Nella scheda della puntata di ieri si vede che eravamo invitati io e Maja Roch, una psicolinguista dell’Università di Padova.
Potete scaricare il podcast e farvi un’idea di cosa si è detto. Due cose mi hanno colpito, a distanza di un giorno: quanto per molti italiani i dialetti sono considerati lingue di serie B se non addirittura non lingue, e come sia drammatico per alcuni aver studiato per anni una lingua straniera senza riuscire a padroneggiarla.
Tra le varie domande e osservazioni che mi sono giunte, infatti, c’è stato chi mi ha chiesto se il bilinguismo lingua locale/italiano “vale” quanto un bilinguismo italiano/inglese o altro. Certo che vale, da un punto di vista cognitivo! Ma non solo: in “dialetto” è un patrimonio culturale, affettivo, che viene trasmesso ai bambini (si parlava, un po’ limitatamente, solo di bilinguismo nell’età evolutiva) da parte dei genitori. Basta vergognarsi delle proprie lingue! Anche se sono piccole, non riconosciute dalla società, ecc., sono nostre, sono parte di noi. E con questo spirito le regaliamo ai nostri figli.
L’altra domanda che mi ha colpito è l’idea che se studio pianoforte magari supero il blocco nell’imparare le lingue. Magari anche sì, ma perché farlo? Voglio dire, perché non cantare? Perché c’è questa idea, che per studiare una lingua la cosa da fare è non studiare la lingua ma fare altro? Evidentemente, ho pensato lì per lì, ci sono persone che hanno veramente fatto di tutto per impararle e hanno fallito. Be’, ho un annuncio da fare: anch’io sono tra queste. Per motivi familiari, ho cercato per 20 anni di imparare il tedesco. Poi ho deciso di lasciar perdere, tanto vivo bene lo stesso anche senza.
E’ inutile accanirsi, allora?
Accanirsi sì, provare un altro metodo no. Voglio dire: forse se fossi andato a vivere 3 mesi d’estate in Germania per un paio d’anni con un lavoretto, invece di fare corsi di qui e di là, avrei imparato di più.
Le lingue si imparano per amore o per necessità. Se non ne avete bisogno e non le amate… Ma si possono imparare ad amare. Questo sì. L’unica è conoscerle, meglio se mediante qualcuno che le parla bene, e che ci faccia star bene in sua compagnia. Garantito!