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Il 25 per cento del Pd spiegato a Bersani (se serve anche con i disegnini)

Creato il 25 settembre 2014 da Paolo Ferrario @PFerrario

Senza volerci dilungare troppo qualcuno che vuole bene a Bersani dovrebbe spiegare all’ex segretario che rivendicare con orgoglio di aver preso il 25 per cento alle ultime politiche, 8,6 milioni di voti ottenuti, 4 milioni di voti persi rispetto al 2008, circa lo stesso numero di elettori raccolti dal Pds nel 1996 (7 milioni e 800 mila), 3 milioni di elettori in meno rispetto a quelli conquistati un anno dopo dal suo successore alla guida del Pd alle europee, fare tutto questo significa non aver capito quasi nulla su ciò che è successo, a sinistra, il 25 febbraio del 2013

Nel dibattito finora molto ideologico sulla riforma del lavoro bisogna dire che la parte più sindacalizzata del vecchio Pd a vocazione bersaniana sta mostrando di non aver capito la lezione del 25 febbraio: accusare il segretario del Pd di essere un inguaribile liberista, “di destra”, che non ha altro interesse se non quello di umiliare i sindacati è un discorso che si tiene solo ragionando con vecchie e arrugginite categorie del passato – quelle di chi per molto tempo ha pensato che per la sinistra la parola “lavoro” dovesse coincidere necessariamente con la parola “sindacato”

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