H. G. Wells
Mi chiedo se siamo ancora in Italia o se non sia il caso di cominciare a chiamare il nostro paese Oceania. Non mi riferisco al continente australe, ovviamente, ma alla superpotenza orwelliana. Fra i ministri del governo Berlusconi, infatti, manca solo il responsabile del Minver, o Ministero della Verità. Le affermazioni degli obbedienti pidiellini e leghisti (ma questi lo fanno solo per contratto, e si vergognano anche un po'), ma sopratutto le loro iniziative, sono ormai alla stregua degli slogan impressi sulla facciata dell'immaginario palazzo. Me lo vedo Gasparri sostenere che "La guerra è pace", "La libertà è schiavitù" e "L'ignoranza è forza". Quello che sta succedendo dietro il paravento della giustizia è un esempio del metodo che viene utilizzato per nascondere agli spettatori dei telegiornali le notizie scomode, attraverso un eccesso di informazione contraddittoria. Alla Camera è in corso da giorni un tentativo disperato di approvare l'ennesimo provvedimento salva-Berlusconi, denominato ad arte "processo breve" per far credere ai troppi che abboccano ancora che miri ad abbreviare i tempi della giustizia. Peccato che al Senato sia in discussione un altro provvedimento, che punta ad allungare la durata dei processi, impedendo di utilizzare sentenze passate in giudicato come prove in altri processi riguardanti gli stessi fatti e concedendo alle difese di far ammettere liste infinite di testimoni. Le due cose non sono affatto contraddittorie, ma complementari. Da una parte si cerca di abbreviare ulteriormente i tempi della prescrizione, dall'altra si permette agli imputati di dilatare la durata dei processi. L'obiettivo è ovviamente quello di rendere impossibile l'emissione di una sentenza definitiva, ovvero garantire l'impunità. Poiché le cose non possono essere raccontate così al grande pubblico, pena la frana del cieco consenso, bisogna edulcorare la realtà. Per meglio dire, la si ribalta completamente, per cui la norma ammazza-processi, in discussione alla Camera, viene definita "processo breve" anziché prescrizione breve. Quella sul "processo lungo" non viene neanche chiamata, non se ne parla e basta. Per informazioni, chiedere a Minzolini.L'idea alla base della comunicazione è la stessa alla base del ventennio berlusconiano: la prima impressione è quella che conta. Una bugia annunciata, magari ripetuta, in pompa magna, fa immediatamente breccia nella mente degli ascoltatori. Un'eventuale rettifica da parte di terzi non raggiungerà mai la stessa platea con la stessa efficacia, di conseguenza la bugia diventa una verità, basta crederci. In questo modo si può far passare qualsiasi messaggio. Perfino che non importa quello che fa il Presidente del Consiglio a casa sua, che la magistratura è un cancro della democrazia, che a Napoli non c'è più spazzatura per strada, etc... L'altra sera il TG1 ha mandato in onda un servizio su L'Aquila, dove la solerte inviata affermava che il centro storico della città è in fase di ricostruzione. Prova ne sia il fatto che ci sono "ben" 50 cantieri avviati. Quanti si fermano a pensare che 50 cantieri sono una parte infinitesima del centro storico? E quanti di quei 50 cantieri vedono effettivamente dei lavori in corso, piuttosto che semplici puntellamenti? Ma ormai la notizia è andata ed è stata assorbita. Il fatto che poi ieri una città intera ha mostrato, come ormai troppe volte da due anni a questa parte, tutta la sua indignazione, serve a poco, perché nessuno farà mai 2+2.
Una vera democrazia si basa sul consenso informato dei cittadini. Senza la consapevolezza dei fatti, il popolo non è sovrano ma caprone. Oppure "L'ignoranza è forza"?