Non è stato facile trovarne uno nella mia città però ce l’ho fatta e sono riuscita a firmare. Oggi alle 12.30, in una piazza con il mercato già in smobilitazione, sotto la torre cittadina, c’erano due persone con un banchetto. Pochi segni di riconoscimento, a parte una bandiera dell’IDV un po’ stazzonata e seminascosta sopra il tavolino. Niente palloncini o gazebi, nessuno che abbordasse i potenziali firmatari. Forse anche i volontari erano in piena smobilitazione preprandiale. A quell’ora, come si dice da noi, la fame è cattiva.
Scendo dalla bici e chiedo se stanno raccogliendo le firme per i referendum per
l’abrogazione del Porcellum. Si, sono loro e raccolgono firme anche per
l’abrogazione delle province. Ok, lascio il mio autografo e noto che, nel frattempo, si stanno avvicinando altre persone. Una donna firma ma solo per la legge elettorale, le province le vuole mantenere perché lavora in ospedale. Sul foglio, oltre la mia, ci saranno state in tutto un decina di firme. Un po’ pochino se si vogliono raggiungere le 500.000 necessarie.
La scadenza per la raccolta delle firme è il 30 settembre e non la vedo facile perché c’è poca mobilitazione, obiettivamente.
Qui potete trovare la mappa dei banchetti già allestiti, con le giornate e gli orari per la raccolta.
La TV non ne parla, come di tutte le cose che interessano la collettività, e bisognerebbe che il PD concedesse gli spazi all’interno delle Feste dell’Unità di fine estate, dove c’è molto afflusso di gente. A Bologna hanno detto di si ma non basta. Il tempo stringe e non si può più cincischiare.
Del resto gli ondivaghi piddini sono divisi,
indecisi, confusi e felici anche su questo argomento, oltre a tutto il resto. Hanno appena votato contro l’abolizione delle province e
contro il porcellum preferiscono i bizantinismi parlamentari. Qualche maligno sostiene perché con l’attuale legge e l’andazzo dei sondaggi, a loro favorevoli, il premio di maggioranza farebbe loro molto sesso.
Staremo a vedere. Ci vuole pazienza. “Ué, ragassi,” direbbe Bersani, “non dobbiamo mica star qui a stirare le bandiere dell’Italia dei Valori!”