Questo il risultato non troppo simpatico riportato nel nuovo libro “L’alimentazione anti-cancro” dei due ricercatori oncologici Richard Béliveu e Denis Gingras (Sperlig & Kupfer Editori) che in modo fermo e deciso confermano: “il cancro colpirà 1
A preoccupare di più i due ricercatori canadesi, tra le principali autorità mondiali sul tumore il primo e ricercatore specializzato in oncologia il secondo, non sono i dati di una patologia divenuta quasi epidemica bensì la disinformazione dell’opinione pubblica su di essa.
Stando ai sondaggi, infatti, le persone considerano il cancro come una malattia scatenata da fattori incontrollabili come predisposizioni genetiche (89%) e situazioni ambientali fuori dal controllo individuale come l’inquinamento industriale o i residui di pesticidi sugli alimenti (80%). Meno della metà di chi ha risposto al questionario invece pensa che l’alimentazione influenzi il rischio di insorgenza del cancro.
Questo, sostengono i ricercatori, “dovrebbe turbare chi si occupa di salute pubblica” e far loro “rivedere profondamente le strategie di comunicazione adottate su questo tema”, perché, ribadiscono, “queste percezioni contrastano con i reali fattori scatenanti dei tumori che la ricerca è riuscita a identificare”.
Dati alla mano e mani in pasta, Béliveu e Gingras riportano così schematicamente ciò che oggi si può dire sui fattori di rischio del cancro.
Contrariamente a ciò che si pensa, i fattori difficilmente controllabili, che siano di origine ereditaria (15%), ambientale (2%) o virale (5%), sono responsabili insieme all’esposizione ai raggi UV e rischi professionali, all’incirca del 30% di tutti i tumori.
Al contrario numerosi fattori direttamente collegati allo stile di vita (fumo, inattività fisica, obesità e alimentazione scorretta) sono la causa diretta di sviluppo di circa il 70% dei tumori.
Insomma un modo pratico e scientifico per dirci che il grosso dipende da noi!
Non sono tanto i fattori ereditari o ciò che respiriamo a dettare il grosso dell’allarme cancro, bensì scorrette abitudini di vita e di alimentazione che portano a dire i principali attori della ricerca di oggi che, “lungi dall’essere una terapia alternativa, il consumo regolare di frutta e verdura corrisponde a una forma di chemioterapia preventiva che impedisce ai microtumori di raggiungere lo stadio patogenico, senza risultare tossica per i tessuti normali”.
“Combattere lo sviluppo del cancro tramite l’alimentazione- scrivono- significa utilizzare le molecole antitumorali presenti in certi alimenti come armi per creare un ambiente ostile a queste neoplasie, per bombardare quotidianamente i microfocolai tumorali e impedire la crescita.”
Al contrario, se la dieta è ricca di alimenti protettivi e contiene modeste quantità di alimenti scatenanti, i microtumori non crescono a sufficienza (OFF)”
Un interruttore che il prof. T. Colin Campbell conosce bene, e che necessita ora di nuova e profonda ricerca.