Ignazio Marino e la grandiosa truffa sulla ciclabilità. Zero promesse mantenute, anche quelle che costerebbero zero. Eppure aveva preso i voti per questo

Creato il 01 luglio 2014 da Romafaschifo


La ciclabilità è un'altra truffa elettorale di Ignazio Marino. Vieni eletto promettendo grande discontinuità in un settore, sai perfettamente che quel settore - finalmente - sposta voti e mobilità consenso, fai finta di interessartene, prendi un sacco di voti in virtù di questo (65 a 35, un risultato clamoroso per l'attuale Sindaco) e poi non fai nulla. O forse fai addirittura peggio del passato. 

La ciclabilità sposta un sacco di voti. Ci sono tantissime persone che ormai si spostano in bicicletta e vorrebbero servizi, ci sono ancor più persone che sarebbero pronte a farlo se solo ci fosse qualche infrastruttura a consentirlo. A partire dal bike-sharing, che non parte perché il sindaco non è in grado di imporsi contro la mafia dei cartelloni che blocca il Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari i cui bandi di assegnazione, a valle, potrebbero facilmente comprendere un vasto bike-sharing a costo zero per l'amministrazione. Per arrivare alle ciclabili. Le foto riportano ciclabili a New York e ad Anzio. I due estremi. Eppure in entrambe le circostanze i locali amministratori hanno capito che si possono fare centinaia e centinaia di chilometri a costo zero, semplicemente organizzando delle ciclabili leggere nello spazio che c'è tra le vetture in sosta e il marciapiede. Le ciclabili leggere le abbiamo spiegate qui a questo link. Si tratta di una svolta assoluta: costo zero, centinaia, anzi migliaia di chilometri potenziali, rimodulazione delle dimensioni della carreggiata con conseguente sparizione fisica dello spazio che oggi è dedicato alla doppia fila in decine e decine di strade. Come mai non si fanno? Come mai non c'è un progetto su questo? 

E come mai, ad esempio, nell'ambito della "pedonalizzazione" tra tante virgolette dei Fori si sta andando avanti su quasi tutto fuorché sulle promesse ciclabili rendendo tutta l'area un incubo per i ciclisti che provengono da tutta l'area Est della città che sono costretti a non poter utilizzare più la direttrice di Viale Manzoni e di Via Labicana?

Insomma, dopo il risultato 65 a 35 ogni cittadino dotato di buon senso e raziocinio avrebbe scommesso tutti i propri risparmi su una autentica rivoluzione ciclabile della città di Roma. Dopo un anno non solo nulla è stato fatto, non solo i pochi interventi di mobilità (pedonalizzazione dei Fori appunto) hanno peggiorato la vita a chi usa la bici per spostarsi, ma non ci sono neppure progetti: il bike-sharing non esiste e il sindaco, pur di rispondere alle critiche internazionali, si è inventato un mini-bike-sharing a pedalata assistita che è una medicina peggiore della malattia (ne abbiamo parlato qui); progetti di ciclabili zero virgola e quando ci sono parlano di ciclabili fuori dal contesto urbano, roba ridicola e bucolica tipo la Roma-Fiumicino. Di ciclabili leggere, che potrebbero rappresentare una svolta assoluta e cambiare faccia a intere parti della città manco l'ombra. Si rischia di pestare i piedini al partito della doppia fila, e evidentemente manco il 65% è sufficiente per farlo. Per avere una ciclabilità civile (Roma, al di là di quanto dicono i cretini che "aho ma c'avemio siette colli come famio a pedalà dovemio annà in maghina", è una perfetta città ciclabile per gran parte del suo territorio) chi altro dobbiamo eleggere se non un sindaco che si fa tutta la campagna elettorale in bicicletta e che effettivamente usa la bicicletta ogni giorno per spostarsi? Forse un sindaco che, una volta eletto, mantiene le promesse!

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