In questo modo PierLuca Santoro chiude la panoramica sull'ultima ricerca del Reuters Institute for the Study of Journalism, "Digital News Report 2012".
Non riesco a dire se le mie riflessioni siano in antitesi con quelle di PierLuca oppure no; in ogni caso l'occasione è ghiotta per ribadire alcuni concetti per me fondamentali.
Penso che, "se le persone sempre più vogliono leggere le notizie di oggi oggi", bisogna far loro capire che, in questo modo, non si cresce molto e si comprende davvero poco di quello che sta accadendo nella società che abitano, che essi stessi (Noi tutti) formano (formiamo).
Diverso tempo fa avevo segnalato un testo simpatico ma, al tempo stesso, interessante e stimolante di Peter Laufer, "Slow News - Manifesto per un consumo critico dell'informazione" in cui il motto è invece: Le notizie di ieri, domani.
Credo che la contestualizzazione e generazione di senso in velocità (aspetti analizzati, tra i tanti, da Carotenuto e Mezza, nei loro interessanti saggi sul Giornalismo Partecipativo e sui Media) siano una connotazione non necessariamente positiva dell'informazione online (la discriminante è proprio la velocità). Per ragionare sulla questione anche in termini sociologici, direi che, dovendo scegliere tra l'assecondare la liquidità della società (teorizzata da Bauman) e il provare a ristabilizzarne i cardini, opterei per la seconda strada.
Io penso che sia compito [almeno] dei Giornalisti e dei Quotidiani cambiare registro con un prodotto (il contenuto) che (magari lo dico anche con un pizzico di provocazione) sarà tanto più di qualità quanto meno istantaneamente sarà arrivato a destinazione [il resto dovrebbero farlo le scuole, lo Stato, traendo ad esempio ispirazione dalle indicazioni di Edgar Morin, che non è l'ultimo arrivato].
Appare quindi ovvio che non si parte bene se una qualsiasi Impresa Editoriale si pone il semplice obiettivo di appagare il desiderio delle Persone di leggere oggi le notizie di oggi.