime di tutti quelli che l'hanno ascoltata negli anni indietro, la ascoltano in questo istante in ogni angolo del globo o la ascolteranno in futuro. Un neurologo parlerebbe di sinapsi, uno psicoterapeuta di qualche strana forma di transfert, un filosofo hegeliano potrebbe persino buttare giù un saggio breve accarezzando la solita tentazione di spiegare il tutto con il vecchio "tesi-antitesi-sintesi".Io parlo di qualche emozione vera che, in ultima analisi, è la materia di cui siamo fatti.
Qualche tempo fa me ne stavo un po' così. E non so se quella fosse la felicità, ma di certo le assomigliava parecchio. 

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