Uno sforzo enorme, a mio giudizio, quello legato alla trasposizione in altra lingua, nel rispetto dei significati originali, e tutto questo genera una novità/ valore aggiunto che va ad incrementare la validità di “Reset” e del nuovo progetto ifsounds.
Lo scambio di battute… La prima cosa che mi ha colpito è il ricevere due CD, e solo a posteriori ho capito che esisteva la doppia versione, in lingua inglese e in italiano… a memoria non ricordo niente di simile, e già questa è una novità, ma vorrei chiederti: cosa ti ha spinto verso questa scelta? La memoria ti inganna… in passato lo hanno fatto anche altri artisti e anche prestigiosi (Banco, PFM, Rovescio della Medaglia). Forse però la versione tradotta nel loro caso è venuta dopo, quindi non c’è stata un’uscita in contemporanea come nel nostro caso... Non so se la nostra scelta è stata più dettata dal coraggio o dall’istinto di conservazione: volevamo provare a esprimere i concetti in modo più diretto, quindi era necessario scrivere i pezzi in italiano, ma comunque non volevamo “traumatizzare” troppo i nostri vecchi fan che già avrebbero trovato un sound molto diverso, per cui non abbiamo voluto abbandonare la lingua inglese su cui abbiamo costruito la nostra carriera. Da qui la doppia versione. Ricordo che quando ti ho chiesto spiegazioni hai quasi banalizzato la cosa, facendo sembrare semplice ciò che in realtà non è perché, immaginando che la versione originale sia nella nostra lingua, la trasposizione e il rispetto della metrica non mi sembrano operazioni automatiche: dove mi sbaglio? Non è semplice, ma non è impossibile. La cosa più importante è avere chiari i concetti e soprattutto sapere che non è possibile fare traduzioni letterali dall’italiano all’inglese credibili. La mia fortuna, forse, è stata quella di essere più abituato a scrivere testi in inglese che in italiano, quindi, una volta scritti i testi in italiano, è stato relativamente semplice adattarli in inglese. E sottolineo “adattarli”, in quanto si tratta di testi che esprimono gli stessi concetti, ma che non sono vere e proprie traduzioni. In realtà per il rock è più facile l’inglese che l’italiano, quindi secondo me è molto più difficile adattare dall’inglese all’italiano che fare l’operazione che ho fatto io. Approfitto dell’occasione per ringraziare il caro amico Tony Lawson che mi ha dato una mano nella fase di revisione dei testi in inglese, in modo tale da aiutarmi a far filare il tutto al meglio. Di cosa parla Reset dal punto di vista concettuale?
Reset è il disco della ripartenza su diversi piani. E’ il Reset di ifsounds, una band profondamente rinnovata nella formazione e nelle sonorità. E’ la descrizione del Reset personale, che spesso avviene quando meno ce lo aspettiamo. E’ il Reset della mia vita personale, che ha subito grandissimi cambiamenti negli ultimi due anni e che in ultima istanza è stato l’ispirazione principale dei testi del nostro lavoro. Rispetto all’album precedente hai operato una rivoluzione: che cosa è accaduto alla line up? Purtroppo (o per fortuna) il mio Reset personale è coinciso con il Reset di ifsounds: la band era sostanzialmente una “studio band” fino al 2012, in quanto io vivevo all’estero ed era estremamente difficile organizzarsi per i live. A febbraio 2013 sono rientrato in Italia e ho cercato di riorganizzare la band, ma tutti i vecchi componenti, tranne il tastierista Claudio Lapenna, hanno deciso di abbandonare. A quel punto è cominciato un difficile lavoro di ricostruzione della line-up, ma a distanza di due anni sono soddisfattissimo del risultato: l’apporto dei nuovi è stato fondamentale nel nostro rinnovamento. Fabio De Libertis (basso) e Runal (voce) hanno dato una ventata di aria fresca al nostro progetto e al nostro impatto sonoro, e anche l’apporto del batterista Gianni Manariti ha aiutato a rendere più potente il suono che si sente in Reset. Anche dal punto di vista musicale le sonorità rock anni ’70 hanno preso il sopravvento sul preesistente: fatto voluto o legato al cambio di formazione? Probabilmente il cambio di formazione ha reso naturale un processo che avevo già in mente: quando si resta troppo legati a un genere musicale si rischia di ripiegarsi in qualche modo su stessi, diventando ripetitivi e poco originali. Era necessario dare una svolta tornando a un suono più viscerale e diretto, anche perché le tematiche del disco non erano più digressioni filosofiche o letterarie come negli ultimi nostri lavori, ma scorci di vita vissuta, anche se passati attraverso il filtro dell’arte. La voce roca ed espressiva di Runal ha fatto il resto, portando naturalmente gli arrangiamenti verso quelle sonorità rock seventies in grado di valorizzarla a pieno. L’azione di “reset” ha spesso un connotato positivo, perché dopo la cancellazione c’è la ripartenza, la volontà di arrivare al cambiamento e la speranza della progressione positiva: che valore ha il tuo “Reset”? Mi auguro che il nostro Reset sia un riavvio positivo. Nel mondo dell’informatica quando c’è un problema spesso l’unica soluzione è appunto il Reset, il riavvio che magicamente risolve tutto. Il nostro Reset nasce da questa esigenza personale e artistica. Spero che il risultato sia percepito positivamente dal pubblico, come un lavoro onesto, sincero e valido.
IFSOUNDS: Runal - Vocals Gianni Manariti - Drums & Percussions Fabio De Libertis - Bass Guitar Claudio Lapenna - Piano, Keyboards, Synth & Vocals Dario Lastella - Guitars, Synth and Vocals Ifsounds: www.ifsounds.com
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Label Contact: www.melodicrevolutionrecords.com