Identificazione di una donna

Creato il 23 novembre 2011 da Paultemplar

Un regista cinematografico, due donne, l’impossibilità pratica di penetrare la psicologia delle due donne perchè sia lui, Niccolò, sia le due donne, Mavi e Ida sono mondi distanti o universi paralleli e contigui con i quali sono possibili solo teorici scambi ma non contatti profondi.
E’ il senso di Identificazione di una donna, il film di Michelangelo Antonioni forse più solare e schematico, quello meno impenetrabile e dal messaggio più chiaro.

Thomas Milian e Lara Wendel

Una ricerca affannosa della donna, mostrata in una veste psicologica forse discutibile, piena com’è di contraddizioni e debolezze ma potente e affascinante.
La vicenda si snoda attorno alla ricerca di Niccolò di un personaggio femminile per un suo film, che lo porta ad incontrare la misteriosa e sensuale Mavi; una donna sfuggente e piena di segreti, ambigua anche sessualmente come avrà modo di scoprire Niccolò, che dal momento in cui fa la sua conoscenza si ritrova a fare i conti anche con strane telefonate e strani messaggi che sembrano partire da quel mondo totalmente alieno che è l’ambiente alto borghese che la donna frequenta.

Nei due fotogrammi: Daniela Silverio è Mavi

E dal quale Niccolò non solo non si sente attratto, ma addirittura respinto: quella gente parla e comunica con la stessa lingua, con lo stesso linguaggio verbale ma in modo così dissimile dal suo da sembrare estraneo come una lingua marziana.
Un mondo con valori che Niccolò non apprezza e non ama, che è costretto a frequentare al margine solo perchè Mavi vi appartiene.
La donna è figlia, è prodotto di un ambiente ostile e a se stante: lui non riesce a comunicare, se lo fa intraprende un impossibile contatto solo con Mavi, che però mostra i segni di una personalità mutevole e incomprensibile.
Anche nell’amore la donna è un misto di passione e riservatezza, di ambiguità e spregiudicatezza. Non a caso quando Mavi all’improvviso scompare, Niccolò che si è messo sulle sue tracce scopre aspetti illuminanti della donna, come la sua propensione alle avventure saffiche.

Nel mezzo della ricerca Niccolò si imbatte in Ida che sembra essere il rovescio esatto della personalità di Mavi: tanto quest’ultima è lunare e misteriosa, tanto Ida è concreta e quasi solare nella sua maniera di vivere.
La relazione con Ida sembra partire bene, tant’è vero che Niccolò la porta con se a Venezia.
Ma quando scopre che la donna aspetta un figlio da un altro ricade preda dei dubbi, delle convenzioni e dei timori latenti della sua mente e l’abbandona.
A questo punto,si chiede Niccolò, che senso ha fare un film con protagonista una donna? Molto meglio un film di fantascienza, in cui si è tesi verso altri misteri insondabili come l’universo e la scoperta della propria esistenza, delle proprie radici che però restano appunto un mistero non rivelabile.

In Identificazione di una donna il personaggio di Niccolò è un personaggio preda di dubbi e di paure, che vediamo concretizzarsi nell’impossibilità di accettare la vita misteriosa di Mavi e le certezze di Ida, donna che è consapevole del suo ruolo e di ciò che vuole veramente.
Lui, in mezzo a un microcosmo femminile impenetrabile nelle motivazioni di fondo annaspa e finisce per smarrirsi, tanto da rinunciare malinconicamente a quello che era il suo progetto iniziale.
Ha bisogno di amore (il suo rapporto con la moglie è deteriorato) ma non sa come cercarlo e si affida all’istinto che però lo tradisce, proponendogli donne che sono troppo lontane da quello che lui è, da quello a cui aspira.
Ma è al tempo stesso uno che si aggira smarrito in un mondo che sembra essere sfuggente sia a livello sociale sia nelle persone stesse che lo frequentano.

L’incomunicabilità con gli altri assume contorni ancor più grotteschi quando tenta un impossibile dialogo con una ragazza che conosce Mavi e che lui incontra in piscina.
Nel tentativo goffo di stabilire un colloquio con lei, ad un certo punto Niccolò le chiede cosa le piaccia nella vita, dopo aver ricevuto risposte lapidarie alle domande precedenti ( un pò stupide, ammettiamolo).
La risposta della ragazza è lapidaria e allo stesso tempo raggelante: “mi piace masturbarmi, e se lo fa un altro è meglio e più di tutto se è una donna”
Niccolò sperimenta così l’impossibilità di un dialogo amichevole o umano, ritrova quel senso di estraneità che sembra allontanarlo dalle persone, dalla società.
In questo quadro la sequenza della piscina è illuminante e determinante per la struttura del racconto, perchè sintetizza l’assioma iniziale e finale del film; sempre nello stesso dialogo la ragazza spiega il perchè della sua affermazione dicendo che ” una donna lo fa per farmi piacere, un uomo per se stesso, per far vedere che è virile.”
Il senso del film, come del resto il senso della filosofia di Antonioni è espresso tra le righe di questo dialogo e può essere rappresentato da una parola sola, incomunicabilità.
Un tema caro al regista, affrontato da sempre, sin dai suoi esordi dietro la macchina da presa.

Nei due fotogrammi: Christine Boisson è Ida

L’altro tema presente nel film è il senso di estraneante presenza di Niccolò nella società; l’uomo non riesce a capirla, non accetta i suoi limiti e le sue debolezze, come dice ad un certo punto del film all’amico che gli chiede che senso abbia un’altra storia d’amore nello sfacelo e nella corruzione che li circonda,usando ancora una volta con una risposta illuminante: “Ma è proprio la corruzione il cemento che tiene unito il nostro paese e sono i corrotti i primi che vogliono vedere delle storie d’amore”.

Identificazione di una donna è un film insolitamente ricco di parti parlate e di dialoghi, materiale inusuale nella cinematografia del Maestro; dialoghi a tratti criptici, ma anche affascinanti nella loro abilità metaforica.
Un film anche splendidamente fotografato, opera di Carlo Di Palma che restituisce colore e luminosità ad un film che altrimenti sarebbe risultato tetro e probabilmente indigeribile;il compianto maestro romano aveva già lavorato con Antonioni in Deserto rosso, in Blow up ecc. e questa volta dona al film di Antonioni una serenità che spezza in anticipo le catene di un possibile racconto avviluppato attorno al tema centrale.
L’ottimo risultato finale del film è anche merito di una complessa alchimia che coinvolge non solo la bella, fascinosa ed esistenzialista sceneggiatura del film e la fotografia lussuosa, ma anche la recitazione del protagonista principale della storia, quel Niccolò che abbiamo visto essere uomo a tratti sfiduciato a tratti impaurito, a tratti ancora fiducioso o smarrito.
Sto parlando di Thomas Milian, attore di grandissime qualità che era reduce da anni di film di cassetta basati sul personaggio di Er monnezza e di Nico Giraldi, che gli avevano dato grande popolarità ma che lo avevano tenuto lontano da parti importanti nel cinema d’autore.

Milian, nonostante il caratteristico accento che non lo mai abbandonato, riesce a dare forma ad un personaggio complesso e sfaccettato come quello di Niccolò caratterizzato come già detto da una personalità proteiforme. L’abilità dell’attore di origine cubana si mette al servizio del Maestro con esiti ragguardevoli e lo stesso dicasi per il cast femminile, con le brave (e belle) Daniela Silverio nella parte dell’enigmatica Mavi e
Christine Boisson in quella di Ida. Spazio anche ad una misurata ed intrigante Lara Wendel nel ruolo della ragazza della piscina.
Identificazione di una donna è un film poco amato da buona parte della critica e degli spettatori, nonostante i pregi che ho evidenziato prima.
Colpa probabilmente di un complesso di fattori ai quali non è estranea la prevenzione verso l’attore principale da parte di molti critici e sopratutto per il soggetto considerato non all’altezza dei precedenti.

Il grande regista di Ferrara era reduce dal parziale successo di Il mistero di Oberwald (da un soggetto di Jean Cocteau) diretto nel 1980 e poco dopo l’uscita di questo film verrà colpito da un ictus che lo priverà dell’uso della parola e lo lascerà parzialmente paralizzato. Sarà solo nel 1995 che lo troveremo di nuovo dietro la macchina da presa per la direzione di Al di là delle nuvole, in co-regia con Wim Wenders altro gioiello della cinematografia di uno dei più sensibili registi italiani di sempre.

Identificazione di una donna
Un film di Michelangelo Antonioni. Con Tomas Milian, Christine Boisson, Daniela Silverio, Marcel Bozzuffi, Veronica Lazar,Lara Wendel, Luisa Della Noce, Itaco Nardulli, Sandra Monteleoni, Giampaolo Saccarola, Carlos Valles, Sergio Tardioli, Paola Dominguin, Arianna de Rosa, Pierfrancesco Aiello, Giada Gerini, Alessandro Ruspoli, Gianpaolo Saccarola, Enrica Fico, Maria Stefania d’Amario, Enrica Antonioni
Drammatico, durata 128 min. – Italia 1982.

Tomas Milian     …     Niccolò
Daniela Silverio          …     Mavi
Christine Boisson          …     Ida
Lara Wendel        … La ragazza della piscina
Veronica Lazar          …     Carla
Enrica Antonioni          …     Nadia
Sandra Monteleoni        …     Sorella di Mavi
Marcel Bozzuffi        …     Mario
Gianpaolo Saccarola          … Il gorilla
Arianna De Rosa          … Amica di Mavi
Dado Ruspoli        …     Padre di Mavi
Sergio Tardioli          … Macellaio
Itaco Nardulli        …     Lucio
Paola Dominguín        … La ragazza alla finestra

Regia     Michelangelo Antonioni
Soggetto     Michelangelo Antonioni
Sceneggiatura     Michelangelo Antonioni, Gérard Brach, Tonino Guerra
Produttore     Antonio Macrì
Fotografia     Carlo Di Palma
Montaggio     Michelangelo Antonioni
Musiche     John Foxx, Japan, Tangerine Dream
Scenografia     Andrea Crisanti
Costumi     Paola Comencini

Le recensioni qui sotto sono prese dal sito www.davinotti.com

Tutti i diritti riservati.

O anche: Identificazione di Antonioni, trattando il film nel ruolo del protagonista Niccolò Farra (Tomas Milian) in maniera quasi biografica vicende personalissime dell’autore, da tempo lontano dalla macchina cinematografica. Pur essendo opera densa di significati e valorizzata da un convincente (e combattuto, nella ricerca di una protagonista che non riesce a definire) Tomas Milian regna un clima di noia perenne, surclassato giusto da due scene di sesso parecchio audaci tra il protagonista e Daniela Silverio, soprattutto quella della masturbazione “feroce” sulla donna. Presentato a Cannes.

Forte degli scenari lunari e nebbiosi stile new wave e delle musiche elettronico-spaziali dell’immenso John Foxx, Antonioni sintetizza i suoi ben noti discorsi su incomunicabilità, alienazione e frivolezze borghesi aggiornandoli agli anni Ottanta. Milian, compitissimo, veste i panni del regista in crisi di mezza età e si confronta con l’erotismo audace ma elegante emanato dalla sensuale bellezza della Silverio e della Boisson. Echi da L’avventura, La notte e Deserto rosso; finale da fantascienza colta.

Eccetto le “prestazioni ginniche” dei protagonisti, il film è davvero lento e noioso: colpa di una sceneggiatura troppo verbosa, piena di facilonerie verbali e di stupide metafore che non possono non irrittare e soprattutto non annoiare lo spettatore comune. Quel che ne viene fuori è una “polpetta” indigesta che scontenta tutti e che difficilmente piacera a qualcuno. L’ultimo Antonioni prima dell’ictus.

Discreta la prima parte, soprattutto per la presenza della Silverio (una meteora, peccato). Poi lei passa la mano e il film si appiattisce, complici alcuni dialoghi squallidi come quello girato nella piscina. Il tormento esistenziale di Niccolò e alcune letture ideologiche (vedi la coppia di terroristi) sono altrettanto imbarazzanti in un film che comunque nel complesso può andare anche perché non pretenzioso come altri del regista. Doppiaggio tirato via.

Terrificante e confusionario film di Antonioni sulla ricerca della donna giusta da parte di un regista, con frasi cretine spacciate per memorabili, confusione narrativa a livelli altissimi, noia e supponenza, difetti di Antonioni che qui si sommano all’inizio della sua decadenza. Forse Milian sperava di girare un capolavoro ma si è ritrovato in un tedioso guazzabuglio e a nulla può la sua indubbia bravura.

Ultimo film di Antonioni prima dell’ictus che lo colpì (quindi per alcuni il suo vero ultimo film), è una sorta di compendio (anche autobiografico essendo il prot un regista) di ciò che è già stato fatto: trama da finto giallo(come quasi tutti i suoi film), una persona che scompare (L’Avventura) e un finale allegorico (Zabriskie point). Molto parlato, con abbondanti scene di sesso molto spinte (messe forse per impedire crisi narcolettiche?), metterà a dura prova i fan di Milian, che ci regala un’ottima performance. I fan di Antonioni sanno già cosa li attende…

Identificazione e ricerca della donna giusta, quella con la quale le parole sono superflue e basta il silenzio, come quando ci si trova immersi nella natura. Un regista in crisi e il suo rapporto con sè e le giovani donne che incontra. Dialoghi naturali e spontanei, grande lavoro psico-intellettuale. Solo per un pubblico “colto”…




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