Il mattino del 22 luglio del 1944, a causa di un’esplosione nella Cattedrale di San Miniato, persero la vita 55 persone.
Sono passate da poco le dieci, quando questa mattina, lasciata la mia auto al piazzale, salgo verso la piazza del Duomo, diretto al palazzo comunale, per assistere alla commemorazione.
Salgo lungo il viale della rimembranza tra un assordante frinire di cicale.
Mi viene da pensare che anche quel mattino le cicale sugli alberi del viale e dei giardini attorno, frinivano con la stessa intensità, e che forse non si zittivano neppure quando scoppiavano le bombe della battaglia che si stava combattendo attorno a San Miniato, in quei giorni terra di nessuno, con gli Alleati attestati in Val d'Egola e le forze nazi-fasciste che stavano facendo terra bruciata, minando palazzi strade e ponti, mentre allestivano le difese sulla sponda nord dell'Arno.
Provo ad immaginare il rimbombare di quei colpi tra le valli a sud, le strade deserte del paese.
Lo faccio andando con la memorie alle immagini del film dei fratelli Taviani, "La Notte di San Lorenzo", che proprio attorno alla vicenda della strage del duomo di San Miniato è costruita la storia che racconta.
Della morte di quei 55 cittadini di San Miniato, di ogni età, furono subito indicati come responsabili, i soldati tedeschi, ed i loro collaboratori locali.
Negli anni, soprattutto dopo i risultati di una commissione storica che nel 2004 ha prodotto un importante ricerca su quell'evento, la responsabilità diretta di quella strage non è stat più attribuita alle truppe nazifasciste, ma a quelle alleate, che avrebbero colpito il duomo dentro al quale si erano riuniti in preghiera alcuni cittadini, durante un cannoneggiamento della città.
C'è chi chiama queste cose "effetti collaterali di una guerra giusta". Non lo so se esiste una guerra giusta.
So che quella guerra ha liberato il mondo da regimi il cui giudizio storico e morale non possa certo essere messo in discussione.
Scendo la scalinata del Santissimo Crocifisso. Davanti a me c'è il Municipio con le sue bandiere, e le finestre della sala del consiglio aperte, dalle quali escono, grazie all'amplificazione dei microfoni, una voce che elenca i nomi delle vittime di quella strage.
Mi accorgo che ascoltando quei nomi, non sento più il frinire delle cicale...