Il 1° maggio e la filosofia della botte piena e della moglie ubriaca

Creato il 29 aprile 2011 da Iljester
29 aprile 2011 | Cultura, Politica | Permalink Spuntano le polemiche sull'apertura dei negozi il 1° maggio in diverse città. I sindacati minacciano lo sciopero. In ossequio alla divinità leninista, ritengono la festa dei lavoratori una festa «sacra».

Io più leggo di questi sindacati, e in particolare della CGIL, e più mi domando: ma dove vivo? In un paese del vecchio Comecon? Sentire dire che la festa dei lavoratori è una «festa sacra» è roba da comunisti, e lo è di più se poi la si pensa in contrasto con le brutte notizie che arrivano dal fronte dell’occupazione e della produzione; notizie eloquenti: il motore della nostra economia necessita di un bel po’ di perossido di azoto per ripartire e non aspetta le feste.
Il vero è che davanti a tutto questo cancan mi pare di osservare due Italie diametralmente opposte. Una volenterosa e smaniosa di produrre reddito e benessere e di recuperare il declino economico, e l’altra più che altro alla finestra, in attesa che il reddito le arrivi dall’alto, possibilmente dalle casse statali. Un’idea che si avvicina di molto alla filosofia della botte piena e della moglie ubriaca. I sindacati rossi o rosati vogliono che l’economia prenda il volo, ma senza alcun sacrificio. Loro vogliono festeggiare il 1° maggio a pancia all’aria, e nel contempo vogliono impedire agli altri di festeggiarlo lavorando.
Questo è puro diktat. È l’estrema sintesi di un concetto autoritario e ideologico di una celebrazione che comunque ha una genesi di parte e ha un fondamento comunista che non appartiene al liberalismo, né alla cultura liberale.
Ma se anche così non fosse, e ritenendo che la festa del 1° maggio sia una festa da celebrare poiché esprime effettivamente il diritto dei lavoratori al lavoro, mi chiedo il perché un commerciante non possa aprire il proprio negozio il tal giorno e dunque onorare la festa con il lavoro, mentre può aprirlo a Natale o a Capodanno se lo desidera, senza che ciò urti la sensibilità di Camusso e compagni. Che, una festa religiosa si può tranquillamente calpestare, mentre una festa comunista no?
L’economia italiana non si ferma durante le feste, e quel giorno il nostro paese, se dovesse fermarsi, perderebbe milioni e milioni di euro in produttività. E inoltre mi domando: siamo o no in una democrazia liberale? Siamo o no un paese libero dove ognuno nei limiti di legge può fare quel che più gli aggrada? Siamo o no in un paese dove si ha il diritto di scegliersi l’ideale che preferisce. Siamo o no in un paese dove io, se il primo maggio voglio lavorare, devo avere il diritto di lavorare?
In fin dei conti che cos’è il 1 maggio? È una festa che celebra un diritto. Il diritto dei lavoratori a lavorare, il diritto ad avere un lavoro che permetta loro di vivere dignitosamente. E dunque? Dunque perché per festeggiare questo diritto, qualcuno – chiamatelo sindacato, partito, Stato o quel che volete – mi deve impedire di esercitarlo?

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Autore: Il Jester » Articoli 1379 | Commenti: 2235

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Tags: 1 maggio, Cgil, CISL, comunismo, festa lavoratori, festa lavoro, primo maggio, UIL Potrebbero interessarti anche:
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