Titolo originale: Hygiène de l’assassin
Anno: 1992
Genere: Thriller dialogato
Pagine: 165
“Se avessi saputo che cosa pensavo, suppongo che non sarei diventato scrittore”
Primo romanzo che leggo della Nothomb, escluso “Splendente come una padella“, che è però una raccolta di quattro racconti brevi, e che avevo acquistato più per le illustrazioni che per altro. Premetto che ero partita prevenuta, perchè gli scrittori che fanno eccessivo sfoggio di sè e della propria persona (e la Nothomb è sicuramente un personaggio che non passa inosservato) tendono normalmente a risultarmi antipatici. Devo dire però che sono rimasta particolarmente sorpresa da questo romanzo. Tutta la trama si srotola in forma di dialogo in un interno buio, attraverso le interviste che pochi giornalisti selezionati possono fare allo scrittore Prétextat Tach, premio Nobel in punto di morte. Egli è un personaggio pieno, e non solo per la sua mole: enorme, tronfio, sgradevole, pregno di grasso e di difetti, misantropo e misogino, e geniale. In ogni intervista demolisce l’ego dei suoi sfortunati intervistatori, sparando a raffica sull’umanità e soprattutto sui suoi colleghi, gli scrittori. Mi sono spesso domandata se in realtà Tach non fosse che un’espediente per esprimere un pensiero dell’autrice. La prima parte è assolutamente divertente e con un ritmo serrato che non lascia spazio alla noia. Il personaggio vene costruito egregiamente e tutto viene preparato per il colpo di scena. Da qui il ritmo cambia totalmente, divenendo più riflessivo. Devo dire la verità, lì per lì non ho amato particolarmente la seconda parte, nè il finale che mi aveva lasciato con un grosso punto interrogativo. Ma dormendoci sopra devo dire che la mia opinione è cambiata, e credo di aver trovato l’anello che ha fatto quadrare il cerchio.
Come molti scrittori “particolari” credo che questo sia uno di quei libri che o si ama o si odia. Sembra un testo teatrale (ed in effetti lo è diventato), ma è anche una palese ricerca di un senso di arguzia anticonvenzionale che può effettivamente risultare antipatico. Se lo si prende con il giusto spirito, è un libro che si lascia leggere leggero. E’ un’ode al cinismo che si trasforma in favola, in amore e poi di nuovo in cinismo.
Frasi dal libro
“Se riescono a parlare della loro opera con aria affascinante e pudica, fuor di dubbio che sono scribacchini. Come vuole che uno scrittore sia pudico? È il mestiere più impudico del mondo: attraverso lo stile, le idee, la storia, le ricerche, gli scrittori parlano sempre di se stessi, e con le parole. Anche i pittori e i musicisti parlano di se stessi, ma con un linguaggio molto meno crudo del nostro. No, giovanotto, gli scrittori sono osceni; se non lo fossero, sarebbero ragionieri, conducenti di tram, centralinisti, sarebbero rispettabili.” (Prétextat Tach)
“Solo la gente volgare vuole spiegare tutto, anche quello che non si spiega.” (Prétextat Tach)
“Sì, i miei libri sono più nocivi di una guerra, perché mettono addosso la voglia di crepare, mentre la guerra mette addosso la voglia di vivere. Dopo avermi letto, la gente dovrebbe suicidarsi.” (Prétextat Tach)
“In fondo la gente non legge; o se legge, non comprende; o se comprende, dimentica”. (Prétextat Tach)
“Se ho scritto di quel momento, è perchè era impossibile da dirsi. La scrittura comincia là dove si ferma la parola, ed è un grande mistero il passaggio dall’indicibile al dicibile. La parola e lo scritto si danno il cambio e non combaciano mai.” (Prétextat Tach)