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Il 41,7% delle famiglie italiane ha rinunciato alle cure per le lunghe liste d’attesa e i costi

Creato il 20 ottobre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

In due famiglie su cinque, a causa delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e dei costi proibitivi di quella privata, almeno una persona in un anno ha dovuto rinunciare ad una prestazione sanitaria. Così il Censis aggiungendo che 3 milioni di italiani non sono autosufficienti, con una spesa annua per le famiglie di circa 10 miliardi.

(ulss12.ve.it)

(ulss12.ve.it)

Il 41,7% delle famiglie italiane ha rinunciato alle cure per le lunghe liste d’attesa e i costi. A causa delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e dei costi proibitivi della sanità privata, nel 41,7% delle famiglie almeno una persona in un anno ha dovuto rinunciare a una prestazione sanitaria. E’ quanto emerge dall’indagine “Bilancio di sostenibilità del welfare italiano” del Censis e dalle ricerche delle associazioni dei consumatori realizzate per il Forum Ania-Consumatori.

Gli italiani pagano “di tasca propria” il 18% della loro spesa sanitaria totale, vale a dire oltre 500 euro pro-capite l’anno. La percentuale della spesa individuale dei singoli cittadini si attesta in Francia al 7% e in Inghilterra al 9%. Infine, in Italia ci sono 3 milioni di cittadini non autosufficienti che necessitano di assistenza, oltre 1,3 milioni le “badanti”, con una spesa per le famiglie di circa 10 miliardi l’anno.

Assicuratori e consumatori hanno realizzato otto proposte per un sistema di welfare più efficiente ed equo. Innanzitutto, occorre fornire a ogni cittadino un’informazione trasparente, semplice e completa sulla situazione pensionistica e sulle prestazioni attese. Altro punto la lotta al fenomeno delle liste d’attesa. Ineludibile anche il problema della non autosufficienza in tarda età: il 78% degli italiani è favorevole a un’assicurazione contro la non autosufficienza.

Tra le proposte viene sottolineata sia l’importanza di un quadro di regole chiare e uniformi per le forme sanitarie integrative, sia la necessità di incentivare lo sviluppo di sistemi mutualistici. Da ultimo, un sistema equo e sostenibile non può prescindere da una politica fiscale che sia realmente “prowelfare” e che nel medio-lungo periodo sia positiva per i conti pubblici. (AGI)


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