Il backpacker in giacca e cravatta

Creato il 06 ottobre 2011 da Albino

Diceva Schopenhauer che la vita’ e’ come un pendolo che oscilla tra il dolore e la noia. Diceva albino, invece, che La vita e’ come un rotolo di carta igienica. Ma se vogliamo tirare le somme, cari lettori, si puo’ dire anche che la vita di albino e’ come un pendolo che oscilla tra la vita spericolata e la pianificazione malata.

Nel post di ieri abbiamo raccontato fino ai primi 2008. A quel tempo vivevo a Brisbane, ero innamorato perso di una che viveva a Tokyo (e che non mi cagava, ndA), ero tornato da poco dalla mia esperienza lavorativa nell’outback australiano, e non avevo particolari stimoli. E ci sono ricaduto di nuovo, nel tunnel della pianificazione intendo.

A quell’epoca cercavo lavoro in Giappone. Un po’ per la tipa, un po’ perche’ mi ero rotto i coglioni di Brisbane, un po’ perche’ vedevo che in azienda da me venivano premiati piu’ o meno solo i leccaculo incapaci (azienda italiana, manco a dirlo)… ma soprattutto perche’ ero andato in vacanza in Giappone ed ero tornato indietro follemente innamorato della Metropoli Tentacolare.

Se voi voleste andare a vivere in Giappone, che fareste? Vi dico cosa ho fatto io: dopo analisi fredda e ingegneristica (ho intersecato le mie aspettative lavorative, il mio curriculum e la mia scarsa conoscenza del giapponese, piu’ sei-nove mesi di tentativi di ricerca di colloquio andati a vuoto) ho concluso che non avevo la mimissima possibilita’. Quindi mi sono inventato la storia dell’orso e ho chiesto sei mesi di aspettativa non pagata al lavoro. Ho comprato un biglietto aereo, mi sono iscritto ad una scuola di giapponese a Shibuya… e sono partito. (Tra la decisione, l’ottenimento dell’aspettativa e l’acquisto di scuola e biglietto sono passati credo tre o quattro giorni, non di piu’).

Ora, cari lettori. Facciamo rewind e guardiamo di nuovo l’evolversi della cosa. In Italia ho fatto ingegneria (Pianificazione), poi ho vissuto anni fregandomene del futuro (Vita Spericolata), ma ho trovato lavoro nel settore pubblico (Pianificazione), poi sono partito per l’Australia (Vita Spericolata), e ho iniziato a pensare alla mia carriera (Pianificazione), con un processo che mi ha portato ad accettare sette mesi di trasferta nel deserto australiano (Vita Spericolata), per poi tornare e studiare la mia dipartita per il Giappone (Pianificazione). A quel punto il mio processo di pianificazione ha deliberato che in Giappone non ci sarei potuto andare neanche nel mondo dei sogni… cosi’ ho mandato a fanculo la pianificazione, ho preso e sono partito lo stesso: ed eccola di ritorno, la (Vita Spericolata).

A quel punto sono iniziati i miei sei mesi da studente a Tokyo, nei quali il pendolo e’ sempre stato nella zona della Vita Spericolata. In quel periodo mi sono divertito tantissimo, ho conosciuto gente fantastica con cui sono in contatto ancora adesso. E poi, dal nulla, mandando CV a caso, mi e’ arrivata una richiesta di colloquio. Ho trovato lavoro per caso, due giorni prima di tornare in Australia, cercandolo a tempo perso e un po’ a caso, primo ingegnere straniero assunto da un’azienda di segnalamento ferroviario giapponese (primo, ho sempre detto, perche’ a nessun ingegnere ferroviario probabilmente e’ mai venuta l’idea malata di mollare tutto e partire per il Giappone a imparare la lingua, per poi cercare lavoro in un settore totalmente privo di stranieri).

Quando il mio periodo di studente di giapponese in aspettativa e’ finito (siamo nell’Aprile del 2009), sono ritornato in Australia e ho ricominciato a pianificare: tra le altre cose dovevo ottenere il visto da permanent resident australiano, e poi dovevo preparare il trasloco per il Giappone (vendere mobili, organizzare un po’ tutto insomma). Alla fine sono partito (ottobre 2009) per Tokyo, ho iniziato a vivere li’, e sono iniziati due anni Giapponesi in cui tutto e’ stato un oscillare tra noia e divertimento, conquiste e follie (in Giappone si oscilla di piu’, questo e’ sicuro, e perdere la direzione e’ un attimo).

Ed ecco che siamo arrivati alla famosa Illuminazione Siddharthiana che mi e’ venuta l’altra notte. Tirando le somme del passato mi sono reso conto che ho la tendenza naturale a pianificare e a “sedermi”, e che questa tendenza mi porta a diventare insoddisfatto. A quel punto, la pianificazione malata diventa pianificazione positiva: cerco di uscire da situazioni di stallo usando la testa. Quando ci riesco resto nello stato di “pianificazione” e tendo a fare conquiste ma a rimanere o a ritornare molto velocemente insoddisfatto.

E’ quando l’insoddisfazione raggiunge un certo limite che “faccio follie”. Chi mi conosce lo sa: sono un raro caso di ingegnere imprevedibile, di persona quadrata fuori ma impazzita dentro, cotone fuori lana sulla pelle, un backpacker in giacca e cravatta. Uno che non si tufferebbe mai da una scogliera per paura di farsi male, ma che adora andare venti metri sott’acqua con bombole e maschera: come a dire che mi piace l’avventura, non il pericolo. Io che non ho paura di fare scelte azzardate quando non c’e’ hazard (e infatti lavoro principalmente nel settore della sicurezza).

Chiudiamo il cerchio. Quando faccio la follia di turno, passo dallo stato di pianificazione a quello di vita spericolata. Questo mi regala di solito un sei-dodici mesi di divertimento atroce, amicizie intense, amori folli, conquiste lavorative. Ma la mia tendenza naturale e’ quella di pianificare e annoiarmi, come un ciclo stagionale primavera-estate-autunno-inverno. Naturale come il mio colpo di follia, tendo a ritornare naturalmente alla quotidianita’ che in fondo mi piace (a piccole dosi), fino a quando non mi rompo nuovamente le palle e tiro fuori qualcosa di nuovo dal cilindro.

Quando nel 2005 sono partito per l’Australia, la mia ex dell’epoca mi ha profetizzato una vita da insoddisfatto cronico. Non e’ stato cosi’: anzi, sarei stato insoddisfatto se fossi rimasto (con lei). Invece e’ proprio partendo che sono riuscito a capire e ad accettare la mia natura di annoiato patologico. Una natura che combatto senza problemi e con nonchalance perche’ so di essere libero di dare una scossa al pendolo, quando voglio vivere una nuova avventura e uscire dalla quotidianita’. (E questo in fondo e’ un concetto molto semplice che entra in testa a pochissimi: lo vogliamo capire o no che gli unici limiti che abbiamo sono quelli che diamo a noi stessi?)

Questa credo sia stata l’illuminazione che mi ha regalato Tokyo nel mio recente viaggio. Ho capito che sono libero, e che sono venuto in Australia perche’ ora e’ il periodo di pianificazione, di carriera e di vita tranquilla. Ma quando arriva il momento della follia e della vita spericolata, cari lettori, lo leggerete tra queste pagine. E state certi che arriva.

Oh se arriva.


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