In viaggio ho conosciuto alcuni dei miei migliori amici, ma anche delle persone che avrei volentieri picchiato con una mazza ferrata. Essendo però una sostenitrice della lotta non violenta, mi sono limitata a liberarmene al più presto e a far perdere le mie tracce. Come identificare quindi i soggetti nefasti da non portarsi mai in viaggio? In realtà non è così semplice. Non è detto che una persona che nella vita di tutti i giorni sembra piacevole, lo sia anche in viaggio. Magari può andare bene per uscirci una sera a cena, ma poi scoprite che quando è lontana da casa si fa prendere da uno stato d’ansia che ve la rende insopportabile, o che ha delle abitudini che prese a piccole dosi sono innocue, mentre in una convivenza forzata di 24 ore su 24 per due settimane vi mettono voglia di scaraventarla fuori dall’aereo. È tutto soggettivo, ovviamente. Una cosa però vi posso dire, a costo di apparire cinica: non andate MAI in viaggio con una persona che è appena stata mollata. Giammai. Le tipologie di persone appena mollate che vanno in vacanza sono due: 1) quelli che “basta, ora giro pagina, voglio divertirmi” e vi trascinano in giro per locali notturni a cercare di scacciare il ricordo dell’ex rimpiazzandolo con chiunque, purché respiri o almeno non abbia il rigor mortis; 2) quelli che “la mia vita non ha più senso” e oscillano fra crisi di pianto e attacchi di ira funesta contro di voi perché non state facendo abbastanza per placare il loro dolore. Quindi ecco, i vostri amici appena sfidanzati portateli fuori a ubriacarsi per dimenticare, siate la loro spalla su cui piangere, ma non portateveli in vacanza se non volete finire al manicomio. Parlo per esperienza.
Qui di seguito cercheremo di classificare alcune tipologie di compagni di viaggio che vanno evitati come il virus dell’ebola. Alcuni in realtà non sono così pessimi, ma richiedono solo una dose extra di pazienza, per il resto possono andare bene…dipende molto dal vostro carattere.
1. ANIMA MIA, TORNA A CASA TUA. Ovvero: il Nostalgico. Categoria diffusissima, io tuttora non mi spiego come mai si intestardisca a viaggiare, visto che sente la nostalgia di casa dal momento preciso in cui ha abbandonato l’uscio. Si riconosce subito perché trascorre tutto il tempo a cercare di ricostruire l’ambiente casalingo, lanciandosi in ricerche disperate di un caffè espresso, chiedendo notizie di ciò che sta succedendo in Italia, telefonando e mandando messaggi in continuazione ad amici e parenti, e assillandovi con racconti sul suo lavoro e sulle sue vicende familiari fino ai parenti di quattordicesimo grado.
Segni caratteristici: logorrea; crisi d’ansia e di astinenza da caffè; stati allucinatori con visioni di spaghetti alla carbonara e pizze al salamino piccante; nervosismo e depressione che aumentano con il passare dei giorni, per sfociare in un’improvvisa euforia alla fine del viaggio, quando avvista la nebbia di Malpensa dal finestrino dell’aereo.
Come neutralizzarlo: difficilissimo da identificare a priori, perché a casa sembra una persona normale; è come la scatola di cioccolatini di Forrest Gump, non sai cosa c’è dentro finché non l’hai aperta. L’unico modo per sopravvivere è evitarlo il più possibile, oppure pensare ad altro mentre vi parla, ed annuire ritmicamente come i cani con la testa a molla che si mettono sul lunotto dell’automobile.
2. DOPPIA T COME TERREMOTO E TRAGGGEDIA. Ovvero: il Dittatore Piantagrane. Più facilmente identificabile rispetto alla categoria precedente, Doppia T Come Terremoto e Tragggedia è un grandissimo rompiscatole. Critica tutto e tutti, si lamenta di qualsiasi cosa si faccia, mettendo in piedi una sceneggiata epica. Però non prende nessuna iniziativa, in virtù del fatto che “lavoro come uno schiavo, ho tantissime responsabilità, sono stressato e quando vado in vacanza non voglio seccature, ho pagato un sacco di soldi per questa vacanza, se avessi voglia e tempo di organizzarmi il viaggio me lo sarei organizzato da solo, e molto meglio di così”. Si accaparra la stanza migliore e fa sempre i comodi suoi, in barba alle esigenze altrui. Gli altri, in una parola, sono solo delle piccole insignificanti cacche. In una vita precedente è stato uno dei vari Kim dittatori della Corea del Nord.
Segni caratteristici: fa un lavoro che evidentemente lo stressa, e non manca di farlo notare continuamente, anche per sottolineare la sua palese superiorità intellettuale rispetto alla marmaglia di capre beote che lo circondano. Intralcia la soluzione di problemi cianciando a sproposito, ma senza fornire un reale contributo costruttivo al viaggio.
Come neutralizzarlo: una dozzina di giri di nastro isolante sulla bocca e intorno alla sua testa dovrebbero essere sufficienti; in alternativa, applicare sulla sua bocca una di quelle ventose per sgorgare i lavandini.
3. IL TRASLOCATORE. Il Traslocatore è la categoria più innocua fra quelle elencate finora. Si limita a prendere tutto ciò che possiede e ficcarlo in una valigia rigida a rotelle delle dimensioni di un container. La motivazione è la seguente: “Non sapevo decidermi su cosa portare, potrebbe servirmi un po’ tutto e quindi ho portato tutto”. Nella quasi totalità dei casi il Traslocatore è una donna, ma mi è capitato anche un uomo, che viaggiava con uno zaino incredibilmente voluminoso e pesante. La cosa bizzarra è che il tizio ha indossato gli stessi vestiti per tre settimane, per cui non si capiva che cosa mai avesse messo nel bagaglio. Verso metà viaggio girava voce che si portasse al seguito la mamma imbalsamata, come Norman Bates di Psycho.
Segni caratteristici: si riconosce facilmente anche nella vita di tutti i giorni, di solito è una persona molto precisa e un po’ ansiosa, che si veste con molta cura e accessori coordinati. Si informa meticolosamente su cosa deve portarsi in viaggio, per poi decidere di portarsi l’intera casa.
Come neutralizzarlo: non è necessario neutralizzarlo, fintanto che riesce a trasportarsi in giro la valigia-container senza chiedere aiuto. Badate però di non mettere il vostro bagaglio sotto il suo quando lo caricate in macchina, se non volete che si trasformi in una sottiletta.
4. IL RIMORCHIONE (disponibile anche nella versione femminile “LA RIMORCHIONA”). Il Rimorchione ha in mente solo una cosa: sì esatto, proprio quella. Parte con l’intenzione di aggiungere nuovi trofei alla sua nutrita (almeno a detta sua) collezione di conquiste, di cui si premura di raccontare i dettagli, aggiungendo che le donne lo assillano, mentre lui, poverino, vorrebbe solo stare tranquillo. In realtà la sua natura mandrillesca si rivela anche in viaggio, perché lo si vede smaniare per essere al centro dell’attenzione. Idem per la Rimorchiona, che di solito è sopra i 35 anni, è infuriata nera con gli uomini a cui non risparmia commenti carichi di disprezzo; spesso punta una preda e lo marca stretto fino a farlo capitolare per esasperazione, per poi trattarlo come un cane da salotto. Nel caso invece in cui non ci siano maschi rimorchiabili a portata di mano, lei passa il viaggio a vantarsi di avere una fila chilometrica di uomini che le corrono dietro, dimenticandosi però che spesso ciò che attira molti clienti sono i prezzi bassi.
Segni caratteristici: si vantano di avere mille pretendenti ma poi viaggiano da soli, dichiarando di volersi prendere una pausa dall’esercito di spasimanti che li perseguitano. Hanno un comportamento decisamente sopra le righe, parlano ad alta voce per attirare l’attenzione.
Come neutralizzarli: niente paura, sono molto fumo e poco arrosto. Di solito sono un po’ fastidiosi ma innocui, vogliono solo un po’ di attenzione. Date ascolto alle loro fanfaronate finché non vi annoiano, poi ignorateli; senza un pubblico plaudente si sgonfiano come palloni da spiaggia e tornano ad essere persone ordinarie, solo un po’ insicure ma occasionalmente divertenti.
5. IL COLLEZIONISTA. Il Collezionista ha viaggiato moltissimo, ma nei suoi racconti di rado si sentono commenti entusiasti. Più che altro snocciola elenchi: di quanti paesi ha visitato, di quante volte ha attraversato l’Equatore, di quanti aerei ha preso l’anno scorso, e così via. L’impressione è che di tutti questi viaggi non gli sia rimasto niente dal punto di vista emotivo, e che partire sia per lui solo un modo per sottrarsi a una routine quotidiana che lo annoia. È una persona che può risultare un po’ fredda, ma solitamente non crea grande disagio, spesso si aggancia a qualcuno che ha maggior interesse verso il viaggio, e si lascia trasportare in giro mentre l’altro legge la guida e consulta le mappe. Il caso più eclatante mi è capitato lo scorso anno in Giappone: dopo 4 giorni che visitavamo Tokyo, siamo andati alla stazione per fare l’abbonamento dello Shinkansen, il treno super veloce. Bisognava compilare un modulo, dove, fra l’altro, chiedevano in quale città ci trovavamo. “Dove siamo adesso?” mi ha chiesto il tizio. “??? Ma…a Tokyo, no???” gli ho risposto attonita. “Ah dai, questa era Tokyo?” ha ribattuto lui, candido.
Segni caratteristici: per ogni cosa che si vede, lui ha pronto un aneddoto su un’altra parte del mondo che ha visitato, con gran profusione di dati statistici. Per il resto è un po’ noioso ma inoffensivo. Talvolta è solo una persona sola e triste, per cui siate gentili con lui. Attenzione a non perderlo, perché spesso non ha la minima idea di dove ci si trovi, e non sarebbe mai in grado di cavarsela da solo.
Come neutralizzarlo: si contiene facilmente, è molto mansueto. Dove lo mettete, sta.
6. IL SEDICENTE ITALIANO MEDIO. È un vero cafone, sbraita, salta la coda, si sente un figo se riesce a rubare un asciugamano dall’albergo e solitamente è un taccagno scroccone che cerca in ogni modo di far spendere agli altri. D’altro canto compra souvenir come se non ci fosse un domani. Telefona ad amici e parenti, gridando per far sapere a tutti che lui ha una frizzante vita sociale. Giustifica la sua maleducazione con un’alzata di spalle e un “eh noi italiani siamo fatti così”, alimentando la già imbarazzante reputazione che ci accompagna all’estero. Me ne è capitato uno particolarmente malvagio (infatti poi l’avevo soprannominato Il Malvagio) in un viaggio in Israele, ad ogni stazione di servizio lui rubava una lattina di coca-cola, così per il gusto di sentirsi furbo. Quando l’ho scoperto, sono andata in paranoia. Anche dopo essere tornata in Italia, per i mesi successivi ogni volta che suonava il campanello di casa mi immaginavo che fossero degli agenti del Mossad che erano venuti a prendermi per riportarmi in Israele a farmi marcire in gattabuia.
Segni caratteristici: rumoroso, tamarro, disonesto e maleducato. Si riconosce facilmente perché lo è anche a casa.
Come neutralizzarlo: lasciatelo a casa. Oppure abbandonatelo in una piazzola dell’autostrada alla prima occasione. Semplice, no?
Sarah Baldo
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