E' la maggioranza dei Cojjoni. Prendo in prestito una parola abbastanza volgare, anche di questo mi rendo conto, che però spiega bene ciò di cui sto parlando. Partiamo dal principio, ovvero da chi sono i cojjoni. Non esiste il cojjone tipico, è una famiglia vasta ed articolata che non riesce ad identificarsi in stereotipi interni, al contrario, spesso i cojjoni sono tra loro contro, in dispute ridicole e grottesche. I cojjoni sono quelli che alle sei del pomeriggio del sabato preparano il pacchetto di fazzoletti perché sanno che piangeranno davanti a <<C'è posta per te>>. I cojjoni sono quelli che guardano puntate sconclusionate di un programma che è una casa d'appuntamenti in diretta televisiva, come <<Uomini e Donne>>. I cojjoni sono quelli che criticano il Festival di Sanremo dopo quindici minuti della prima puntata (il festival ne dura 4 di serate) ogni anno, con ogni conduttore, con ogni direttore artistico, con ogni scenografia. I cojjoni sono quelli che discutono sempre e solo degli ingaggi degli uomini dello spettacolo e mai mai di quanto quell'artista ha fatto guadagnare o di quale sia il suo valore in senso assoluto.
Dicevo all'inizio che mi piace essere contro le maggioranze, i forti, quelli che di solito vincono. Ho provato a scherzarci su, dando un nome (cojjoni) alla categoria delle categorie del peggio che l'uomo moderno possa esprimere. In questo contesto rintracciare la cultura è esercizio difficile, a volte inutile. Pensateci: Berlusconi e Di Pietro (universi opposti) in diverso modo speravano di prendere i voti sull'ignoranza. Di Pietro considerava il fatto di parlare l'Italiondo strumento per entrare nel cuore degli italiani onesti, per dire sono uno di voi (in realtà Di Pietro l'Italiano lo parla benissimo), <<anche io non mastico il politichese>>. Berlusconi invece faceva di più: speculava proprio sull'ignoranza della gente. Frasi come :<<Vi tolgo l'Ici>>, o la più paradossale <<vi restituisco l'Imu>> sono passate alla storia come “genialate politiche” quando non sono altro che forme vili di approfittamento. Grillo poi, o forse meglio dire Casaleggio hanno superato i predecessori. Il Movimento 5 Stelle ha proprio portato in seno alla vita del Paese l'ignoranza (rendendola visibile, non perché prima non ci fosse). Sono ferite aperte le frasi:<< ci avevano detto che la politica è una cosa difficile, in realtà è una cosa facile con l'impegno>>. Naturalmente non possiamo non ricordare i Bossi, i Borghezio e gli altri amici reclutati alla sagra del rutto libero.
La deriva è ancora in svolgimento e si fatica a distinguere il vero dall'apparente. Paolo Sorrentino con la sua opera, vincitrice di un Oscar, “La grande Bellezza” ci ha raccontato tutto questo. Il film di Paolo Sorrentino non mostra solo l'Italia dopo 20'anni di cura “Silvio Berlusconi". Il messaggio è più profondo. Descrive proprio come sono i tipici volti, pensieri, atteggiamenti che si possono rintracciare in ogni <<fine impero>>, in ogni <<tempo di decadenza>>. Ci fa capire inoltre quanto la stessa decadenza possa essere magmatica, affascinante, oscura. La deriva morale, dell'anima, non per forza porta all'assoluta perdizione e dietro l'apparente e dissennata condotta può celarsi il valore dei propositi e degli uomini più deboli e per questo eroi.
In realtà io sono contro a tutto ciò e questo non mi rende migliore, non mi da merito, non è un pregio. Al contrario io sono il primo Cojjone che non avverte la leggerezza di un certo modo di comportarsi, di pensare, di esistere, il valore del fatalismo. Quindi alla fine anche io vedrò assiduamente <<Maria di Trapani>> e berrò il mio mezzo litro di birra. O magari comincio a guardare il Grande Fratello.
Ivano Asaro
Ivano Asaro