Il fatto è, ne sono sicuro, che quegli sguardi fugaci privano la mia corsa di fluidità, oltre a far sì che la viva come un evento esterno a me stesso, strettamente meccanico, quando invece potrei e dovrei goderne con tutta l'attenzione conscia, ed inconscia. E' la differenza tra io corro ed io sono il correre. Quei continui bisogni di conferme di come stia andando, di quanta strada abbia macinato, di quanta me ne rimanga, del passo medio e reale rende gli allenamenti una battaglia contro il tempo. A volte vince lui, a volte io.
Il tempo è un elemento di stress, e questa continua ricerca di conferme esterne atrofizza la mia capacità di ascoltarmi. Ed è il sintomo di un bisogno di controllo.
Riconoscere la dipendenza è il primo passo.
Per uscirne.Avendo ottenuto un risveglio spirituale, come risultato di questi passi, ho cercato di trasmettere questo messaggio ai GPS dipendenti e di mettere in pratica questi principi in tutte le mie attività (da «I 12 passi dei Gpsdipendenti anonimi»)