Piove lungo la strada che mi porta in ufficio, piove così forte che il parcheggio mal asfaltato, è un’unica pozzanghera. Ci sguazzo dentro come posso consapevole che se la settimana è iniziata male, di sicuro non finirà meglio.
Al lavoro c'è il nervosismo latente del lunedì, il week end appena trascorso non ha giovato a nessuno, ci sono musi, bronci e rispostacce. Stamattina girano anche a me e non risparmio nessuno. Qui il clima non è buono già da un po', la crisi ha colpito tutti e di certo non ha risparmiato noi, che a stento sopravviviamo e nel frattempo litighiamo. Non è certo un atteggiamento costruttivo, ma è l'inevitabile necessità di trovare un colpevole, al malcontento che gira da mesi. Le giornate che iniziano così durano sempre di più.
Durante la pausa pranzo continua a piovere, piove ancora più forte quando mi trovo a riprendere Cestino all'asilo, con il parcheggio pieno, che mi costringe a fare un bel pezzo di strada a piedi e con il telefono che squilla in continuazione, ma che è introvabile tra le cianfrusaglie della borsa.
La sala principale dell'asilo ha una vetrata che si affaccia sul piazzale, mi fermo sempre a sbirciare un po'. Amo osservarlo di nascosto, ammirare quel pezzetto di vita che è solo sua e mi appartiene unicamente attraverso i racconti sterili delle maestre. E' seduto sul tavolino più basso, in mano un gioco di legno fatto di palline e formine, è girato, non può vedermi e parlotta con il bambino che seduto a fianco. Poi butta la testa indietro e scoppia in una risata, vorrei aver sentito per ridere anch'io con loro. La pioggia ha rallentato, entro bagnata da capo a piedi e lui già mi ha visto una corsa di slancio e un salto tra le braccia.
Saliamo in macchina, la strada verso casa è breve, lui parla, racconta e ride, telefoniamo al papà e a quasi smesso di piovere.
Ho poco tempo per organizzare il resto della giornata, accendere la lavatrice, riassestare la camera e raccogliere la biancheria.
“Mamma giochi con me?”…”Ora non posso, la mamma ha fretta”….abbassa lo sguardo, ci è rimasto male e di sicuro il mio tono di voce era irritato, si siede sulla sua seggiolina e inizia a canticchiare…
"Hai gli occhi di padre e .....malinconia...." ....
si ok, non tutti i termini sono pronunciati correttamente ma a cantare è proprio lui...mi giro, lo guardo tra il perplesso e l'allibito....
"aspetterò.....e il cielo celeste....".....
si ok, qualche volta l'avrà sentita alla radio, ma non pensavo, non credevo...e poi sbattuta li, in questo lunedì pomeriggio grigio come il mio umore e con le mie rispostacce...non so che pensare....
Mi avvicino, lo guardo, sorride e mi dice: "canta Laura".
Mi viene da piangere, mi siedo vicino a lui, mimiamo un microfono ciascuno e cantiamo a squarciagola. In sottofondo il rumore della lavatrice, la biancheria che troneggia ammucchiata sul tavolo, il letto ancora disfatto e noi seduti sul pavimento del salotto che cantiamo abbracciati...... fuori ha ripreso a piovere e qui dentro sta brillando il sole.