Idelfonso Nieri, Un avvezzo

Da Paolorossi

Lucca – Palazzo pretorio di piazza San Michele – Foto tratta da “Come eravamo-Lucca” – Ed. Il Tirreno

Un povero ometto una volta comprò un miccettino, ma non aveva mezzi assai per mantenerlo. Allora pensò un pezzo e poi disse fra sè:
«O catto! un avvezzo e un disvezzo dura tre giorni, e la necessità gran cose insegna. Ci avvezziamo a tante cose per non poterne fare di meno!… Vo’ avvezzare il mi’ somarello a star senza mangiare; vo’ un po’ vedere se mi riesce».

E cominciò a calare la biada: oggi un po’ meno di ieri, domani un po’ meno d’oggi, e così ogni giorno sempre meno, tanto che dopo otto o dieci giorni non gli dette più nulla. Quel povero miccetto, poverino! andava là là per isconsumo, ma il padrone vedendolo sempre ritto si credeva che pigliasse quell’assuefazione e si rallegrava già dentro di sè.

Una mattina però va nella stalla e lo trova giù in terra a gambe steccolite, morto e duro, e lui disse: «Maladetta la fortuna! ora che mi ci s’era avvezzo, è morto!»

( Idelfonso Nieri, Un avvezzo, tratto da “Cento racconti popolari lucchesi”, 1908 )