Il 3 Settembre 1960, durante le Olimpiadi della vela a Napoli, il Duca e la Duchessa Serra di Cassano dettero un ballo a Palazzo Serra, oggi sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, in Via Monte di Dio. Il Duca volle rendere onore ai partecipanti alle Olimpiadi non per fare le cose in grande, ma per la cortesia dell’ospitalità e della tradizione napoletana che si perde nei secoli.
La Duchessa Elena era considerata buona dalle donne del quartiere, “buona perché si ricorda della povera gente”, dicevano.
L’andirivieni a Palazzo Serra destò interesse, carpentieri, tappezzieri e fornitori si susseguirono senza sosta nei giorni precedenti. A Napoli si attendeva l’evento, e molti napoletani non si allontanarono troppo nelle villeggiature per non perdersi l’invito. Molti reali invitati come al regina d’Olanda, la regina di Grecia con le principesse ereditarie, le principesse reali di Svezia, Juan di Spagna con il principe delle Asturie, l’Aga Khan, la Maharani di Baroda, la duchessa reale Anna d’Aosta con la principessa Cristina, il principe d’Assia con i figli, il principi Giovanni Borbone delle Due Sicilie, assieme alle vecchie famiglie italiane come i Visconti di Modrone, i Trivulzio, i Brivio Sforza, i Crespi, i Doria, i Lanza, i Colonna, gli Orsini, i Borghese, i Barberini, gli Odescalchi, i Pignatelli, i Pallavicino, i Riario Sforza, i Torlonia, i Ruspoli, insomma principi, aristocratici di vecchia data, e i primi grandi industriali come Giovanni Agnelli che si era sposato con Marella Caracciolo di Castagneto, Umberto Agnelli, Paola e Antonella Piaggio.
Il sangue napoletano, quel sangue che porta a decidere sull’onda dell’emozione più che nella razionalità, animò i sentimenti realisti del quartiere. Si diceva che alcune monarchiche sfegatate avrebbero approntato una bandiera da sventolare al passaggio di Maria Gabriella di Savoia e della Duchessa reale Anna d’Aosta. Si sapeva di una manifestazione che alcuni goliardi volevano fare all’indirizzo di Alberto di Liegi e Paola Ruffo.
Tutta Napoli e tutto il bel mondo ne parlò. Precedenze dinastiche o inviti di chi non aveva una nobiltà sufficientemente antica portarono a scaramucce e i Grimaldi di Monaco non andarono al ricevimento perché Grace non voleva incontrare Onassis con la Callas.
Era la mondanità della dolce vita, di prima della modernità, in qualche modo semplice perché rispettava usanze antiche.
Poi, come scrive Paolo Bulgari nel libro voluto da Francesco Serra di Cassano per ricordare l’evento, arrivò il ’68 e cambiò tutto.
Di eventi come quello a Palazzo Serra e della grandezza di Napoli si è persa memoria.
Melissa Pignatelli
Con un particolare ringraziamento a Francesco Serra di Cassano, cugino attraverso mia nonna paterna, la cui madre era Giulia Serra di Cassano, che ha voluto questa pubblicazione per Napoli.
Anch’io dedico questo articolo ad una città che si merita di essere pensata in maniera diversa.
Testo ispirato al libro: 1960, l’Anno dei Re a Napoli, Electa, 2010, a cura di Masha Prunas Hobart, Francesco Serra di Cassano, Amedeo Palazzi, Peter Glidewell, Fabio Nicolucci.